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Twitter, tra pubblicità, privacy e web semantico

La sfida è la pubblicità. Indubbiamente i servizi di social network sono potenzialmente un campo d’azione ricco per il marketing e la pubblicità. Ma ancora, Facebook ne è la prova, non si è riusciti ad individuare un modello in grado di garantire ricavi proporzionati al volume di contatti.

Per Nick Bilton, Twitter è una miniera d’oro su cui fondare modelli di business notevoli. La necessità, oggi più di ieri, è quella di consegnare alle persone contenuti intelligenti, “smart” content. Lo stesso vale per la pubblicità. Il modello pubblicitario di Gmail, ad esempio, sembra stantio, inappetibile e poco esatto. Come fa notare Bilton, infatti, se un amico mi manda una mail su una partita di baseball, non significa necessariamente che voglia vedere nella casella di posta una pubblicità su la ESPN.

Twitter, al contrario, può potenzialmente veicolare pubblicità intelligente. Uno sguardo ad un account su Twitter svela le informazioni attuali degli utenti, dove vivo, cosa faccio, cosa leggo, cosa mangio etc. Su Twitter i messaggi pubblicitari potrebbero essere organizzati su quello che sto facendo, sul “what am i doing?“, su quello che sto effettivamente cercando e che voglio vedere. Risultati di ricerca superiori e più accurati di quelli di Google.

La pubblicità potrebbe viaggiare attraverso tweet, raccogliere le “raccomandazioni” pubblicitarie degli utenti basate sui tweet più recenti, mostrare tags e ad links organizzati sui luoghi, sugli interessi, sulle porzioni di testo che posto.

Si potrebbero molte cose e non è detto che si stiano già realizzando. Il dilemma, come sempre, è la privacy, la propria identità. E quale sia il livello di accettazione da parte dell’utente.

Personalmente trovo invasivo e poco trasparente il modello di Gmail. Ma forse la consapevolezza lascia il posto alla necessità d’utilizzo. Figuriamoci qualcosa del genere basata su Twitter e sulla nostra quotidianità. La scelta potrebbe avere conseguenze estreme. Abbandonarsi alla tendenza, consegnando a terzi le proprie abitudini, o rinunciare, ma è impensabile, all’utilizzo del web.

Puoi decidere cosa scegliere? Non penso.

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