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Tutti vogliono la legge sul conflitto di interessi, ma intanto sono stati eletti

Di norma quando si pensa al conflitto di interessi, la prima immagine che si focalizza nella mente del comune cittadino italiano è quella di Silvio Berlusconi. I motivi sono fatto notorio. Il conflitto di interessi si realizza nel preciso momento in cui una persona ha un potere decisionale, diretto od indiretto, tale da condizionare in modo positivo gli interessi ed i profitti che ruotano nelle proprie attività professionali ma anche sociali ed economiche interessate.

Il conflitto di interessi dovrebbe comportare la non elezione delle persone direttamente coinvolte. È ovvio che tale misura alla fine dei conti sarà solo un palliativo morale, perché eticamente i poteri forti avranno sempre le pedine da manovrare nella enorme scacchiera parlamentare italiana. Ogni realtà politica ha interessi specifici, collegati ad una visione di un certo capitalismo, sia esso conservatore, sia esso naturale, sia esso progressista sia esso riformatore.

Ed allora il pensiero corre ovviamente nella direzione di chi ha interessi noti e meno noti. Coerenza vuole, specialmente per coloro che hanno cavalcato l'onda dell'anticasta (che probabilmente verrà domata da provvedimenti legislativi condivisi proprio per fermare il fiume in piena del M5S, e da un certo punto di vista ciò sarà una vittoria per il detto movimento, ma guardando oltre l'oggi e l'imminente domani comporterà un de-potenziamento del M5S) che chi viene candidato ad un'elezione non deve avere interessi diretti od indiretti economici su certe e date questioni.

Come ho già avuto modo di scrivere il M5S sostiene, a parer mio, il capitalismo naturale, visto che è lo stesso Grillo ad aver dichiarato che “Il piano energetico lo prendiamo da persone come Lester Brown o come Amory Lovins”. Come già scritto, tutto legittimo, ognuno sostiene ciò che reputa più consono alle proprie funzioni, ma la domanda che pongo è la seguente: quei parlamentari eletti, e sono vari, e non solo nel M5S, tra ingegneri ambientali, imprenditori o consulenti che operano per esempio nel settore dell'energia e produzione e commercio di pannelli solari termici e fotovoltaici, nel settore energetico oil e gas anche come progettisti, nel settore della videosorveglianza contro i roghi tossici, nel settore della geotecnica, giusto per rimanere in tema, nel momento in cui voteranno ed approveranno provvedimenti da cui direttamente o meno potranno trarre benefici, si troveranno nello status di conflitto di interessi? 

Perché, almeno per una questione di facciata morale, visto che ho già spiegato come il tutto può essere in ogni caso raggirato, non hanno vietato la candidatura? Eppure i programmi, rimanendo sempre nel tema considerato, quello dell'energia e del capitalismo naturale, erano chiari. Certo, si dirà, agli italiani, in questo momento, interessa altro. La coerenza d'altronde non ha casa in questo Paese.
 
 

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