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Segregazioni neocoloniali nell’Italia del pacchetto sicurezza

Da ieri è stata attivata a Foggia la doppia linea dell’autobus numero 24, una riservata ai "cittadini", l’altra agli "immigrati", giustificata per ragioni di "comodità" e "di ordine pubblico".

Da ieri è stata attivata a Foggia la doppia linea dell’autobus numero 24, una riservata ai "cittadini", l’altra agli "immigrati", giustificata per ragioni di "comodità" e "di ordine pubblico". Mi colpisce che (ancora una volta), nelle tante prese di posizione critiche, venga frequentemente evocato l’apartheid sudafricano o il regime segregazionista contro il quale si ribellarono negli Stati Uniti Rosa Parks ed altr* afroamerican*, (con titoli invero fortemente suggestivi e dunque efficaci come un bus di colore viola) ma mai il regime coloniale italiano, che pure attuò (soprattutto a partire dalla guerra d’Etiopia e la fondazione dell’impero) una forma di segregazione razziale che non ha paragoni nell’Africa coloniale (se non appunto nell’esperienza dell’apartheid sudafricano).

Si pensi all’istituzione di tutta una serie di provvedimenti che impongono la separazione tra "le due razze" (sempre per ragioni "di ordine pubblico e di igiene"), imponendo agli "indigeni" di risiedere in quartieri diversi da quelli degli "italiani", (allo scopo le case e i negozi dei nativi in prossimità dei quartieri "bianchi" vennero espropriati), il divieto d’accesso per gli indigeni a uffici e luoghi della zona "bianca" e l’utilizzo degli stessi mezzi di trasporto, la costruzione di sale cinematografiche separate, l’assoluto divieto di rapporti sessuali interraziali. Il culmine sarà raggiunto con l’introduzione, nel 1939, del reato di "lesione del prestigio di razza", che colpisce chiunque, bianco o "negro", agisca in modo da sminuire o ledere il prestigio della razza "dominatrice" (rinvio qui per un quadro più dettagliato).



Colgo, in questa difficoltà ad usare, per descrivere o contrastare il nostro presente, metafore o immagini che rinviano al passato coloniale italiano, un sintomo dell’efficacia persistente del mito degli italiani brava gente. A più di trent’anni dai primi volumi di Angelo del Boca sull’impresa coloniale italiana (1976), oblio, cancellazione, rimozione sono i termini che ancora meglio descrivono il nostro rapporto con il (nostro) passato. Eppure nell’Italia del cosiddetto pacchetto sicurezza (più precisamente legge sulla sicurezza n.733, e rinvio alla puntuale analisi di Sergio Bontempelli), ci sarebbe veramente bisogno di una maggiore consapevolezza storica (e politica).

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