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Spagna: "I figuranti dell’oblio sono complici dell’ingiustizia"

Stiamo assistendo a un conflitto tra memoria e oblio. La memoria non è un sentimento, essa va al di là della storia e della scienza, la memoria è Giustizia, la dimenticanza è la vera ingiustizia.(Reyes Mate)

Spagna: "I figuranti dell'oblio sono complici dell'ingiustizia"

Agli occhi di qualcuno può sembrare addirittura paradossale, se non inutile, trattare un argomento storico come quello delle vittime del regime di Francisco Franco, dell’attacco portato dal regime franchista alla repubblica spagnola tra il 1936 e il 1939, scaturito poi nella guerra civile alla quale molti aderenti al partito fascista italiano hanno partecipato combattendo, e lo affermiamo chiaramente e senza retorica, per l’oppressione e la violenza politica.
 
Può sembrare incredibile andare a sviscerare una metastasi autoritaria del passato in un tempo in cui l’attenzione dell’opinione pubblica è rivolta alla più imponente crisi economica, finanziaria e monetaria che la storia europea abbia mai conosciuto.
 
Ma nella Spagna di oggi, nella Spagna di Zapatero, nella Spagna sotto il tiro incrociato delle agenzie di rating che a loro piacimento speculano sui debiti di Stato, c’è chi chiede giustizia per quelle vittime, ovunque esse siano sepolte. E c’è chi sfidando la "Legge", sfidando il proprio governo, sfidando i teorici dell’oblio, raccoglie quell’invocazione alla memoria "rievocando le parvenze familiari e benedette da tempo sepolte, per il trionfo dell’innocenza sacrificata", confidando nella consapevolenza della bontà della lotta per restituire dignità a quanti sono stati vittime di crimini contro l’umanità.
 
Oggi un solo uomo ha avuto il coraggio di sfidare tutto ciò per questi valori che noi riteniamo sacri, perché non vi è nulla di più sacro della vita umana. Si tratta del giudice dell’Audiencia Nacional Baltasar Garzòn, deciso a raccogliere le preghiere di quanti, a tanti anni di distanza, domandano verità e giustizia.
 
La Spagna ha deciso di chiudere i propri conti con il passato con una legge, la Ley de Amnistia del 1977, che di fatto stabilisce di non dover procedere per via giudiziaria nei confronti di quanti si sono macchiati di crimini indescrivibili. La Ley de Amnistia si applica a tutti i delitti politici commessi prima del dicembre del 1976. Così si è deciso di chiudere i conti con il passato, e con il regime franchista in auge dal 1939 al 1975, anno di morte del dittatore.
 
Il magistrato Baltasa Garzòn si trova oggi ad essere inquisito dalla stessa Audiencia Nacional di cui fa parte con l’accusa di "prevaricazione", avendo avocato a sé una competenza che la legge chiaramente dice che non ha, rischiando di essere interdetto dalle sue funzioni: ma una legge ingiusta, contraria allo stesso diritto internazionale, è giusto che vada ripudiata.
 
I fatti in breve
 
Nell’ottobre del 2008 il magistrato dell’Audiencia Nacional Baltasar Garzòn si dichiara competente ad investigare sui desaparecidos del franchismo. Il giudice attribuì al dittatore Francisco Franco, e ad altri 34 gerarchi che indirizzarono il colpo di Stato contro il governo repubblicano, un sistematico piano di sterminio e di repressione nei confronti degli oppositori politici, e che si concluse con non meno di 114 mila vittime.
 
Contro la decisione di Garzòn si pronunciò il procuratore capo della stessa Audiencia Nacional, Javier Zaragoza, accusandolo di "aprire una causa generale contro il franchismo" vietata dalla Ley de Amnistia.
 
Nel maggio del 2009 Manos Limpias (Mani Pulite) un sindacato di estrema destra denuncia Garzòn per "prevaricazione".
 
Di recente Luciano Varela, giudice del Supremo, apre un’indagine nei confronti di Baltasar Garzòn anticipando finanche la sua predisposizione a condannarlo.
 
La reazione internazionale
 
Human Rights Watch, l’organizzazione per i diritti umani, che qualcuno mi dirà mantenuta con i soldi degli americani, collusa con il governo statunitense, inattendibile e priva di oggettività in quanto contrasta il governo (Regime) cubano sulla violazione dei diritti umani in quel paese, e altre baggianate del genere, è stata l’unica organizzazione internazionale a sollevare il caso Garzòn, e lo ha fatto con due relazioni del 19 marzo e del 22 aprile di quest’anno.
 
Nelle relazioni si legge - "Garzòn si confronta con la possibilità di essere processato e interdetto dalle sue funzioni a causa della sua inchiesta sui crimini contro l’umanità perpetrati dal regime franchista tra il 1936 e il 1952 - diciamo pure fino al 1975 - Per il diritto internazionale i governi hanno l’obbligo di garantire alle vittime delle violazioni dei diritti umani un accesso equo e effettivo alla giustizia, anche se il ricorso avviene in un tempo successivo agli abusi" (...) - Poi prosegue - "IPatto Internazionale dei diritti Politici e Civili (PIDCP), ratificato dalla Spagna nel 1977, prima dell’approvazione della Ley de Amnistia, dispone espressamente che i governi hanno l’obbligo di garantire che tutte le persone i cui diritti e le libertà siano state violate, possano proporre ricorso".
 
Nel 2008 il Comitato dei Diritti Umani dell’Onu, incaricato di supervisionare l’adempimento al PIDCP, impone alla Spagna l’abrogazione della Ley de Amnistia del 1977 garantendo che i tribunali nazionali non applichino la prescrizione nei casi di crimini contro l’umanità.
 
La reazione della cultura spagnola
 
Riportiamo un editoriale apparso sul quotidiano spagnolo El Pais, di uno dei più illustri filosofi del paese, Reyes Mate. Non potremmo trovare parole più adeguate per descrivere l’argomento.
 
"Il ricorso alla memoria, proclamato con rabbia in piena guerra mondiale quando ai vinti non restava altra arma di lotta contro la barbarie, si è convertito nella chiave interpretativa dei conflitti più acuti del nostro tempo".
 
"Ciò che la memoria ha scoperto negli ultimi anni è che le vittime del colonialismo, della schiavitù, della conquista o della guerra civile hanno significato".
 
"E’ chiaro che le vittime ci sono sempre state, ma erano insignificanti o invisibili perché considerate il prezzo da pagare per il benessere del presente o della transizione politica. Abbiamo percepito ciò come inevitabile e che toccava cambiare pagina. Oggi queste vittime sono visibili e se chiediamo di rompere una logica politica che cammina sopra le vittime occorre dare giustizia alle vittime della storia".
   
"Primo Levi racconta di una giovane la quale aveva ascoltato la sua testimonianza e che gli chiese che cosa potevano fare i giovani. Levi le rispose: i giudici siete voi.
Primo Levi sapeva che senza la memoria della ingiustizia non c’è giustizia possibile.
E questo nessuno ne può essere consapevole più del proprio criminale, perciò si affanna, una volta commesso il crimine, a cancellarne le tracce"
 
"I sopravvissuti mantengono viva la memoria fintanto che sono in vita, dopo di che il testimonio passa alla generazione successiva"
 
"Quello che Levi chiedeva alle generazioni successive era di fare giustizia dal basso, cioè attraverso la memoria dell’ingiustizia".

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