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Sponge-suit, il bikini che assorbe l’inquinamento

 Accattivante ed ecologico, potrebbe essere presto prodotto in serie e a costi ridotti

di Davide Michielin

TECNOLOGIA – Farsi notare sia per il look sia per il proprio impegno ambientalista. Questa è l’idea alla base di “Sponge-suit”, accattivante bikini che, mentre nuotate, assorbe gli inquinantipresenti nel mare. L’avveniristico costume da bagno è stato progettato dal gruppo di Mihri Ozkan, professoressa di ingegneria elettronica presso l’Università della California – Riverside, in sinergia con İnanç Eray e Gonzalo Carbajo, titolari dell’omonimo studio di architettura di Brooklyn che ne ha curato il design.

Il costume pesa appena 54 grammi ed è costituito da una leggera struttura di plastica flessibile stampata in 3D sulla quale si innestano gli inserti di un sottilissimo (2 mm)biomateriale poroso derivato dal saccarosio. Questo tessuto rappresenta una straordinaria innovazione tecnologica, capace di intrappolare le molecole di numerose specie chimiche al proprio interno – che quindi non entrano a contatto con la pelle – risultando allo stesso tempo impermeabile all’acqua.

Pensato inizialmente per desalinizzare l’acqua, Sponge-suit è capace di assorbire numerose specie chimiche tra le quali gli idrocarburi. L’estesa superficie interna del bikini imprigiona una quantità di inquinanti fino a 25 volte il proprio peso (pari a circa 20 utilizzi) prima di perdere la capacità assorbente. Le specie chimiche rimangono all’interno del tessuto finché questo non è sottoposto a temperature superiori a 1000° C, ovvero quando, esaurito il suo compito, viene incenerito. Al termine della stagione estiva, gli inserti esausti possono infatti essere sostituiti e il bikini ritorna come nuovo.

Nelle intenzioni di Ozkan, Sponge-suit rappresenta uno strumento diffuso di cittadinanza scientifica, trasformando milioni di bagnanti in una squadra di (inconsci) addetti alle bonifiche ambientali. Inoltre, essendo di fatto un derivato dello zucchero, il tessuto Sponge ha un costo ridotto – si stima attorno ai 15 centesimi di dollaro per grammo – ulteriormente riducibili nell’economia di scala che seguirebbe la commercializzazione del prodotto. Il bikini rappresenta infatti solo il primo indumento di una gamma che nei prossimi anni potrebbe comprendere anche cuffie e costumi maschili.

Sponge-Suit ha vinto quest’anno il “Wearable Technology Competition“, un contest organizzato dalla piattaforma digitale Reschape15 che premia ogni anno il prodotto wereable più innovativo. Tuttavia la vera sfida da vincere, sta ora nel trovare uno stakeholder, meglio se sensibile alle tematiche ambientali, che finanzi il progetto.

@davmichielin

Crediti immagine: Felipe Skroski, Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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