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Tirrenoambiente: chiesto il rinvio a giudizio per gli ex amministratori

Giuseppino Innocenti, Giuseppe Antonioli, Lorenzo Piccioni e Antonio Crisafulli, ex amministratori della Tirrenoambiente, dovranno comparire il prossimo 24 maggio davanti al Gup del Tribunale di Vercelli.

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Giuseppe Antonioli

Contestato, ai quattro, dalla procura vercellese il reato di abuso d’ufficio per aver posto «in essere – in concorso tra loro – condotte finalizzate alla sottoscrizione, in data 14 gennaio 2013, del contratto di smaltimento di percolato e al mantenimento dell’efficacia del medesimo affidamento, alla Osmon spa di Borgo Vercelli» senza far ricorso ad una gara d’appalto pubblica, come imponeva lo status di società mista a prevalente capitale pubblico della Tirrenoambiente, provocando così “un ingente vantaggio patrimoniale alla Osmon pari ad 1 milione e 455 mila euro”.

Cifra risultante dalla «differenza tra il costo sostenuto dalla Osmon nei confronti della Iam spa (la società di Gioia Tauro dove effettivamente veniva smaltito il percolato prodotto dalla discarica) e quanto incassato dalla Osmon nei confronti della Tirrenoambiente».

Le «plurime e radicate cointeressenze» esistenti tra gli amministratori di Tirrenoambiente e le varie società facenti parte della sua componente privata erano emerse in precedenza nell’ambito dell’operazione “Riciclo”, diretta dalla procura di Barcellona Pozzo di Gotto, che lo scorso settembre aveva coinvolto Innocenti, Antonioli, Piccioni e Crisafulli, insieme all’ex sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea, Salvatore Bucolo.

Come dettagliatamente evidenziato in un’informativa del 1° luglio 2015 della Guardia di Finanza, l’Antonioli risulta avere «rilevanti e risalenti» cointeressenze in altre società che hanno avuto rapporti commerciali «particolarmente vantaggiosi» con la TirrenoAmbiente.

Nell’ordinanza “Riciclo” si faceva riferimento «in particolare alla vicenda relativa alla controversia apparentemente insorta tra la società ed Osmon s.p.a. In ordine ai presunti danni sofferti da quest’ultima in relazione alla mancata produzione di energia elettrica ed allo smaltimento del percolato, allorquando le plurime richieste di risarcimento avanzate nei confronti di Tirrenoambiente s.p.a. Da Osmon s.p.a. Non sono state contestate in quanto l’amministratore delegato in carica era antonioli Giuseppe già amministratore unico della stessa osmon s.p.a.»

Rilevanti venivano considerate dagli inquirenti le dichiarazioni rese da Fabio Villarà, contabile della società mista.

«Nel corso del mese di gennaio 2013 la Tirrenoambiente .p.a. sottoscrive con la Osmon s.p.a. anche un contratto per lo smaltimento del percolato e, tra le premesse di tale accordo, vi era indicato che l’affidamento è effettuato al fine di scongiurare la mancata produzione lamentata dalla stessa Osmon s.p.a., che, però, con nota del 30.01.2014 prot. 14-29/M.R. E.P. avente per oggetto la variazione dei prezzi per lo smaltimento dei rifiuti, riferisce alla Tirrenoambiente s.p.a. Che, a far data dall’1.01.2014, le tariffe in essere subiranno un aumento pari al 7% sulle singole voci riportate nell'accordo commerciale esistente – contratto del 2013. La Tirrenoambiente s.p.a. Non ha mai provveduto a contestare alcunché in quanto l’Amministratore delegato era Antonioli Giuseppe, già amministratore unico della Osmon s.p.a».

È sempre il Villarà – nel corso di un’intercettazione – a commentare ironicamente la richiesta avanzata dalla Osmon di vedersi riconoscere l’aumento del 7% sul serv izio di smaltimento del percolato effettuato per conto di Tirrenoambiente s.p.a., specificando che «l’hanno scritta Osmon quando c’era amministratore unico Antonioli, e Antonioli era amministratore delegato di Tirrenoambiente, non ha risposto lui, si rispondeva da solo? Se ha scritto una richiesta da parte di Osmon… una richiesta, manco richiesta. (…) c’era scritto Antonioli come Osmon, l’ha fatta firmare a Mattia Rolfo, pur di non firmarla lui e dall'altro lato lui era amministratore delegato di Tirrenoambiente e non ha risposto».

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