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Tagli alla scuola e manifestazioni degli studenti, ma non mancano risorse per le private cattoliche

Negli ultimi giorni gli studenti hanno manifestato in tutta Italia contro i pesanti tagli che mettono in crisi la scuola pubblica e per le riforme che intendono privatizzarla. Ma le istituzioni ignorano questi segnali di allarme e continuano a deprimere l’istruzione, favorendo nello stesso tempo le scuole private. In particolare a beneficiarne sono gli istituti privati cattolici, nel nome di un’abusata sussidiarietà sempre più malata.

Sono 233 milioni i fondi stanziati dalla nuova legge di stabilità per le scuole paritarie, con riferimento al 2012. Meno dei 260 promessi, ma in un periodo di magra come questo le scuole religiose riescono a non soffrire troppo i tagli. Contando sull’incondizionato appoggio bipartisan, i rappresentanti degli istituti privati infatti non si lamentano e parlano di “buona notizia” anche se “parziale”. Nonostante ciò, non mancano di protestare quando c’è anche solo l’ipotesi dell’introduzione di un’imposta, come accaduto nel caso dell’Imu, sebbene si facciano pagare laute rette e al contempo ricevano sostanziosi finanziamenti pubblici. Come rilevato ad esempio dall’Uaar nell’inchiesta I Costi della Chiesa.

Una spesa che appare spropositata, considerando che nelle classifiche internazionali e nei rilevamenti come quelli dell’Ocse tali istituti si pongono sensibilmente sotto la media come qualità dell’insegnamento. Contribuendo alla stagnazione e all’arretratezza culturale, specie in materie come quelle scientifiche.

Ci permettiamo quindi di avanzare qualche dubbio sulle argomentazioni degli apologeti della scuola cattolica. Pronti ad esaltare il diritto delle famiglie di scegliere la scuola: ovviamente, quella privata ma pagata con i soldi di tutti i contribuenti. E a decantare la convenienza rispetto al pubblico dei servizi appaltati ai pii istituti, ignorando le dovute considerazioni su come funziona qualitativamente il sistema, sulle ricadute nei programmi e nell’insegnamento e sul fatto che le scuole pubbliche si vedono sottrarre risorse indispensabili per andare avanti.

Senza contare eventuali gestioni poco cristalline e condizionate dagli intrecci tra politica e affari. Come riscontrato ad esempio, proprio di recente nella Lombardia ciellina, durante un’inchiesta su esponenti della Compagnia delle Opere accusati di corruzione. Avrebbero ricevuto da un imprenditore denari e “altre utilità” per dare l’ok alla costruzione di una discarica di amianto, chiedendo anche in cambio il rifacimento di una scuola paritaria cattolica, presumibilmente vicina a Comunione e Liberazione.

Ma i contributi erogati a livello locale da ogni schieramento politico non portano a pensare che il futuro sarà più roseo. Il presidente del consiglio Mario Monti, di recente, ha pensato di mettere una buona parola a favore delle paritarie. Emblematico il caso del Veneto, dove le scuole cattoliche sono generosamente finanziate. E dove l’assessore ai servizi sociali Remo Sernagiotto sostiene candidamente che erogare fondi pubblici agli istituti pubblici penalizza le scuole paritarie e che i primi andrebbero chiusi perché “costano troppo“. Un modello e un modo di pensare che rischiano portare al totale smantellamento del pubblico, a favore di un sistema di faith schools. E che favorisce smaccatamente le paritarie, le quali non a caso vedono un aumento degli iscritti.

Sono sempre più diffuse situazioni in cui i genitori sono costretti a far subire al proprio figlio un progetto educativo religioso che non condividono, non essendo garantita la scuola dell’infanzia statale o comunale. Nonostante sia un diritto averla e un dovere per lo Stato istituirla, sulla base dell’art. 33 della Costituzione.

L’Uaar è vicina agli studenti che manifestano e che giustamente non vogliono essere “privatizzati”, magari proprio da chi viene notevolmente sussidiato dal pubblico e finisce per rimpiazzarlo. E’ importante tenere alta l’attenzione per evitare squilibri ulteriori nel mondo della scuola che favoriscano sempre più le private, specie quelle con una impostazione religiosa. Salvaguardando una scuola di tutti e per tutti, pubblica, laica e di qualità.

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