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Scuola: la riforma che nessuno chiede

Sulla questione della “riforma Gelmini” ci sarebbe poco da dire: ci sono solo tagli e nessun progetto che renda la scuola più utile alla società.

 

Secondo me, la scuola dell’obbligo dovrebbe durare due anni in più, seguita da 3 anni di liceo con i vari indirizzi.

Il compito della scuola dell’obbligo non dovrebbe essere selettivo, ma quello di formare cittadini consapevoli, informati della nostra storia recente, con particolare riferimento alla nostra Costituzione, conoscitori delle regole della politica e delle leggi elettorali, formati scientificamente sulla sessualità e la corretta alimentazione, educati al rispetto dell’ambiente.

Questa, con testi e programmi adeguati, dovrebbe essere la cultura e la formazione di base offerta a tutti i giovani italiani, all’interno di un sistema nuovo di gestire la scuola, che deve essere quello dell’autogestione a cui partecipano i professori, gli studenti, i genitori, con completa autonomia didattica e amministrativa.

Una scuola vissuta molto diversamente, aperta ai genitori, e al quartiere anche nelle ore pomeridiane, con l’attività di ginnastica solo in quelle ore (e mai di mattina), aperta ad esperti e studiosi che tengono conferenze sui temi richiesti dagli studenti. Insomma una scuola viva, partecipata, sburocratizzata e punto di riferimento del quartiere.

Il movimento dei professori e dei precari sarà perdente se non è capace di portare avanti un progetto alternativo alla “ghigliottina Gelmini” e deve chiamare anche gli studenti a battersi per una scuola dell’obbligo radicalmente diversa.

La selezione, per inclinazioni personali, attitudinali, per capacità, per profitto, avverrà comunque, ma con il vantaggio di scegliere un indirizzo di studi con una maggiore maturità e consapevolezza data da due anni in più.

Il potere economico, quello politico, quello religioso, hanno bisogno di molti sudditi ignoranti e obbedienti, solo una grande riforma della scuola dell’obbligo può infastidirli, formando persone informate, consapevoli, che hanno appreso la cosa più importante: che la democrazia è partecipazione e autogestione. 

 

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