• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Taglio ai fondi del 5 per mille: un altro tassello di un brutto (...)

Taglio ai fondi del 5 per mille: un altro tassello di un brutto mosaico

Il nostro "5 per mille"? Non è detto che andrà alle associazioni del terzo settore, ma molto probabilmente sarà incamerato nelle casse statali, grazie allo scandaloso taglio del 75% alla copertura previsto nella Legge di stabilità. Ma più in generale, è evidente come si tratti di un nuovo tassello da inserire in un mosaico più gande, quello che rappresenta la privatizzazione dei servizi essenziali.

Il taglio che con la Legge di stabilità questo governo ha operato sul "5 per mille" è di per sé scandaloso. Gli aspetti da considerare nel caso specifico sono due: il non rispetto delle decisioni dei cittadini; la messa in crisi delle attività del terzo settore.

La scelta della destinazione del "5 per mille" è fatta dal cittadino, che con la dichiarazione dei redditi decide di versare quella quota direttamente alle associazioni. Sostanzialmente la mia opzione con molta probabilità non verrà rispettata ed il mio "5 per mille", anziché essere versato all'associazione da me scelta, sarà verosimilmente incamerato dallo Stato, visto che la copertura finanziaria prevista con la Legge di stabilità, prevede solo 100 milioni di euro. Significa un taglio della copertura finanziaria, che ogni anno viene ridiscusso, del 75%.

Ovvio che abbattere a questo livello il contributo alle associazioni, che ogni anno programmano le loro attività anche in base alle disponibilità economiche, significa metterle in ginocchio. Questo è il secondo e più importante punto, visto che stiamo parlando di terzo settore e perciò direttamente di quei servizi essenziali che spesso solo da associzioni di volontariato vengono garantite.

In momenti come quelli che stiamo vivendo, con una crisi economica devastante, colpire il mondo del terzo settore e farlo in maniera così drastica, significa fare macelleria sociale. Nel frattempo Tremonti dice che saranno stanziati i fondi che mancano, ma intanto alla Camera il provvedimento è già passato con i tagli già detti e nei prossimi giorni lo stesso provvedimento sarà discusso in Senato.

Per fermare questo scellerato emendamento, le associzioni del terzo settore hanno promosso una petizione che sarà inviata al Parlamento Italiano ed ai presidenti di Camera e Senato, per chiedere il ripristino dei fondi.



A parte il caso specifico, la questione ha una portata più generale, a mio avviso e si inserisce prepotentemente nella logica della privatizzazione dei servizi essenziali.

Mi sembra, questo taglio ai fondi del "5 per mille", solo l'ultimo dei tasselli di un mosaico che va sempre più chiaramente delineandosi ed il cui disegno è quello di sottrarre dalle mani dello Stato i servizi pubblici per affidarli ai privati. Ovviamente quando questi generano profitti.

La famosa Legge Bassanini aveva avviato il processo di esternalizzazione dei servizi pubblici di interesse generale già nel 1997, poi proseguito dal secondo governo Berlusconi, fino al più recente intervento di modifica dell'art. 23 bis della legge n. 133 del 2008, che impone l'affidamento dei servizi pubblici locali al mercato. In mezzo a questi provvedimenti, l'accetta governativa si è abbattuta silenziosamente sui fondi previsti previsti dalla Legge quadro sui servizi sociali; sui trasferimenti finanziari dallo Stato agli enti locali soprattutto su ciò che riguarda le politiche sociali; sul fondo per la non autosufficienza che sarà azzerato nel prossimo anno. Ed in questo quadro si inserisce di certo il processo di destrutturazione della scuola pubblica e di incentivi alla sanità privata.

Sostanzialmente e con tutta evidenza, lo Stato sta progressivamente abdicando dal suo ruolo di garante delle pari condizioni economiche e sociali. Impregnato di cultura privatistica, rinuncia progressivamente ad alleviare le insicurezze che lo stesso mercato produce.

Nel frattempo, è la cultura del "meglio il privato" ad essere propagandata e lo testimonia l'uso dei termini usati anche per quei servizi sociali essenziali, anche per i quali si parla ad esempio offerta (sanitaria, scolastica, ecc.), prodotto (formativo, ad esempio) e concorrenza (tra università, per dirne una).

Ecco, il taglio alla copertura del "5 per mille" mi pare un tassello importante di questo mosaico, nel quale lo Stato, con il suo impegno costituzionale "a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale" è sempre più sfocato, mentre sempre più evidente è la presenza numerosa di privati. I bisogni primari delle persone in carne ed ossa? Quelli appaiono di tanto in tanto, in maniera dirompente e solo per tempi brevi. Proprio come gli spot pubblicitari.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares