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Terzigno: "Chi è causa del suo mal pianga se stesso"

Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d’ira,
voci alte e fioche, e suon di man con elle,
facevano un tumulto, il qual s’aggira
sempre in quell’aura sanza tempo tinta,
come la rena quando turbo spira.
(Inferno, Canto III, 25-30)

Sono queste parole vecchie di settecento anni che mi vengono alla mente camminando nella "Terra dei fuochi" tra cassonetti ribaltati, autocompattatori incendiati, barricate alzate alla meglio dalla popolazione alle pendici del parco nazionale del Vesuvio.

Il Sommo Poeta avrebbe trovato qui certamente un'ispirazione per scrivere uno dei canti dell'Inferno. Di certo l'incendio è divampato, e i roghi bruciano di notte alimentati anche dai fuochi d'artificio che invece di rischiarare un cielo senza Luna, vengono indirizzati verso le forze di polizia, per rispondere con la violenza alla violenza dei lacrimogeni e delle manganellate.

Un'intera comunità si è sollevata per lottare contro il sopruso, contro il disprezzo e l'alterigia del "Carnefice", del Caronte mandato da Roma per mettere fine a un'emergenza che il Cavaliere del Regime aveva pomposamente dichiarato finita nel luglio del 2008 proprio a Napoli, a margine dell'altrettanto esibizionistico consiglio dei ministri tenutosi nel capoluogo partenopeo cinquantotto giorni dopo le elezioni politiche del 13 aprile.

Si offrono soldi, quattordici milioni di euro, quale compensazione ai comuni interessati per fermare i manifestanti, per tappare loro la bocca. Ma non possono i soldi turare il naso dei cittadini costretti a inalare diossina, e chissà quante altre esalazioni di sostanze tossiche sversate dolosamente nella cava SARI da camorristi senza scrupoli, e con la complicità di quanti lavorano al servizio del business monnezza. 

Il Caronte Bertolaso, il traghettatore delle emergenze, addossa le responsabilità dei disordini a frange estreme di violenti, i manifestanti vengono etichettati come camorristi, estremisti dei centri sociali, e non ultimo anche come disoccupati organizzati. E già questi sono disoccupati, come se si trattasse di uno status voluto e parassitario di gente che non ha voglia di lavorare, come se i disoccupati non avessero diritto di far sentire la loro voce, come se quello non fosse uno status non voluto ma imposto da una classe politica corrotta la quale mira solo a schiacciare qualsiasi implementazione al dissenso.

Caronte Bertolaso, il carnefice, in conferenza stampa ha addossato ai manifestanti anche eventuali gravi conseguenze di atti degenerativi dell'ordine sociale. Traducendo, se ci scappa il morto se ne dovranno fare carico, senza addossare le responsabilità alle forze dell'ordine.

"Chi è causa del suo mal pianga se stesso". E' questa la mia critica nei confronti di quei cittadini che oggi protestano, perché non serve bruciare le tessere elettorali, come hanno fatto le "mamme vulcaniche" in questi giorni, ma serve la capacità di analisi e di autocritica. 

Il maggior difetto dei napoletani è quello di sperare sempre nel "Salvatore", è la rassegnazione nel confidare in qualcuno che scenda dall'alto per porre fine alle loro debolezze e alle loro miserie. Da napoletano io affermo che i napoletani non sono mai stati italiani, non lo sono ora e non vengono considerati tali, si sono sempre limitati a subire lo scorrere degli eventi che si sono susseguiti sulle loro teste dal 1861 in poi. 

Il 6 giugno 1861 sul punto di morire Cavour manifestò le sue più assillanti preoccupazioni: "L'Italia settentrionale è una realtà. Non vi sono più lombardi, nè piemontesi, nè toscani, nè romagnoli, noi siamo tutti italiani; ma vi sono ancora i napoletani...Niente stato d'assedio, nessun mezzo da governo assoluto". (Gabriele De Rosa, Storia e Società- Minerva Italica).

Il 13 aprile 2008 Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni politiche con un plebiscito di voti che gli hanno permesso di ottenere una maggioranza parlamentare che mai, dal 1946 ad oggi, nessun presidente del Consiglio ha mai conseguito. A Napoli e provincia quella fiducia elettorale se l'è aggiudicata grazie alle promesse da imbonitore mediatico sulla risoluzione dell'emergenza rifiuti.

Stando ai dati forniti dal ministero dell'interno nel comune di Terzigno, per la cronaca oggi Capitale d'Italia, il Cavaliere ottenne il 66,28% dei voti al Senato della Repbblica, e il 67,26% alla Camera dei Deputati. Un plebiscito consolidato anche nei comuni limitrofi di Boscoreale (59,08%), Boscotrecase (45,48%) e Trecase (43,26%).

Un anno dopo, il 7 giugno 2009, Luigi Cesaro alias "Gigino 'a purpetta" veniva eletto Presidente della Provincia di Napoli con il 58,26 per cento delle preferenze. Nella "Terra dei fuochi" fu un plebiscito: Boscoreale 66,95% - Boscotrecase 65,12% - Trecase 59,04% - Terzigno 69,01%.

Il 28 marzo 2010 Stefano Caldoro diventa Governatore della Campania, Terzigno lo vota con il 69,96% delle preferenze.

Quindi mi chiedo: il Caronte Bertolaso e il Cavaliere del Regime chi stanno manganellando se non i propri elettori?

Si cerca di addossare responsabilità a disoccupati organizzati, a estremisti dei centri sociali, al sindaco di Napoli Jervolino, per celare i veri colpevoli plurindagati quale Luigi Cesaro, i destinatari di ordini di custodia cautelare in carcere come Nicola Cosentino, come i taciturni Mario Landolfi. Questi sono il triumvirato che governa per davvero a Napoli e in Campania, e non solo.

Intanto la Chiesa della vicina diocesi mariana di Pompei tace, come debbono tacere i pavidi subordinati al giogo dei potenti.

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