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Sherlock Holmes, liberalizzazioni e benessere sociale

Se analizzate con metodo, si scopre che le liberalizzazioni in Italia e in Europa trasferiscono ricchezza e risorse dalle classi medie e basse, a favore di quelle più ricche e potenti.

La Standard & Poor’s ha tagliato il rating di mezza Europa. In particolare dell’Italia: due gradini. Lo fa contro ogni logica, con spread in calo, pareggio di bilancio raggiunto, debito pubblico bloccato, esportazioni in crescita alla cinese. Fa quel che non ha fatto con spread a 575 punti e debito lanciato al galoppo verso quota 2.000 miliardi. Lo fa senza essere seguita o preceduta dalle altre due grandi agenzie. Perché proprio all’Italia? Perché? E infatti l’Italia grida all’errore.

Ma non è un errore, forse vogliono convincere l’Europa che l’unica via è nei tagli allo stato sociale, nelle privatizzazioni, forse è di un attacco al lato debole dell’Europa, un lato che è troppo grande per essere salvato, che cadendo farebbe cadere tutta l’Europa e l’euro.

Molti elementi fanno ritenere che l’attacco all’Italia, tra l'altro, sia già fallito. Ora il governo italiano è composto da tecnici. Ma anche questo, come quelli degli altri paesi in difficoltà, sa solo tagliare pensioni, ridurre prestazioni della sanità, aumentare imposte. Intanto la BCE finanzia le banche. Così il governo italiano, e non solo lui (basti guardare la Grecia), sembra realizzare la minaccia evangelica: "A chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha".

Di recente hanno pubblicato la classifica della libertà economica degli stati del mondo. E il concetto di libertà economica si fa corrispondere a quello di maggiore sviluppo e ricchezza, ma, nei primi 20 tra i più liberi, c’è solo la Danimarca di quelli con maggiore diffusione di alto benessere. Svezia, Norvegia, Finlandia, Germania e Francia non fanno parte neppure dei primi venti. Pure sono tra i Paesi più solidi del continente e del mondo.

Il tasso di libertà economica, l’index of economic freedom, risulta da vari indici. Uno rileva la libertà fiscale, qualunque cosa sia. Ma va rilevato però che i paesi del nord Europa, tutti invidiabili, hanno una pressione fiscale tra le più alte al mondo e grande libertà economica. La Danimarca rientra pure nel gruppo dei primi venti.

La libertà di lavoro ha lo stesso peso della libertà di iniziativa o monetaria, ma non si sa se è limite alla libertà anche l’intervento programmatico dello Stato (molto accentuato in tutta Europa e specie nei paesi del nord). Quelli indicati come più ricchi e liberi.

Va considerato che un sondaggio della Confindustria italiana rileva che solo il 6,5% delle aziende indica tra gli ostacoli quelli sindacali (in contrasto con la classifica in esame), mentre il 50% indica la insufficienza di domanda o capitali, ovvero proprio i campi in cui all’Italia si riconosce il massimo di libertà, quello di scambio (87,1%) e quello monetario (82%) e quello di investimento (75%).

Ma non si rileva che la crisi, la lotta per la vita che molti (in Europa e nel mondo) combattono viene dall’eccesso di libertà economica in USA e in Gran Bretagna. L’attacco è all’Italia per costringere a curare la malattia da libertà economica con la libertà economica. L’Italia è troppo grande per essere “aiutata” come la Grecia, ma anche troppo grande per un abbandono. Il suo crollo trainerebbe tutta l’Europa.

Forse si tratta della rivoluzione profetizzata da Marx, solo che a farla, non sono i proletari "che non hanno nulla da perdere", ma i ricchi con tutto da guadagnare. E il governo italiano, sotto pressione, ha promesso di liberalizzare, di aumentare il grado di libertà economica. Ma sarà veramente un bene?

Sherlock Holmes, il re della logica, diceva che “Tolto tutto l’impossibile, quello che rimane è la verità. Per quanto appaia improbabile”. E l’idea di una rivoluzione dei ricchi appare molto improbabile. Vediamo i fatti nudi. Vogliono liberalizzare i trasporti con gare a cui potranno partecipare tutti. Tutti quelli che possono investire molti, ma molti milioni di euro. Come avvenuto per le liberalizzazioni di autostrade, linee aeree, ferrovie, beni immobili pubblici e poste.

Per liberalizzare i trasporti cittadini (non privatizzare), senza favorire i grandi e impoverire i piccoli, basta dare in concessione a chiunque compri un bus a venti posti una frazione di una linea. Il percorso così non verrebbe coperto da dieci grandi pullman, ma da venti pulmini da 20 posti. Così il costo per la P. A. diventa zero e, anzi, può incassare per le concessioni. Vi sarebbe una vera molteplicità di operatori. Questo sistema l’ho visto anche in città del Medio Oriente. E funzionava bene.

Invece i governi continuano a privatizzare quello che impoverisce la classe media e arricchisce i ricchissimi, a sanare i bilanci tagliando pensioni e prestazioni sanitarie, aumentando le imposte a chi ha poco e finanziando le banche. Realizzano il detto evangelico “a chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”.

Senza immaginare altro. E' possibile che nessun governo, in Italia, in Spagna, Portogallo o Grecia riesca a pensare solo ad aumentare le tasse sulla classe media? E' possibile che non ci riesca nessuno dei ministri, economisti e tecnici europei? Evidentemente no, non è possibile. E forse c'è un'altra spiegazione.

Facciamo il ragionamento semplice e logico del maestro della logica, Sherlock Holmes, che diceva: "Se si toglie tutto quello che è impossibile, quello che rimane è la verità. Per quanto possa apparire improbabile". Vediamo cosa c’è da togliere.

E' impossibile che i governi non sappiano copiare quello che di buono altri fanno.
E' impossibile che il Presidente della Banca d'Inghilterra non abbia capito l'inutilità e il danno di fiducia nel dire al mondo che aveva preparato un piano per il dopo euro. E' impossibile che non lo abbiano capito le grandi banche americane che l’hanno imitato. E' impossibile che la Standard & Poor's non abbia capito l'assurdità di dichiarare insicuro il credito verso la Francia o verso l'Austria (che è, tra l'altro, una delle casseforti del mondo).
 
E' impossibile che le agenzie di rating non avessero capito la crisi della Lehman. E' impossibile che le agenzie di rating non capiscano che se la Francia non merita la tripla A, gli Usa con il debito al 130% dovrebbero avere la tripla B come l'Italia. E' impossibile che la tripla A sia stata confermata alla Francia tre mesi fa con deficit e debito più alti e venga oggi negata in fase di miglioramento.
 
E' impossibile che per puro errore con la Grecia si siano ripetuti gli errori già fatti in tanti altri Stati e che hanno sempre portato ad un accentramento della ricchezza in poche mani e alla diffusione della miseria nella classe media (Reagan e Thatcher).
E' impossibile che tutti questi fatti siano scollegati e avvenuti per errori casuali.
 
Se togliamo tutto questo, che è impossibile, che resta? Che spiegazione resta? Si dice che tre indizi sono una prova: qui ne abbiamo a dozzine. Tutti indicano un settore degli Usa. La Standard & Poor’s è legata al partito repubblicano, il partito che preferiva il default degli Usa all’aumento delle imposte ai suoi benefattori.
 
Le agenzie di rating, come i giornalisti, non riferiscono l’opinione pubblica, la fanno.
Ora, se escludiamo l’impossibile, rimane solo l’attacco all’Europa, all’euro, al sistema sociale europeo per consentire ad un 1% di umani, che già possiede il 40% della ricchezza mondiale, di accentrare altra ricchezza. Ne hanno l’occasione (la crisi vera a metà), il mezzo (la finanza deregolata), il movente (40.000 miliardi di euro, ovvero 50.000 miliardi di dollari) sono un movente sufficiente per qualsiasi azione.

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