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Torino: l’interesse del minore prevale sui principi dogmatici

fam-arcobaleno

La recente sentenza della Corte d’Appello di Torino sul caso del bambino con due mamme ha sollevato, come da copione, un nugolo di polemiche. Il che è perfino assurdo considerato che la Corte ha ribadito, citando anche la Convenzione dei diritti del fanciullo e il regolamento dell’UE, un concetto dettato semplicemente dal laico buon senso, e cioè che l’interesse di un minore è superiore ad altri interessi. Del resto in un processo civile o amministrativo ci sono sempre degli interessi contrapposti, e il compito del magistrato è proprio quello di stabilire, leggi e bilancino alla mano, quali interessi e quali diritti pesano maggiormente e devono quindi prevalere sugli altri. Nel caso in questione il bambino aveva già due mamme per un altro Stato europeo, la Spagna. Le sue mamme, una italiana e l’altra spagnola, si sono sposate a Barcellona e a un certo punto hanno deciso di mettere su famiglia, così l’ovulo di una è stato sottoposto a fecondazione eterologa dal seme di un donatore e impiantato nell’utero dell’altra. I problemi sono sorti quando è stata chiesta la trascrizione dell’atto di nascita al Comune di Torino e quest’ultimo si è rifiutato di farlo. Il Tribunale torinese di primo grado aveva dato ragione all’anagrafe ritenendo la trascrizione “contraria all’ordine pubblico”, in quanto le leggi italiane sulla filiazione fanno sempre riferimento a ruoli specifici in base al genere dei genitori, usando termini come padre, madre, marito e moglie, quindi nessuno dovrebbe poter avere due genitori dello stesso sesso. Eppure un altro Tribunale, quello di Roma, solo pochi mesi fa aveva ammesso questa possibilità disponendo che una donna potesse adottare il figlio biologico della sua convivente.

Come già detto, il ricorso in Appello ha invece avuto esito opposto perché secondo la Corte nemmeno l’ordine pubblico può prevalere sull’interesse del minore, che in questo caso sarebbe stato minacciato da tutta una serie di problematiche derivanti dalla mancata trascrizione dell’atto. Per cominciare il bambino non avrebbe di fatto avuto, in Italia, un esercente la potestà genitoriale, di conseguenza sarebbe stato privato dei diritti successori verso sua madre e la sua presenza nel territorio nazionale avrebbe comportato seri problemi dal punto di vista sanitario, scolastico e ricreativo. Se a ciò si aggiunge anche che le sue mamme si sono in seguito separate, vien da sé che si sarebbe arrecato pregiudizio perfino al suo stesso diritto di circolare liberamente in Italia. Proprio la tutela degli interessi del minore era stata anche alla base della sentenza del Tribunale dei minori di Roma citata prima.

In prima linea a tuonare contro la decisione dei giudici i senatori del Ncd Carlo Giovanardi e Maurizio Sacconi. Per il primo i magistrati hanno scavalcato leggi e Costituzione per “sostenere l’insostenibile”, mentre il secondo parla di una “ricorrente creatività” quale “anomalia giudiziaria italiana”. Certo, se collochiamo idealmente l’Italia in contesti quali quello dell’Europa fino a metà del ventesimo secolo, o quello dei paesi della Lega Araba dove le legislazioni sono sovente ispirate dai dettami dell’Islam, allora il riconoscimento della potestà genitoriale a due donne sarebbe di sicuro un’anomalia.

Il contesto in cui ci troviamo è però quello occidentale, in cui sempre più paesi ammettono il matrimonio o le unioni omosessuali e i diritti genitoriali che ne conseguono, diritti che al solo enunciarli provocano le convulsioni in alcuni soggetti di nostra conoscenza. Qui è anomalo non riconoscerli questi diritti, è anomalo anteporre gli interessi di una parte a quelli di un minore. Ed è a maggior ragione anomalo sponsorizzare comportamenti che vanno nella direzione oscurantista, come ha avuto modo di sperimentare il governatore lombardo Maroni a proposito del logo Expo sul convegno omofobo.

 

Ovviamente dalla stessa parte di Giovanardi e Sacconi troviamo esponenti clericali come l’arcivescovo di Torino e il vescovo di Chieti che, al contrario dei magistrati di secondo grado, ritengono che i diritti del bambino siano stati violati, nella fattispecie quello di avere una sola mamma. Esultano invece le associazioni come Famiglie Arcobaleno, Gay Center, Telefono Arcobaleno, ma anche il sen. Lo Giudice (Pd), padre adottivo di un bambino insieme a suo marito, che ha dichiarato: «A Torino si è fatta la storia».

Dal canto suo, l’anagrafe di Torino non ha immediatamente eseguito l’ordine della Corte d’Appello chiedendo prima un parere alla prefettura. Dopo un paio di giorni ha però acconsentito alla trascrizione, segno che le consultazioni si sono concluse nel migliore dei modi possibile evitando un ricorso in Cassazione nonché un corto circuito istituzionale. Ogni tanto possiamo anche dire che è bene ciò che finisce bene.

Massimo Maiurana

Questo articolo è stato pubblicato qui

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