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Israele e la “legittima” difesa

E’ davanti agli occhi di tutti ciò che sta accedendo nella striscia di Gaza. La violenza è l’unica lingua che gli uomini sanno parlare in queste terre, dove la vita ha perso ogni valore e significato. L’ora della retorica ha però fatto il suo tempo. Il mondo sembra impotente di fronte alle scelte di una forza militare che sta assediando un popolo di contadini e poveri, giustificando questa carneficina con l’esigenza di proteggere i propri confini e scovare i terroristi di Hamas.

I vertici delle nazioni più potenti della terra si guardano negli occhi, dispiacendosi per le vittime e auspicando la fine delle ostilità come se fosse una "perturbazione meteorologica" invece che una vergogna umana. E tutto ciò che possiamo fare come europei? Scuotere il capo per qualche settimana per poi lasciare tutto inalterato? Non è mia intenzione usare questo articolo per parlare di chi ha torto o di chi ha ragione. Sono finalità più adatte ai salotti televisivi dove ci si schiera da una parte o dall’altra e ci si attacca senza trovare alcuna soluzione. Ciò che mi preme esternare è un senso di assoluta vergogna per l’incapacità del mio paese, e dell’Europa stessa, nell’intervenire per trovare immediate soluzioni per cessare questo massacro.


Israele ha certamente perso il senno, come documentato anche nella giornata di ieri quando gli elicotteri israeliani hanno bombardato la sede dell’ONU, il palazzo dei media e l’ospedale di Al-Quds. E’ una rabbia cieca quella di questo paese, sopita per qualche mese durante i futili tentativi di una tregua. Era solo lo scorso luglio quando si parlava di una pace ormai vicina. I leader dell’ANP e di Israele erano a Parigi in un clima disteso per siglare la nascita dell’Unione per il Mediterraneo. Il presidente francese, orgoglioso di ospitare i due leader, annunciava allora: «Farò di tutto perché la Ue si impegni per il processo di pace in Medio Oriente, visto che non è stata abbastanza presente politicamente finora. La Francia che non fa niente tradisce i suoi ideali, la Francia che si assume rischi è fedele a se stessa. Il rischio maggiore è non fare niente per il Medio Oriente, esasperando i popoli e accrescendo la tensione».

Belle parole, ma i fatti? Più di mille morti in poche settimane di attacchi israeliani, quasi tutti civili. Un terzo sono bambini. Cosa ha fatto l’Europa? Israele e la sua politica sono tutelate dall’opinione pubblica e dai vertici internazionali. Qualunque critica espressa nei suoi confronti viene giudicata a favore del terrorismo islamico e screditata. Perfino il Presidente della Camera Gianfranco Fini legittima Israele, prendendo sempre di più le distanza dalle idee fasciste del suo ormai defunto partito. Gli stati delle Nazioni Unite sembrano dubitare sulla necessità di imporre un "cessate il fuoco", anche con l’invio di una forza speciale di pace, forse in virtù del fatto che difendere Israele significa difendere l’Europa stessa, artefice della creazione di questo stato che ha dato origine a decenni di guerra e decine di migliaia di morti.

La netta supremazia militare di Israele non deve essere una giustificazione per le sproporzionate risposte armate che attua su Gaza, ma bensì una maggior responsabilità nel valutare i danni che causa con le sue armi. La verità è che la nostra inefficienza ci rende tutti responsabili di questo massacro.

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