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Traffico di organi: chi guadagna su salute e povertà

Uno ogni ora. Non è la frequenza dei bicchieri d’acqua che dovremmo bere nel corso della giornata, ma la stima di quanti reni sono passati attraverso il mercato illegale. Sebbene i reni siano gli organi più commercializzati, non sono da meno il fegato, il cuore, i polmoni e il pancreas. 

Il mercato gira intorno alla domanda dei paesi più ricchi e all’offerta dei paesi in via di sviluppo. Benché spesso ci siano una cultura diffusa e le leggi siano adeguate al sostegno di quest’atto importante, nei paesi ricchi è aumentato il tempo di vita e con esso sono cresciute patologie quali diabete e problemi cardiaci, tanto che la richiesta di organi non riesce ad essere soddisfatta all’interno dei confini nazionali.

Solo in Italia per esempio, in media si permane nelle liste di attesa per 3 anni. Ed è possibile valutare la dimensione del fenomeno, pensando che l’Italia ha effettuato solo il 2,5% dei trapianti avvenuti a livello mondiale. Secondo la valutazione del Global Observatory on Donation and Transplantation, ogni anno solo il 10% delle persone in attesa riesce ad ottenere l’organo di cui ha necessità.

Chi sono gli attori coinvolti dai paesi poveri ai paesi ricchi

La storia di un organo finito nel mercato illegale può cominciare da un trafficante che obbliga o inganna la sua vittima, che alla fine cede il proprio organo. In alcuni casi, il trafficante promette una ricompensa per l’organo in questione, ma poi il denaro non arriva o è inferiore a quanto pattuito.

Infatti il 93% di chi ha venduto un organo per saldare un debito non è poi riuscito a farlo, e l’85% delle persone dichiara di non aver migliorato la propria condizione economica dopo la vendita.
I “donatori” di organi sono spesso i più deboli, immigrati, senza tetto, analfabeti: è facile diagnosticare una malattia inesistente, per poi sottrarre organi a loro insaputa. Di certo, per riuscire a mettere in moto una macchina di questo tipo, c’è bisogno di un’organizzazione criminale ben strutturata che coinvolga trasportatori, personale medico e ospedaliero specializzato, intermediari.

Giro di affari

Ad eccezione dell’Iran, in nessuno stato è lecito vendere organi. Se si guarda però alla percentuale di donatori vivi per rene e fegato, viene da chiedersi se per alcuni paesi la donazione sia un atto spontaneo e gratuito. Ad esempio, per il rene si stima che ci siano stati 20.000 donatori vivi e di questi almeno la metà sarebbe stata vittima del traffico illegale.

grafico 1bis

Il giro di affari per la tratta degli organi è stimato tra 438 e 876 milioni di euro, anche se tutto questo denaro non arriva certo in mano al venditore dell’organo in questione. Chi ha bisogno di un organo per continuare a vivere, spesso è disposto a spendere fino a 145.000 euro. Le vittime invece ne incassano un quarto, in media 3650 euro.

Il guadagno per chi vende non è uguale per tutti i paesi: a seconda della nazionalità, è differente la cifra che si può guadagnare dalla vendita di un organo. Per mettere a confronto il guadagno tra i vari paesi, si può comparare la cifra con il prodotto interno lordo pro-capite, benché la stima non sia così precisa dato che il denaro spesso non è ripartito uniformemente all’interno della popolazione.

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Di solito è una persona dei paesi occidentali che va in cerca di organi in paesi come l’India, la Cina o il Pakistan. Spesso tuttavia la distinzione non è così netta: i paesi in cui il divario sociale è molto elevato, hanno al proprio interno sia organizzazioni criminali che si occupano delle vendite illecite, sia compratori nelle fasce di reddito più alto. La crisi poi non ha risparmiato i paesi dell’Est Europa e secondo lo European Council, anche Italia, Grecia e Spagna non sono immuni dalla vendita di organi.

In Europa, i paesi che risolvono il problema della carenza di donatori acquistando un organo sono Gran Bretagna, Francia, Italia e Germania. Guadando agli altri continenti, ci sono Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia, e le classi più ricche di paesi come l’rabia Saudita, Israele e Oman.

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Problemi medici

Ma non c’è solo un problema di etica o di ingiustizia sociale, la criminalità che commercia organi ha pesanti conseguenze anche sulla salute, non solo del donatore ma anche nel soggetto ricevente. Una persona che decide di donare un organo mentre è ancora in vita, viene sempre valutata sia dal punto di vista medico che psicologico. Secondo il sito Explore transplants, il rischio che un donatore sano vada incontro a complicazioni in seguito all’operazione chirurgica è inferiore al 5%, mentre il rischio di morte è pari all’1% dei casi.

Secondo lo studio “Transplant Tourism: The Ethics and Regulation of International Markets for Organs” di Glenn Cohe, nel caso dei venditori illegali, sono tra il 58 e l’86% le persone che hanno venduto un organo che percepiscono un peggioramento nel proprio stato di salute. Depressione, ansia, stanchezza, incapacità nel lavorare tante ore sono gli effetti più comuni che si presentano in chi ha subito la sottrazione di un organo.

Ma gli effetti collaterali non ci sono solo per le vittime. Spesso anche chi compra un organo ha poi un’alta incidenza di complicazioni post-operatorie, rigetti e infezioni che sono anche una delle principali cause di morte. Il 33% dei pazienti che ha subito un trapianto illegale deve essere ricoverato in ospedale; il 70% sviluppa complicazioni post-operatorie e il 52% gravi infezioni (come tubercolosi, HIV, epatite e infezioni fungine, che talvolta procurano la morte).

Siete rimasti colpiti da questi dati? Sappiate che, sebbene siano stati raccolti da tante fonti revisionate e studiate da enti internazionali, non fanno che fotografare in modo incompleto il fenomeno del traffico degli organi che – in quanto illegale – non ha alcun interesse a rivelare la portata della propria organizzazione.

 

A cura di Giulia Annovi

Crediti immagine: Crucially, Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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