Se a portare la legalità sono gli immigrati
Riporto un caso di cronaca passato poco osservato, che dà un'idea dei paradossi italiani odierni.

Messina, quartiere Bisconte. Un quartiere non facile, povero e malfamato. Su decisione della prefettura, tra qualche settimana riaprirà la caserma Gasparro al fine di accogliere alcuni migranti salvati nell'operazione Mare Nostrum.
La notte del 4 settembre, un’auto con una tanica di carburante a bordo è stata lanciata contro la caserma. Subito dopo sono anche stati sparati 5 colpi di pistola contro l’auto che si è incendiata.
Secondo la polizia, l'ipotesi più accreditata del gesto è quella di "un'intimidazione per far desistere le istituzioni dal portare nella caserma i profughi: con la presenza delle forze dell'ordine i criminali non riescono a organizzare lo spaccio di droga".
Sembra quasi una notizia comica-grottesca, che potrebbe benissimo essere tratta da uno sketch di Cetto Laqualunque o di Maurizio Crozza/Padrino (“Minchia, non si può spacciare più in santa pace per colpa di sti negri! Questo non è un paese civile!”), invece è una paradossale realtà.
Fatte le dovute differenze con le esemplari rivolte di Castelvolturno e Rosarno (in questo caso gli immigrati non sono ancora arrivati), appare ancora più paradossale il fatto che per garantire la legalità e il controllo di un territorio serva la presenza - anche solo annunciata e temporanea - dei migranti. Come a dire: lo spaccio di droga, le famiglie rovinate, i tossicodipendenti, i morti, la mafia non sono un problema; i migranti sì.
A questo punto, da cittadino messinese e italiano, un po' per provocazione, un po' per schierarmi come sempre contro la mafia e il malaffare, mi auguro che i migranti vengano accolti in tutti i quartieri malfamati di Messina e d'Italia. Magari sarà la volta buona che gli africani salvino Quarto Oggiaro, che i palestinesi cambino Scampia, che i siriani risveglino Zen, che l'Italia diventi più giusta.
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