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Terremoto Abruzzo: italiani, brava gente

Nei terremoti siamo straordinari! Ma nella vita di tutti i giorni?

In questi giorni mi capita di domandarmi quale sia la vera Italia.

Quella dei volontari, dei vigili del fuoco, della gente comune che fa a gara per partecipare in qualche modo, con qualsiasi contributo secondo le proprie disponibilità, alla tragedia in Abruzzo, oppure quella dei cafoni, dei maleducati, degli egoisti, dei prepotenti che si incontrano nella vita di ogni giorno ed in ogni parte del nostro Paese?

Sembrano due realtà molto diverse, direi quasi contrapposte.

O invece sono le due facce della stessa medaglia, quella dell’Italiano generoso, altruista, eroico nel momento tragico bisogno (come nel caso di questa immane calamità), e di quello egoista e maleducato in condizioni normali, nella vita di tutti i giorni?

Perché non è solo una forzatura televisiva quella che si vede quotidianamente nei telegiornali.

I media tendono sempre ad accentuare le notizie perché fa loro comodo ed è il loro mestiere quello di “costruire”, talvolta, la notizia. Ma gli oltre 200 morti sono purtroppo la viva e brutale testimonianza della realtà e della crudeltà, di quello che si è verificato a L’Aquila e nei piccoli centri della regione, di cui alcuni addirittura completamente distrutti, come cancellati dalle carte geografiche.

Quindi senz’altro vere sono le gesta, i comportamenti e le dichiarazioni, spesso commosse e molto partecipate, dei protagonisti delle squadre di salvataggio che si sono prodigate fino all’inverosimile in questi primi momenti in cui c’era la fondata speranza che qualcuno fosse rimasto vivo sotto le macerie.

A distanza di una settimana quello che rimane da fare può esser fatto anche senza eccessiva fretta perché da recuperare purtroppo ci sono solo corpi.

La partecipazione anche affettiva di questi soccorritori ci fa sentire bene, ci fa sentire un paese unito, solidale, un paese direi normale. Anche le forze politiche hanno abbassato i toni ed insieme si sono confrontate per far fronte alla disgrazia, per alleviare le sofferenze, per portare solidarietà e speranza ai superstiti.


Lo stesso Berlusconi è stato molto presente. Alcuni sospettano che la sua sia una presenza pre - elettorale ma io che non sono un suo estimatore, penso invece che si sia comportato bene e che sia stato sincero nel suo dolore per le vittime e per la tragedia.

Ricostruire bene ed in fretta è comunque, come si suol dire, un altro paio di maniche, ma pare che ci sia un certo impegno delle Istituzioni, nonostante il passato (recente e remoto) sia abbastanza sconsolante.

In passato solo nel Friuli ed in altri episodi che hanno colpito alcune regioni del Nord, la ricostruzione è stata rapida e ben fatta. In alcuni paesi, addirittura, si sono numerate le pietre per ricostruire l’abitato nella stessa identica maniera e con i più moderni sistemi di sicurezza antisismica.

In alcuni casi si è approfittato di queste situazioni per costruire in maniera ecocompatibile e con i migliori criteri di sfruttamento delle energie alternative, trasformando un disastro, sia pure con delle povere ed innocenti vittime, in un’opera virtuosa di ricostruzione all’avanguardia in campo energetico e di rispetto ambientale.

Speriamo che questo possa verificarsi anche in occasione di quest’ultimo disgraziato caso dell’Abruzzo.

Rimane comunque l’evidenza di questa dicotomia del cittadino italiano, questo comportamento così diverso e quasi opposto a seconda delle circostanze.

Sono solito dire che se ti capita di sentirti male per strada, conviene che tu ti trovi in una calda città del Sud piuttosto che in una del frettoloso Nord, ma non sempre è vero. Coesistono tuttavia nel nostro temperamento italico questi valori opposti della generosità, a volte estrema, e in contemporanea quello dell’egoismo, dell’individualismo, diciamo ordinario.

Forse bisognerebbe fare una maggiore leva su questa parte nobile che ci portiamo dentro, troppo spesso nascosta da una vita troppo frettolosa e superficiale, da una televisione che fornisce in continuazione esempi fuorvianti, con una politica che raramente ci soddisfa anche per il comportamento personale di molti suoi esponenti.

A questo si deve aggiungere anche una scuola un po’ allo sbando per la maleducazione imperante degli studenti (che portano nella scuola il loro comportamento normale della vita di tutti i giorni, non riconoscendo in essa un luogo di rispetto) che deve subire oltretutto una deleteria riduzione di fondi e personale per validi motivi di tipo formativo quanto per altri di mero tipo economico. 

Il tutto contribuisce ad una perdita lenta ma progressiva di molti valori fondanti della nostra civiltà, ad un appannamento della nostra memoria storica e della nostra cultura che i pochi intellettuali, che ancora hanno il permesso di accedere ai media, stentano a combattere fra mille difficoltà.

Eppure questa vena di generosità, altruismo, partecipazione ed onestà esiste nella nostra gente, lo vediamo in queste circostanze drammatiche in cui si fa a gara per portare aiuto, partecipare al dolore, contribuire in ogni modo ad alleviare sofferenze. Come anche sarebbe possibile ed auspicabile un confronto meno aspro fra le forze politiche, proprio come le vicende di questi giorni stanno dimostrando. Una cosa veramente utile per tutti i cittadini.

Forse, per usare un paradosso, il Paese sarebbe migliore se fossimo sempre in condizioni di emergenza.

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