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Strage di via D’Amelio 1992-2015: aspettando il fresco profumo di libertà

 
Molti dei politici che oggi saranno presenti alla cerimonia in ricordo del giudice Borsellino (e degli uomini della sua scorta, si spera) sono gli stessi (o degli stessi partiti) che hanno prodotto leggi che rendono più difficile la lotta alla criminalità organizzata e alla mafia.
 
Molti degli uomini delle istituzioni useranno le solite parole da cerimonia: lo stato è qui, è presente, non abbassiamo la guardia nella lotta alla mafia.
 
Eppure lo Stato, comunque non tutto lo Stato, non è stato al fianco di Paolo Borsellino così come non lo fu con l'amico Falcone. Borsellino, dopo Capaci, non fu ascoltato a Caltanissetta, non gli fu data l'indagine.
La prevenzione in via D'Amelio, una strada a senso unico dove il giudice passava quando andava a far visita alla madre, fu carente. Una svista, un caso?
 
E sempre dello stesso stato facevano parte il numero tre del Sisde, Bruno Contrada, 'u dutturi, e il vicequestore La Barbera, con la sua squadra che costruì la falsa pista del pentito Scarantino. Ma quanti stati italiani esistono?
 
C'è lo stato che oggi si commuove e piange, e grida mai più. Basta con questa mafia! E poi c'è anche lo stato che con i mafiosi ha trattato, per salvare se stesso, per perpetuare quel potere che governa parte dello stivale. E che non accetta in alcun modo di finire alla sbarra, per rispondere del reato di ricatto ad un corpo dello Stato.
 
Ci sono i politici che citano le parole di Falcone e Borsellino (il fresco profumo di libertà... i coraggiosi muoiono una volta sola...) e anche i politici, magari gli stessi, che si sono fatti eleggere senza guardare troppo in faccia i portatori di voti. Non si fanno problemi a frequentare personaggi ambigui.
Ma esiste la presunzione di innocenza, facciamo fare i processi alla magistratura...
 
Ecco, a questi politici, di uno stato che la lotta alla mafia l'ha in parte dimenticata, bisognerebbe ricordare le parole dello stesso Paolo Borsellino:
... si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l'ha condannato, ergo quell'uomo è onesto… e no! [...]
Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be' ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest'uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica.
Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest'uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!
 
Quanti ne conoscete di politici così, magari in commissione giustizia, che scrivono leggi che rendono più difficile arrestare i colletti bianchi. Di candidati regionali o comunali eletti con voti presi dai compari calabresi. Degli appalti concessi a quell'azienda vicina a quel clan (per Expo, l'alta velocità). 
E potremmo fare tanti altri esempi... Basta vedere tutti gli sforzi fatti per bloccare il processo sulla trattativa stato mafia, sugli anni 1992-93.
 
Oggi, poco prima delle cinque di un caldo pomeriggio estivo, a ricordare Borsellino e la sua scorta saranno presenti tutti questi Stati, con tutte queste facce. E finché questo paese si presenterà con tutte questi volti ambigui e anche un po' ipocriti, la lotta alla mafia sarà inefficace. Sarà, come al solito, una lotta delegata alle sole forze dell'ordine, alla magistratura e a poche associazioni di persone libere.
 
E nel frattempo la nuova mafia continuerà a crescere: quella capace di fare impresa tramite i prestanome, quella capace di costruirsi candidati da far entrare nei palazzi, quella capace di monopolizzare i mercati (nell'accoglienza dei migranti, nella movimentazione della terra per i cantieri, per i rifiuti) e far fuori la concorrenza.
 
E noi saremo sempre qui a chiederci ipocritamente dov'è questa mafia? Dove sono i morti? Dove le coppole?
E anziché il profumo della libertà continueremo a convivere con la puzza del compromesso morale.
Di quella politica che per vincere alle elezioni, si rende complice di questo anti stato.
 
In via D'Amelio, per servire la Repubblica democratica, sono morti (oltre a Borsellino):
- Agostino Catalano
- Emanuela Loi
- Vincenzo Li Muli
- Walter Eddie Cosina 
- Claudio Traina.
 
Alcune letture:
L' agenda rossa di Paolo Borsellino di Sandra Rizza, Giuseppe Lo Bianco
Uomini soli di Attolio Bolzoni
Le ultime parole di Falcone e Borsellino, di Antonella Mascali
Milano ordina uccidete Borsellino di Alfio Caruso
Questo articolo è stato pubblicato qui

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