• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Sgarbi e l’allergia alle critiche

Sgarbi e l’allergia alle critiche

E’ consuetudine che l’anno nuovo si trascini per alcuni mesi gli effetti positivi o negativi dell’anno precedente. Questo 2009 sicuramente non farà eccezione. Un fatto recentemente accaduto mi ha molto colpito e in parte ricordato perchè tanto odio questa classe politica che decide del nostro futuro, si crede giustificata per ogni sbaglio (o crimine) che commette e protetta da qualsiasi critica o rimostranza. Di seguito vi propongo il video dell’incontro organizzato alla biblioteca “Franco La Rocca” di Agrigento, il 28 Dicembre 2008. Ospite dell’evento il sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi.

Definito da molti come “il più grande trasformista italiano“, per via della sua assurda carriera politica che lo ha visto al fianco del Partito Comunista, dell’Unione e ora nelle liste del Pdl, Vittorio Sgarbi riassume forse nella maniera più lapalissiana lo stato di salute delle istituzioni di questo paese. E’ ironico che un critico d’arte sia allergico alle critiche “politiche”, ma si sorride un pò meno quando si scoprono le vicende della sua vita. Nel 1996, dopo la sconfitta alle elezioni nella circoscrizione del Veneto.

Sgarbi furibondo, parlando degli elettori veneti, dichiarò: «Sono dei deficienti. Egoisti. Stronzi. Destrorsi. Unti. Razzisti. Evasori. Hanno scelto la Lega? Complimenti. Risultato: si ritrovano a essere governati dai meridionali democristiani e dai comunisti. Voglio fare un’Antilega al Sud, incitando i meridionali a non comprare più prodotti veneti. Questi qui ormai coltivano il razzismo puro. Questa gente non è stupida. È peggio: ignorante e plebea. Il concetto di fondo è: questi elettori sono tutti delle teste di cazzo».



La famosa proprietà lessicale del critico d’arte, più volte esibita in televisione con svariate liti a suon di insulti, iniziava a prendere forma già da allora. La vicenda che ho proposto, ripresa nel video girato ad Agrigento, ritrae un libero cittadino, indignato come molti in questo paese, che ha voluto esprimere il suo dissenso informando i presenti sul passato del sindaco di Salemi. Le forze dell’ordine sono intervenute e hanno bloccato questo ragazzo, impedendogli di raccontare in maniera chiara ciò che giustamente stava dicendo. Lo farò io per lui citando i procedimenti giudiziari a carico di Vittorio Sgarbi, liberamente accessibili su wikipedia.

  1. Il 7 aprile 1995 Vittorio Sgarbi lesse al TG5 una lettera sui «veri colpevoli» dell’assassinio di Don Pino Puglisi, non rilevando le generalità essendo priva di firma ma attribuita ad un sedicente amico del sacerdote assassinato; la missiva accusava come mandante il procuratore Caselli e come killer Leoluca Orlando. Per queste dichiarazioni Sgarbi è stato condannato per diffamazione in primo e secondo grado, ma è intervenuta la prescrizione prima della sentenza di Cassazione (salvato dalla campanella, come al solito).
  2. Nel 1996, con sentenza definitiva della Pretura di Venezia, è stato condannato a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per il reato di falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, per produzione di documenti falsi e assenteismo mentre era dipendente del Ministero dei Beni culturali, con la qualifica di funzionario ai Beni artistici e culturali del Veneto.
  3. Il 14 agosto 1998, dopo la morte di Luigi Lombardini, in un’intervista a Il Giornale ne attribuisce la responsabilità alle «inchieste politiche di Caselli [...] uomo di Violante», in quanto «il suicido di Lombardini ha evidenziato la natura esclusivamente politica dell’azione di Caselli e i suoi» che «impudentemente frugano nella sua tomba [...] sul suo cadavere»; il 17 agosto, ignorando i ringraziamenti dell’avvocato di Lombardini per la correttezza tenuta da Caselli nella conduzione dell’interrogatorio nonché il positivo pronunciamento del CSM in merito, ne chiede «l’immediato arresto» nonché la «sospensione dal servizio e dallo stipendio». Per queste affermazioni nel 1998 verrà condannato dalla Cassazione per diffamazione aggravata sulle indagini del pool antimafia di Palermo, guidato da Gian Carlo Caselli.

Alcuni individui, di fronte a quest’ultimo pronunciamento, hanno sostenuto che la condanna nei confronti di Sgarbi fosse sbagliata, in quanto egli stava esercitando il proprio diritto di critica. Fra questi difensori del critico d’arte troviamo Francesco Cossiga, Ettore Randazzo, Fabrizio Cicchitto e l’avvocato di Berlusconi, il buon Niccolò Ghedini.

Questa ricostruzione è stata contestata da Marco Travaglio, per il quale «criticare significa affermare che un’inchiesta è infondata, una sentenza è sbagliata. Ma sostenere che un PM e l’intera sua Procura sono al servizio di un partito, agiscono per finalità politiche, usano la mafia contro lo stato, non è criticare: è attribuire una serie di reati gravissimi, i più gravi che possa commettere un magistrato». La precisazione di Travaglio è stata doverosa e inequivocabile. Serve però evidenziare anche un altro fatto, quello che sta all’origine di questo articolo e che mi ha indignato. La carriera politica oramai è diventata un’armatura.

Gli agenti di polizia, svolgendo il loro lavoro, arrestano o immobilizzano i cittadini che sempre più disperati manifestano il loro dissenso, mentre i politici, ricoperti di marcio e di sentenze fino al collo, sono protetti dalle stesse forze dell’ordine che in un paese normale dovrebbero mobilitarsi per sbatterli al fresco. Dove sta la giustizia in tutto questo? Quanti pregiudicati dovranno ancora appropriarsi, grazie ad amicizie facoltose, di ruoli che decideranno se i nostri figli avranno borse di studio, “social card” o calci nel sedere? La Repubblica delle banane è sempre più vicina.

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares