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Sostegno agli studenti disabili: un diritto senza tempo

 

L’ennesima annata scolastica è prossima a volgere al termine. Negli istituti si assiste da decenni o meglio da secoli alle medesime gioviali scene: le ore trascorrono scanzonate e distese, durante le quali anche i docenti tirano i remi in barca, compiaciuti del programma ultimato e consapevoli di aver interrogato molteplicemente gli alunni, orgogliosi o rassegnati, poiché ormai ben consapevoli di quel che li aspetterà, promozione o bocciatura che sia.

Le gaudenti e ribelli esperienze giovanili tra i banchi rievocano l'incoscienza con cui si agiva e pensava in quei giorni, ingenuità e marachelle agrodolci, sfogliate a posteriori suscitano commozione e riso. Gli occhi egocentrici e talvolta insensibili dell’ adolescenza non permettono di cogliere l’ingombrante disagio spesso presente all’interno del micro-cosmo scolastico, la riprova che la felicità è privilegio per pochi e non garanzia per tutti.

Dall’annata 2009/2010 gli alunni diversamente abili d’Italia hanno visto le ore di sostegno dimezzarsi bruscamente. Il provvedimento, alquanto discutibile, è stato per di più attuato sbadatamente. Le ore, nell’arco di una settimana, spesso sono maldistribuite. L’alunno risulta seguito dall’insegnante di sostegno talvolta per l'85%, talvolta per il 10% della giornata scolastica.

La penuria di ore va a discapito dello studente, il quale potrebbe ritrovarsi scarsamente supportato nell’affrontare le materie non coperte dall’ausilio del docente. La conseguenza di tale negligenza potrebbe penalizzare l’alunno oltre ogni negativa previsione, difatti alcuni passaggi del programma potrebbero non essere appresi con meno chiarezza rispetto ad altri. Per sopperire all’assenza dell’ incaricato alla supervisione dello studente, l’insegnante convenzionale tenta di fare le veci del suddetto.

Attuazione di un nobile proposito, encomiabile, ma che lo porterà a trascurare o gli uni o gli altri, fornendo un doppio mezzo servizio insoddisfacente. La ragione della riduzione delle ore di sostegno è la medesima che ha stravolto e sconvolto il panorama "stivalico" (termine ibrido nato dall’amalgama di “italico” e “Stivale”), il tracollo economico, fenomeno capace di accomunare (nella miseria, nello scoramento, nell’impotenza) e diversificare (negli esiti e nei responsi) tutti e nessuno. 

È stato scelto l’ambito errato per fare cassa, poiché i tagli intaccano un beneficio prezioso per una porzione corposa della comunità che pur essendo tale riconosce di non poter levare un richiamo potente a sufficienza per smuovere le acque. L’ennesimo caso di maggioranza inerme. Eserciti di insoddisfatti che insorgono per ragioni sacrosante, per traguardi sfocati, ai quali debbono rinunciare per un singolo "no" proveniente dalla matrice del provvedimento. Inoltre il supporto frammentato potrebbe vanificare l’impegno dell’alunno, spaesato nel dover passare dall’apprendimento assistito a quello solitario.

L’unico aspetto inalterato concerne l’assegnazione di più ore in caso di disabilità di gravità superiore, evitando di rendere assurdo un provvedimento già increscioso ed inaccettabile. Sulla supervisione ed assistenza culturale fornita non si potrebbe sentenziare ma, pur potendo confermare per esperienza personale la validità, serietà e professionalità dei docenti di sostegno incontrati, può verificarsi di imbattersi in insegnati ferrati nelle materie curriculari e carenti sotto il profilo della preparazione umana. I docenti non si macchiano di sgradevolezze nei confronti dell’assistito, bensì di impazienza, di ottusità comandata, di arrendevolezza o di insana caparbietà. Il termine "impazienza" non esige didascalie, per quel che riguarda l'ottusità comandata si intende l’incapacità volontaria di comprendere ed andare incontro allo studente per comprenderne le sfaccettature caratteriali, gli eventuali sbalzi umorali e da cosa dipendano.

L’arrendevolezza riguarda la deposizione dell’ intenzione di spendere tempo ed energie più del necessario verso il proprio protetto. Minaccia per l’ instaurazione di un rapporto equilibrato è rappresentata anche dall’insana caparbietà; l’insistenza, l’ostinazione cieca del docente atta a forzare l'alunno a prodursi in un’attività che il suo stato d’animo non gli permetterebbe di svolgere con efficienza, perché controvoglia.

Sarebbe doveroso che gli insegnanti siano formati attraverso corsi di istruzione e sensibilizzazione al ruolo di docente di sostegno, percorso professionale, ma soprattutto umano che dovrebbe essere una scelta consapevole e volontaria, non un ripiego temporaneo in attesa di scalare le graduatorie. Quanto è fatto è fatto e lo si può solo condannare, poiché non è possibile riavvolgere la pellicola delle corbellerie inanellate, ma disponiamo di un presente appena sbocciato e di un futuro intonso, plasmabile, forgiabile, evidenza dell’opportunità di correggere l'errore per non rinnovarlo.

La restituzione delle ore di sostegno è il rimedio al dimezzamento deciso scriteriatamente. Ogni secondo che i nostri ragazzi trascorrono senza supervisione è una riprova di disumanità ed inciviltà. Ogni secondo trascorso ad ausiliari si partecipa attivamente alla loro progressione verso l’acculturamento, l’autonomia e la consapevolezza di capacità che posseggono, le quali per svilupparsi al meglio necessitano che venga loro concessa un unica risorsa, il tempo.

 

Foto: Machescuola/Flickr

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