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Social network, ansia e depressione. Tu quanti account hai?

I risultati di un nuovo studio sull'utilizzo dei social network hanno confermato la presenza di una solida relazione lineare tra il numero di piattaforme social utilizzate e l’insorgere di ansia e depressione.

di Gianluca Liva

Pochi anni dopo la loro nascita e diffusione le ripercussioni sulla nostra salute causate dell’uso dei social network non sono del tutto chiare. Se da una parte i social possono facilitare l’interazione positiva tra le persone, dall’altra i più importanti studi su larga scala suggeriscono un’associazione tra il tempo speso sui social media e l’insorgere di ansia e depressione. I motivi di questo fenomeno sono molteplici. Già nel 2013 alcuni ricercatori avevano suggerito una possibile causa, constatando come i maggiori utilizzatori dei social preferissero interagire con le persone via internet piuttosto che dal vivo.

Tre anni dopo un’altra indagine è giunta alla conclusione che l’esposizione frequente ai contenuti “perfetti” – ma del tutto irreali – che vengono caricati da molti utenti abbia conseguenze negative. La visione di una foto perfetta, con una posa perfetta, manifestazione di una vita felice genererebbe nell’osservatore una sensazione di esclusione sociale, frutto di una comparazione tra quanto espresso dalla fotografia e la propria realtà, apparentemente meno lieta.

Secondo una ricerca pubblicata a fine 2016 sulla rivista Computers in Human Behavior non sarebbe solo il tempo passato sui social network a essere fonte di ansia e depressione. Un ruolo fondamentale lo avrebbe anche il numero di account utilizzati. Chi, infatti, è connesso a più di sette account avrebbe una probabilità tre volte maggiore di sviluppare disturbi depressivi rispetto a coloro i quali adoperano una o due piattaforme.

Un team dell’Università di Pittsburgh ha sottoposto 1787 giovani americani, d’età compresa tra i 18 e i 32 anni, a un questionario per conoscere le abitudini sui social media e per constatare la presenza di sintomi di depressione o di ansia. I partecipanti sono stati reclutati dalla Growth for Knowledge (GfK), una società americana che si occupa di analisi di mercato, grazie a un metodo d’indagine basato su una selezione assolutamente casuale e di comprovata efficacia nell’ottenere un campione rappresentativo a livello nazionale.

La presenza di sintomi di depressione o ansia è stata misurata sulla base del sistema PROMIS (Patient-Reported Outcomes Measurement Information System), un metodo ormai diventato uno standard, messo a punto dalla National Institutes of Health Roadmap. Al contempo i partecipanti hanno indicato la quantità di tempo speso su ognuno degli undici social network più diffusi: Facebook, Twitter, Google+, Youtube, Linkedin, Instagram, Pinterest, Tumblr, Vine, Snapchat e Reddit. I ricercatori hanno tenuto in considerazione la presenza di variabili che avrebbero potuto influire sul risultato in fase di studio. Si tratta di covariate come il reddito annuo percepito, il titolo di studio, lo stato civile.

I risultati hanno confermato la presenza di una solida relazione lineare tra il numero di piattaforme social utilizzate e l’insorgere di ansia e depressione. I ricercatori hanno avanzato alcune ipotesi per capire la direzione di questa linearità. Potrebbe darsi, infatti, che un individuo già di per sé affetto da sindrome depressiva apra ogni account possibile per ricercare un conforto sociale altrimenti irraggiungibile. Oppure, al contrario, potrebbe anche essere che sia l’utilizzo di molti profili social a fare emergere uno stato psichico alterato. Ogni social, infatti, ha le sue regole non scritte e agli utenti viene richiesta una eccessiva capacità di multitasking che già in passato è stata associata a un impoverimento della salute mentale.

Il metodo d’indagine presenta dei limiti, secondo quanto dichiarato dagli stessi ricercatori. Innanzitutto la ricerca è stata condotta su un campione compreso tra i 19 e i 32 anni e i risultati non possono essere rappresentativi di popolazioni di fasce d’età diverse. Ancor più importante è il fatto che lo studio ha sì tenuto conto del tempo speso sui social network ma non del modo in cui essi vengono utilizzati. Tra la categoria dei top commenter e quella dei lurker (coloro i quali leggono i contenuti proposti da una comunità senza mai contribuire) c’è di mezzo un’ampissima gamma di variabili d’uso.

Nonostante queste limitazioni la relazione tra ansia e depressione e il numero di social network utilizzati appare evidente al punto che i ricercatori suggeriscono di considerare questa associazione a livello clinico, durante i colloqui privati con persone che soffrono di sindrome depressiva.

@gianlucaliva

Leggi anche: I social network incontrano la scuola

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.

 

Crediti immagine: Tanja Cappell, Flickr

 
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