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Ugento: chiusa la discarica avvelenata

Agoravox si è già occupata della morte di Beppe Basile, un consigliere salentino dell’Italia dei Valori, massacrato con 19 coltellate il 15 giugno 2008. L’informazione ha liquidato la vicenda come "omicido passionale", ma i fatti sembrano nascondere ben altre verità.

Basile era un consigliere comunale di Ugento, paese in provincia di Lecce, che da anni conduceva coraggiose battaglie contro la distruzione del territorio ad opera di politici e imprenditori senza scrupoli.

Al centro della sua lotta la discarica abusiva di contrada Burgesi e la misteriosa "bonifica" di 3 milioni di euro effettuata dalla Regione Puglia con fondi europei.
Tutto nasce da una denuncia dell’imprenditore Bruno Colitti, ingaggiato nel 2005 dalle ditte Imperfoglia e Serveco per bonificare l’area, sommersa negli anni novanta da rifiuti tossici ed inquinanti.

Colitti si reca in procura e accusa: "Invece di smaltire i fusti di pcb (il velenosissimo policlorurobifenile, n.d.r.) dalla discarica, parti di quei resti erano stati di nuovo messi 5 metri sotto terra".


Quella denuncia è rimasta inascoltata sulla scrivania del pm Donatina Bufalini.
Ci vuole un episodio di cronaca, l’assassinio di Basile (che il giorno stesso aveva effettuato un sopralluogo presso il Centro di stoccaggio dei rifiuti in contrada Burgesi), per scuotere dal torpore i sonnacchiosi politici nazionali e la magistratura locale.

La procura di Lecce apre due fascicoli d’inchiesta e si arriva all’ultima data: l’11 febbraio di quest’anno.

La Guardia di Finanza ha messo i sigilli alla discarica abusiva di Ugento, insieme al ritrovamento sospetto di un telone nero, spesso almeno 2 centimetri e largo un centinaio di metri, che confermerebbero la denuncia di Colitti sui rifiuti tossici sotterrati invece di essere smaltiti.

La procura ammette: "sono necessari approfondimenti, quel telo di plastica nero non ci doveva essere, è quello utilizzato per coprire i fusti avvelenati e secondo il capitolato d’appalto sulla bonifica doveva essere smaltito insieme con i fusti velenosi. Vedremo adesso fino a che punto quel telo è contaminato e inquinante".

Non si parla di spiccioli ma di 3 milioni di euro di fondi europei e soprattutto della salute dei cittadini di Ugento. Un territorio, il Salento, troppo spesso sfruttato nei periodi estivi per il turismo e le sue bellezze naturali, ma che rischia, per colpa del solito malaffare, di trasformarsi nell’ennesima pattumiera d’Italia.
Sempre a vantaggio di pochi e a danno dell’intera collettività.

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