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The Wolf of Wall Street: Leonardo Di Caprio contro il Capitalismo

È sbarcato in Italia The Wolf of Wall Street, il film di Martin Scorsese, con protagonista un incredibile Leonardo Di Caprio, che racconta la vita e le opere di Jordan Belfort, stock broker di New York, tra sesso, soldi e droga a palate.

Spietato negriero in Django di Quentin Tarantino, dandy milionario ne Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann, Di Caprio attraversa in scioltezza tre secoli e arriva ai giorni nostri incarnando uno squalo della finanza. Anzi, un lupo.

Ispirato all'omonima autobiografia di Belfort, The Wolf of Wall Street è uno spietato ritratto della finanza turbocapitalista americana, la stessa che ha portato, a lungo andare, alla crisi del 2008. «Mi piace chiamarla la mia “trilogia della ricchezza”», racconta Leo in un'intervista per L'Espresso«Ovviamente tendo a gravitare attorno a quello stesso soggetto, perché che si parli della distruzione dell’ambiente o della fame nel mondo finisci sempre per ricadere sulla questione dell’accumulazione della ricchezza e sul bisogno dell’animo umano di dover avere successo a ogni costo e di possedere sempre di più. Jordan Belfort è come un Caligola dei nostri giorni, uno che ha considerazione solo per se stesso.»

Ma l'ex divo di Titanic confessa il suo rapporto di attrazione/repulsione per il personaggio ritratto nel film di Scorsese, di cui Di Caprio è anche produttore:

«L’avidità è parte della vita, nessuna specie farebbe a meno di far fuori un’altra specie per sopravvivere e del resto l’idea di consumare e di accumulare più che puoi pervade non solo il nostro Paese, ma il mondo intero. Come homo sapiens, penso non saremo mai capaci di non approfittare delle debolezze degli altri ed è questo che mi ha incuriosito quando ho preso in mano il libro di Belfort. Quel romanzo per me è diventato quasi un’ossessione che mi sono portato dietro per sette anni. Ho sentito una voce interna che mi diceva che questo era un film che dovevo fare»

Una sfida che è costata all'attore oltre sette anni di lavoro, ma che è stata ampiamente ripagata con una candidatura agli oscar come miglior attore protagonista, oltre che da un plauso unanime, sia di pubblico che di critica.

 

L'intervista integrale per L'Espresso la trovate qui

 

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