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Su internet anche il porno ha le sue stagioni

Molti di noi si sono sentiti dire spesso "c'è un tempo per ogni cosa" ma a qualcuno era mai venuto in mente che questo discorso, all'epoca di internet, si possa applicare anche al porno? Parrebbe di sì secondo la ricerca pubblicata dal National Center for Biotecnology Information, un ente che fa riferimento al Ministero della Salute statunitense.

Il sito riporta una breve nota sui risultati ottenuti:

"La ricerca attuale ha analizzato la variazione stagionale dei comportamenti legati al sesso e all'accoppiamento su internet. Le analisi sono state effettuate esaminando su Google i trend stagionali delle parole chiave negli ultimi 5 anni. Gli argomenti della ricerca erano relativi a pornografia, prostituzione e ricerca di un partner. I risultati ottenuti indicano l'esistenza di un ciclo armonico che presenta dei picchi nelle ricerche ogni sei mesi, ovvero durante l'inverno e nel periodo fine primavera inizio estate. Questi risultati complementano altre ricerche precedenti, condotte sulle nascite, la trasmissione di malattie infettive, la vendita di preservativi e gli aborti, che presentavano trend stagionali molto simili."

Il seguente grafico ci permette di farci un'idea dell'evoluzione di questo trend:
Fonte: Archives of Sexual Behavior

Il grafico si riferisce alle ricerche effettuate per i termini relativi alla pornografia e presenta due linee: una di colore nero, che rappresenta i valori effettivi delle ricerche con tanto di peak, e una linea grigia, che rappresenta invece il "ciclo ideale" depurato dai valori nominali dei picchi. Grafici simili esistono anche per le parole chiave legate agli altri ambiti di ricerca, ovvero prostituzione e siti online dating.
 
Un particolare importante per non travisare ed universalizzare questi risultati è il fatto che sono stati ottenuti utilizzando un pool di parole chiave proprie della lingua inglese. Quesa ricerca può avere una validità solo premettendo che nella maggior parte delle società occidentali, e non solo negli Stati Uniti o in Gran Bretagna, l'utilizzo della lingua inglese per le ricerche "calde" vada per la maggiore, e questo non è da escludere data la maggiore quantità di corrispondenze nei risultati.
 
Osservando il grafico si può anche notare come nel periodo compreso tra il 2008 e la fine del 2010 ci siano dei picchi, sia alti che bassi, nelle ricerche. Si potrebbe quasi portati pensare che gli aspetti socio-economici come la crisi finanziaria possano influenzare le nostre "abitudini" al pari degli aspetti biologici e sociali. Ovviamente sono solo speculazioni visto che dimostrare una cosa del genere occorrerebbe un tipo di ricerca qualitativa molto più difficile (se non impossibile) da eseguire.
 
Affascinante è anche pensare che ci possano essere, a prescindere da fattori "esterni", delle ciclicità nei nostri comportamenti legati alla sfera della sessualità. 
 
Certo è che non si può considerare questa ricerca come rappresentativa della società in toto visto che rappresenta solo l'attività virtuale delle persone e non le loro relazioni in carne ed ossa nella vita reale. Rimane comunque la suggestione di poter utilizzare Google per poter comprendere dinamiche umane profonde e nascoste. La tentazione di riuscire a spiegare le relazioni umane attraverso gli algoritmi è sempre fortissima e questa, insieme ad altre ricerche, ci dimostrano che molto si può scoprire osservando e studiando la vita online degli utenti.
 
Alcune osservazioni potrebbero far nascere qualche dubbio su quanto la nostra "vita privata" sia veramente privata, ma credo che ognuno ormai abbia compreso che per proteggere la propria intimità l'unica soluzione sia quella di restare ogni tanto offline. La domanda è se ne siamo ancora capaci.

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