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L’UE e la guerra finanziaria

Non occorre essere degli economisti per capire che le politiche dell'austerità sono recessive, eppure gli economisti le hanno attuate. Dov'è allora il nocciolo della questione? La ricchezza non sparisce, cambia di tasca. Se la popolazione ci perde, allora chi ci guadagna? E perché? Le quantità in gioco sono talmente grandi che viene difficile pensare ad un loro utilizzo al di fuori di una guerra finanziaria.

Come vengono utilizzate queste masse enormi di denaro? E il perché se lo domandano soprattutto le giovani generazioni a cui viene tolta la speranza di un futuro. Qui non si tratta di essere antieuropeisti, ma di capire la logica di certe operazioni politico-finanziarie volutamente tese a scarnificare le classi medie e a creare un'élite di ricchissimi a fronte di una moltitudine di poverissimi. Cosa paventata anche dall'economista Gini che, pur legato al regime fascista, nelle sue teorie e nei suoi grafici, temeva l'esistenza di una possibile curva di totale iniquità.

Se è vero che la distribuzione del potere viaggia di pari passo con la distribuzione della ricchezza, la cosa mi preoccupa non poco in vista della sparizione di una qualsivoglia forma di democrazia. Al di là di ogni teoria del complotto, l'evidenza di tali manovre si manifesta anche al più sprovveduto dei cittadini. Le prime critiche sono state dapprima ignorate, derise, nascoste; poi qualcosa ha cominciato a muoversi e anche chi spergiurava sulla giustezza di quelle misure oggi ammette che dovrebbero essere corrette, o almeno attenuate.

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