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Trieste: una città che si svuota e con la crisi continua "l’espulsione etnica"

 
Il Piccolo di Trieste ha pubblicato, nella giornata del primo settembre, mese iniziato all'insegna di fulmini notturni a dir poco inquietanti, l'articolo, a firma di Piero Rauber, con il quale denuncia il continuo invecchiamento della popolazione di Trieste e lo spopolamento in atto in città
 
Il Piccolo riporta che la popolazione attuale è di 205.240 residenti. Dopo aver letto questi dati ho deciso di andare a visionare gli scenari demografici nel comune di Trieste 2012-2026; questo dato, come riportato dal quotidiano di Trieste, è addirittura peggiorativo anche rispetto alle ipotesi, bassa,media ed alta, della Rete civica di Trieste in relazione all'anno 2013/14, poiché nessuna delle ipotesi, contenute nello studio, prevedeva un simile calo, per gli anni citati: non si scendeva mai sotto i 207 mila abitanti.
 
Per avere dati simili si doveva andare all'anno 2017. Eppure ciò è accaduto tra il 2013 e 2014. Uno dei dati che colpisce maggiormente, e che potrebbe indurre ad una cattiva interpretazione, è il numero dei cittadini sloveni, con cittadinanza slovena, residenti a Trieste. Non si va oltre i 288 cittadini. Ovviamente ciò non significa che gli sloveni residenti od abitanti a Trieste sono solo 288; la comunità slovena, composta da quanti hanno mantenuto la cittadinanza slovena, da coloro che hanno la cittadinanza italiana ma sono di origine slovena e parlano sloveno, od italiano e sloveno, sconta, circa, 4000 mila persone residenti.
 
In ogni caso, sono numeri che ben dimostrano come il calo della popolazione slovena, come di quelle serba, croata e tedesca, è un dato di fatto che non può lasciare indifferenti. Piero Purini, nel suo studio “"Metamorfosi etniche. I cambiamenti di popolazione a Trieste, Gorizia, Fiume e in Istria. 1914-1975” aveva ben evidenziato come le variazioni, peggiorative, in particolar modo della comunità slovena, serba e croata a Trieste fossero in atto da tempo. Ad esempio si è passati dai 56.916 sloveni, 11.856 tedeschi e 2.403 serbo-croati del 1910,ai 27.915 sloveni circa del 1921 sino ad arrivare ai dati dei giorni nostri. 
 
Una situazione figlia della pulizia etnica e dell'italianizzazione violenta posta in essere dal fascismo e comportamenti reazionari, a partire già dai primi anni venti con l'esodo di circa 105 mila sloveni, serbi, croati e montenegrini, dal Friuli Venezia Giulia. Processo di "espulsione etnica" che pare trovare compimento, a distanza di quasi un secolo, con l'attuale situazione sociale e economica, con un sistema, quale quello italiano, che non ha saputo né cogliere né sfruttare le potenzialità strategiche di Trieste. Un sistema, che tramite la così detta crisi, determina nuovi processi migratori, si abbandonano le città ma anche le campagne, si fugge dall'Italia.
 
Il caso Trieste è il caso Italia, non comprendere quello che accade a Trieste significa ignorare quello che accade in Italia e nel Sud Europa. Intanto rinascono nazionalismi, piccoli o grandi, sentimenti di chiusura, razzismi, ovviamente da rispedire al mittente. Insomma quelli ora brevemente analizzati sono numeri e statistiche inquietanti, che minano il carattere multietnico e multiculturale di Trieste, che è passata, complessivamente, dai suoi 265 mila abitanti del 1978 ai 205 mila del 2013 con un calo impressionate delle comunità dell'Est. Una città piena di case sfitte, luoghi disabitati, che potrebbe accogliere quasi il doppio della popolazione oggi censita. Una città che vive di ricordi, di glorie presunte passate, ma che non riesce ad andare oltre l'apparenza, e che rischia di divenire il fantasma della sua stessa turbolenta ombra.

 

 
MarcoBarone

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