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Suite francese, di Saul Dibb

Il regista Saul Dibb ha dedicato il film alla figlia della scrittrice ebrea Irène Nemirovsky, nata in Russia, vissuta in Francia e deportata e morta ad Auschwitz. La figlia ha il merito d’aver fatto pubblicare appena qualche anno fa il libro della madre su cui il film si basa, un best-seller, non concluso per via della deportazione. Tra i titoli di coda sono inquadrate vere pagine del manoscritto. La Nemirovsky sa bene di che parla quando – nel film è evidenziato – racconta della Francia “occupata” dai tedeschi nel 1940, con certi suoi abitanti che ai nuovi venuti rivelano accuse e pettegolezzi contro compatrioti, regolano vecchi conti è detto nel film: lei stessa fu tradita da un suo compatriota e mandata a morire a Auschwitz. 
 


Si tratta dei membri dell’esercito tedesco a cui viene procurato un alloggio presso famiglie francesi, qui siamo a Bussy, poco fuori Parigi. Di queste coabitazioni imposte è un precursore importante il bel filmAppartamento ad Atene del 2011. La guerra mette l’una contro l’altra persone che si assomigliano e che potrebbero intendersi, perfino amarsi, come avviene nel caso di Michelle (Williams), che vive con la suocera Kristin Scott-Thomas (sempre splendida e attrice superba) e il tenente Matthias (Schoenharts),marito e soldato da quattro anni, di una moglie che vive in Germania e con la quale ha condiviso ben poco tempo. Anche Michelle è sposata, con Gastone, partito per il fronte e di cui non si hanno notizie, uno che del resto lei aveva visto solo due volte prima di sposarlo e far contento suo padre che voleva avesse un marito, uno che – pettegolezzo creduto dalla suocera Kristin – la famiglia di Michelle ha voluto per tutta la “roba” che erediterebbe dall’arcigna madre (sempre Kristin) e che peraltro frequentava altre gonnelle, da sposato, prima della guerra.
 
Anche in questo film, come in Appartamento ad Atene, è la musica ad avvicinare e unire Michelle all’ufficiale tedesco, compositore in patria e che usa il pianoforte di Michelle. Animi nobili che condividono pensieri superiori, simili che stanno assieme. La musica del film è potente, preannuncia la catastrofe e si fonde bene con le marce dei soldati e coi bombardamenti aerei e i rumori della guerra. Tra gli attori di rilievo è Lambert Wilson, l’indimenticato protagonista di centinaia di film e di uno in particolare, Cinque giorni un’estate del lontano 1982. Due considerazioni sul senso delle cose umane: quanto poco valgono gli affitti che una Kristin senza scrupoli riscuote dai suoi braccianti e quanto poco le orazioni in latino del parroco, quando il mondo se ne sta venendo giù. 

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