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Synecdoche, New York e lo spettacolo teatrale come specchio della realtà

Synecdoche, New York è un film del 2008 di Charlie Kaufman. Il film narra la vicenda di Caden, un grande regista teatrale che però soffre problemi psicologici che si mostrano con diverse manifestazioni a livello somatico. Vediamo Caden che viene abbandonato dalla prima moglie, evento a cui il regista reagisce in modo traumatico. Successivamente Caden si sposa con un’attrice di teatro interpretata da Michelle Williams e ha un’amante, interpretata da Samantha Morton. Caden è interpretato splendidamente da Philip Seymour Hoffman.

Caden ottiene un premio in soldi che il regista decide di investire per un’opera teatrale che il regista e suoi attori cominciano a preparare in un capannone gigantesco, che diventa un’imitazione fittizia della vera New York. Lo spettacolo teatrale allora si presenterà come lo specchio riflesso della realtà, uno specchio riflesso che si interseca con la vita reale e si scontra con i personaggi reali. Tali personaggi sono allo stesso tempo personaggi reali e personaggi fittizi della rappresentazione scenica: il tutto in un apparente caos senza fine di cui è molto difficile venirne a capo.

Nella rappresentazione della realtà ideata da Caden vi sono attori che interpretano persone reali, ossia lui stesso e i suoi cari, la sua famiglia nella vita quotidiana. Poi ci sono attori che interpretano attori che interpretano lui e la sua famiglia e così via. Il film, proseguendo nel suo avanzamento diventa un labirinto in cui è difficile capire cosa è vero e cosa è recitato, un dedalo di interpretazioni in cui lo spettatore si perde, è spaesato. Allo stesso tempo Caden trasmette all’intera rappresentazione il suo nichilismo di artista decadente, una rappresentazione che sa di vuoto, che sa di annullamento, una rappresentazione ai confini con l’assurdo e l’inverosimile.

Il film prolifera di doppi e la sostituzione è a farla da padrone in una rappresentazione scenica da paradosso esacerbato ed esasperato. L’intera rappresentazione ideata da Caden sembra una masturbazione mentale e psicotica dello stesso regista.

Il film parla di vari temi: la disgregazione della famiglia dopo un divorzio; il decesso delle persone care; la vecchiaia che sopraggiunge inesorabile; le colpe che affliggono la vita di un uomo; la solitudine e infine la morte. Questo film appare come un’opera surreale, a tratti nerissima e deprimente ma allo stesso tempo oltremodo profonda e stimolante per lo spettatore.

Il film, nel suo offrire una contrapposizione tra reale ed irreale, genera un’importante frizione tra le due dimensioni che si riverbera nella vita reale dei personaggi e che implica follia, parossismo, malattia. Il film offre una rappresentazione contorta della vita, degli individui con artifici spesso anomali come la casa in fiamme dove vive Azel, l’amante di Caden, o come i giochi di parole che si susseguono in tante parti del film.

Synecdoche, New York è un film da vedere e rivedere e ogni volta vi si potranno trovare particolari e spunti diversi data la sua complessità sia a livello formale che dei contenuti.

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