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Se Beppe Grillo guadagna troppo...

Impazza la polemica sulle pagine del blog del comico genovese, a causa dell'audace intervento di un utente. Ma il dibattito investe questioni più profonde.

Una gazzarra mediatica in piena regola, suscitata da Costantino F., autore di un post apparso sul blog di Beppe Grillo, il comico genovese da anni in prima linea nella lotta ai soprusi della classe dirigente ed ispiratore del "Movimento Cinquestelle".

La considerazione del giovane autore, di cui ignoriamo provenienza ed estrazione, è di quelle che non passano inosservate: parlare di ricchezza sul blog più frequentato d'Italia sortisce sicuramente qualche effetto. Soprattutto se il blog in questione è quello di un bravo comico che riempie i Palasport di tutta Italia con i suoi spettacoli da 25 euro a biglietto.

E' un po' il parlare di corda a casa dell'impiccato: Costantino si scaglia contro le competenze, le bravure che giustificherebbero una differenza reddituale a favore di taluni privilegiati. Le argomentazioni rette per anni dal governo Berlusconi, a sostegno di una meritocrazia da stato sociale che non si è mai realizzata, non sono considerate valide dall'autore del post: dare a tutti le stesse possibilità, ma saranno solo i migliori ad emergere. A giudicare dallo stato in cui versa la nostra povera nazione, vien quasi da sorridere a leggere certi proclami.

Certo, in questo duro giudizio avrà pesato anche il fatto che la meritocrazia berlusconiana si guadagna non certo negli istituti di alta cultura e nelle accademie.

Rincara la dose, Costantino: per ogni nuovo ricco ci saranno nuovi poveri, cita la Bibbia ed il famoso cammello che passa per la cruna dell'ago nonostante le gobbe, a scapito del ricco che non vedrà il regno dei Cieli. In Vaticano stanno già preparando un comunicato ufficiale che rettifica Matteo 19:24.

Ma è il "popolo di Internet" a decretare il successo del pensiero di Costantino.

L'utente Davi attacca i fan di Grillo, colpevoli di far parte della schiera dei radical chic, altri (un moderatore del sito sotto mentite spoglie?) attaccano l'autore, colpevole di qualunquismo. Per la prossima edizione del De Mauro, ho proposto all'autore un'ulteriore accezione del termine "qualunquista", che suona press'a poco "dicesi di soggetto che esprime le proprie opinioni, maggioritarie nel sentire comune, ma abbastanza scomode per poter essere lasciate espresse senza argomenti a contrario da parte dell'intellettualoide." 

Mario,di Massa Carrara, consiglia a Costantino di andare a lavorare perché i soldi sono potere e questo "logora chi non C'E l'ha". Costantino andrà a lavoro, Mario a ripetizioni di grammatica, magari per permettere ad un laureato di guadagnarsi i soldi (rigorosamente in nero, perché contribuire ad uno stato che non prevede tutela?) per una pizza al sabato sera. D'altronde, sempre secondo il toscanaccio, c'è chi viene al mondo per comandare e chi per essere comandato, in un pensiero di rarissimo acume egalitario in ossequio alla tradizione democratica.

I commenti si sprecano: chi attacca Grillo, chi lo difende, chi è con Costantino, chi è contro. Una dialettica tutto sommato condivisibile in uno scambio di idee che non può non dividere un popolo eterogeneo come quello di Internet.

Non è compito nostro definire la giustizia della ricchezza o l'ingiustizia della povertà. E' sicuramente lecito chiedersi se gli sprechi del pubblico (indennità parlamentari, sprechi sanitari, infrastrutture inutili) possano essere utilizzati in maniera più consona, in modo da permettere un miglioramento globale delle condizioni di vita del popolo sovrano. E' lecito chiedersi se un Marchionne debba guadagnare migliaia di euro per far da manager ad un'azienda che piange miseria per ottenere sovvenzioni statali. Ed è ancora lecito domandarsi se può permettersi di parlare di economia, ricattando masse di operai da ridurre alla fame.

La ricchezza e la povertà non costituiscono problema alcuno: credo che a nessuno di noi interessi guadagnare duemila euro al mese, se ne bastassero cento ad adempiere a tutte le necessità che possono presentarsi. La ricchezza del terzo millennio, per come è concepita, è il dare valore a qualcosa che non ne ha (o che ha un valore effettivo inferiore a quello nominale, o di scambio). 

Non serve adeguare gli stipendi al costo della vita, serve adeguare il costo della vita agli stipendi.

E' un mondo finto, fittizio che presto giungerà all'inevitabile collasso. E magari ripartiremo dall'economia del baratto. E allora, quando arriverà la vera fame, chi vorrà scambiare una pagnotta da un chilogrammo con un biglietto da cento euro?

Buon appetito...

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