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Twitter e il "network nascosto"

L’estensione di followers e followees non dice nulla delle nostre relazioni, nè della rete sociale alla quale apparteniamo. Un link, un collegamento tra due persone non implica necessariamente un’interazione tra i due. Il senso di un social network risiede nel network nascosto, in quella rete sociale attiva, spesso invisibile all’esterno, in cui si concentrano le conversazioni. E attraverso la quale si veicolano idee, punti di vista e convinzioni.

Per grandi linee è questo il risultato dell’indagine realizzata da HP Labs, “Social networks that matter: Twitter under the microscope“, che studia le dinamiche sociali della famosa piattaforma di microblogging. Ma i risultati della ricerca si possono applicare indifferentemente a qualsiasi social network, da Facebook a MySpace.

La ricerca, effettuata su 300.000 utenti di Twitter, mette in luce differenti livelli di coinvolgimento e di interazione fra gli utenti. In media un utente ha circa 80 seguaci ed altrettanti utenti seguiti ma intrattiene una comunicazione costante solo con un gruppo ridotto di questi. Il numero degli amici veri, friends, che un utente ha è nulla comparato al numero di persone che segue, followees.



Le comunicazioni bilaterali coprono il 25% dei tweet pubblicati, per il resto si tratta di comunicazioni impersonali ed indirette. Emerge inoltre che i tweet pubblicati aumentano con l’incremento dei followers fino a stabilizzarsi ma le tendenze non sono necessariamente collegate. Al contrario gli utenti più attivi, invece, sono quelli con la rete di amici veri più estesa.

L’influenza di un utente, quindi, non si misura sull’estensione del proprio network quanto nella sua capacità di creare ed intrattenere relazioni vere, costanti. Una dinamica sociale che, se non imita quella reale, quantomeno ne segue i principi, la voglia di socializzare e condividere.

Ed esprime una verità semplice sul successo dei social network, “in fondo, voglio solo comunicare”.

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