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Teatro: "Sul concetto di palo della luce elettrica..."

 

Venerdì 17 a Casalecchio di Reno, appendice colta della città di Bologna, è andato in scena uno spettacolo carico di messaggi e sentimenti veramente cattolici, sia per i contenuti che per lo spazio scomodo, penitenziale in cui è stato ambientato. Di questo spettacolo, abbastanza misterioso, conosciamo il titolo: “Sul concetto di palo della luce per incatenarsi“, una sorta di “tour de force” per attore solo, qualcosa di più simile a una performance che a uno spettacolo vero e proprio.

Pare sia stata una data unica per questo attore, di cui conosciamo solo l’età e la provenienza (26 anni, salentino, anche se qualcuno sosteneva provenisse da Messina) truccato evidentemente da volto di cristo, poiché si era fatto crescere, o forse indossava, una barba lunga che ben si addiceva all’aspetto emaciato e dimesso del figlio di dio per come ci viene spesso rappresentato. La Messa in scena è stata organizzata al di fuori del Teatro Testoni, dove all’interno veniva rappresentato un documentario sull’incontinenza senile e su come porvi rimedio attraverso l’igiene personale e l’applicazione di pannoloni. Ma concentriamoci sull’interessante piece andata in scena all’esterno.

La figura di Cristo è attualizzata attraverso alcuni elementi tipici della modernità: al palo della croce si sostituisce quello elettrico della luce pubblica, con chiari riferimenti a mio parere a quella che fu l’ossessione e la paura della fine del XIX secolo nei confronti dei misteri dell’elettro magnestismo, considerato (da Verne a Salgàri) un elemento pericoloso del progresso, come lo sono le idee eversive, le novità scientifiche per il cattolicesimo. L’attore, giovane e dinamico talento, si è incatenato al palo utilizzando il manubrio di una bicicletta (segno distintivo della città di Bologna) per assumere la posizione del cristo in croce, dimostrando una conoscenza dotta degli scritti di Jarry. Abbiamo anche raccolto alcune parti del copione della piece che vi proponiamo in questa circostaza.

(Dietro all’attore una tela con proiettate le seguenti frasi: “Aborto uguale crimine, pornografia crimine. Blasfemia uguale reato. O non reato?”).

Giovane-cristo: “Sono qui per testimoniare le tante persone moralmente offese da questo spettacolo. Gesù, adorato con timore dai cattolici e oltraggiato a Casalecchio (Cristo che freddo però a stare qui fermi incatenati)“

Poi una serie di rime baciate come “aborto blasfemia, questa è la vostra democrazia” e invettive piene di disperazione e commoventi come “i cattolici dormono mentre l’Italia diventa un paese laicista. Devono svegliarsi, perdio!!!”. E poi il giovane Cristo intona i canti d’epoca dei cattolici francesi che protestavano contro la rivoluzione del 1789: una trovata colta, un elemento performativo che ricorda i canti della compagnia cesenate “Societas Raffaello Sanzio”, come i Cryonic Chants, anche se di senso opposto.

E’ nella disperazione, nella contraddizione che questo spettacolo ha il suo significato più profondo, tanto da avere coinvolto il pubblico attivamente e spontaneamente (non lo si vedeva dall’epoca del DADA) con contumelie e offese rivolte all’attore salentino che hanno inconsapevolmente marchiato l’attore dei segni dell’umiliazione del Cristo Dolens, del cristo sul Golgota, rendendo il meccanismo dell’opera perfetto.

A sopresa entra l’Orso: è il gentile direttore di ERT Pietro Valenti che si è prestato a partecipare alla rappresentazione. Invita il giovane Gesù a entrare nell’antro-caverna del Testoni, ma il ragazzo non cede alle tentazioni del famelico orso, e come stilita elettrico ma semicongelato resiste alla tentazione del plantigrado affamato rappresentato dal gentile e spiritoso direttore Valenti.

Questa splendida piece di vera cristianità si interrompe quando all’interno del teatro Testoni esplodono i suoni di fuochi di artificio che ricordano le sagre religiose salentine. Il Cristo in vincoli si risveglia, si libera dalle catene, torna fra gli uomini nell’indifferenza dei salvati e prende una corriera. Un finale geniale e a sorpresa. Il sacrificio compiuto per l’uomo, non compreso, è rimandato a data da destinarsi. Proponiamo, per i colti riferimenti e per le intuizioni, il premio UBU se non alla piece, sicuramente al protagonista come migliore attore giovane, e credo il premio non andrebbe in mane sbagliate o migliori.

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