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Scuola: gli impegni dei docenti e gli altri inutili obblighi

Da anni, l’attività scolastica impegna tutto il suo personale nel corso dei 12 mesi dell’anno. In particolar modo, il luogo comune che accreditava agli insegnanti circa tre mesi di vacanze era e rimane, ancor più di ieri, pura mitologia.

In quasi tutti gli ordini e gradi della scuola, in particolar modo nelle secondarie, dal primo settembre al 30 giugno vi sono una serie di attività connesse all’insegnamento e alla programmazione che vanno ben oltre il semplice orario di lezioni. Ma non manca anche l’impegno per gli Esami di Stato e i corsi di recupero che impegnano i docenti oltre la metà di luglio. Infine nell’ultima settimana di agosto in tutte le secondarie superiori si rientra nelle aule scolastiche per il superamento dei debiti scolastici (sospensione del giudizio di giugno), che comporta prove d’esami, valutazioni e consigli di classe.

Non di rado, capita che non vi sia neppure il tempo sufficiente per consentire al personale della scuola di usufruire delle ferie annuali!

Tutto questo impegno rientra nel profilo delle attività del docente, che oltre alle ore d’insegnamento, prevede altre ottanta ore di attività funzionali all’insegnamento per attività connesse alla partecipazione agli organi collegiali, alla programmazione delle attività didattiche e a tutte le attività di valutazione connesse all’insegnamento. Inoltre c’è da precisare, che nel conteggio delle ore non vengono calcolate tutte le ore di lavoro del docente, svolto a casa, per la preparazione delle lezioni, per l’aggiornamento e in modo particolare per la correzione dei compiti scritti.

Tutta questa lunga premessa è stata indispensabile per affrontare, fuori dalle mura scolastiche, l’annoso e mai risolto problema che riguarda quelle attività di non insegnamento, che ricadrebbero nelle prime 40 ore, connesse alla programmazione e alla verifica delle attività scolastiche.

Alcuni zelanti dirigenti scolastici dell’ultima generazione hanno interpretato, erroneamente, che l’intero mese di giugno, dopo la conclusione delle lezioni e la prima metà di settembre, prima dell’inizio delle lezioni, i docenti devono essere impegnati quotidianamente per verificare e programmare per l’intero anno scolastico (sic!), dimenticando che le ore annuali previste per queste attività dagli ultimi contratti di lavoro, prevedono solo 40 ore, dopo di che ogni altra attività va remunerata, perché si configura come straordinario.

Alcuni dirigenti giustificano, erroneamente, quest’impegno imposto ai loro docenti, asserendo che costoro fino al 30 giugno e dal primo settembre in poi stanno in servizio (sic!) e quindi ogni impegno imposto è legale. Diversamente, c’è da obiettare che la funzione docente è stata sempre subordinata all’insegnamento e quindi alle attività con gli alunni, con l’integrazione di annesse funzioni di non insegnamento, che il legislatore ha quantificato e determinato con precisione.

Se fosse vera l’interpretazione di questi dirigenti, i corsi di recupero estivi non dovrebbero essere retribuiti, in quanto si configurerebbero come normale attività d’insegnamento, dopo la conclusione delle lezioni; allo stesso modo non dovrebbero essere retribuiti i commissari d’esami, che notoriamente svolgono la loro attività tra giugno e luglio.

Tutto ciò, per sottolineare che ritornare a scuola per compilare schede e scartoffie varie di nessun valore concreto, ma utili solo per giustificare un prolungato e inutile servizio, è un dispendio irritante di risorse umane e professionali, oltre ad essere palesemente illegale.

Ritengo che la questione meriti qualche ulteriore considerazione. In primo luogo verificare per intere giornate, quando ormai le lezioni sono terminate, è una semplice perdita di tempo, ma ancor di più programmare attività scolastiche, quando ancora non sono iniziate le lezioni a settembre, è uno sperpero inutile di energie e un lavoro fine a se stesso, perché tutto quello che il docente deve fare è sempre e unicamente in rapporto ad un alunno e ad una classe concreta con la quale sta operando e mai con entità astratte o addirittura, nel caso di docenti trasferiti, con ipotetiche situazioni tutte da delineare.

Ciò che i programmi prescrivono per ogni classe e per ogni disciplina, è un qualcosa che ogni docente deve conoscere a priori; adeguarli alle esigenze e i ritmi d’apprendimento dei suoi alunni, è qualcosa che può individuare e programmare solo nel momento che sta facendo lezione concretamente. Quindi, per logica e per disposizioni ministeriali, cavillare, prevedere moduli d’insegnamento e relativi contenuti per l’intero anno scolastico, ancor prima che questo sia iniziato è un’artificio che alcuni dirigenti pongono in essere, solo per paura di non poter dimostrare come hanno impegnato i docenti nei periodi di sospensione delle lezioni, a causa di un’errata interpretazione delle disposizioni ministeriali. Viceversa si potrebbe e dovrebbe dedicare qualche lezione in più a quegli alunni che presentano carenze, per aiutarli a recuperare le proprie lacune, esonerando le famiglie ad incrementare il mercato delle lezioni private.

Nell’ambito della ristrutturazione dei tempi scolatici e dei suoi relativi ritmi, il Ministero dovrebbe rideterminare una volta per sempre l’inizio dell’anno scolastico per tutto il territorio nazionale, eliminando quelle diversità legate ad una discutibile concezione dell’autonomia, conferita alle regioni e ai singoli Istituti scolastici che, invece, dovrebbe essere interpretata come facoltà offerta alle singole scuole a sperimentare percorsi didattici equivalenti nell’ambito di ogni disciplina, con relative prove di valutazione in itinere, invece di imporre alle “autonomie scolastiche” quelle assurdità chiamate prove “invalsi". 

 

Foto: Alessio/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.202) 17 settembre 2013 11:33

    Un paio di idee per utilizzare meglio tutto questo tempo in cui i docenti sono sfruttati.
    1) Ri-insegnamogli a leggere. L’80% dei docenti non ha più toccato un libro da quando ha finito l’università, vent’anni fa. A questo punto sono analfabeti di ritorno.
    2) Una volta che hanno ri-imparato a leggere, mettiamogli in mano qualche libro di storia della pedagogia. Scopriranno tra l’altro di insegnare in una scuola in cui uno dei fini principali è di evitare che i ragazzini leggano libri sulla Rivoluzione Francese. O che leggano in generale.
    3) Tre quarti del tempo-docente è dedicato a riunioni, correzione di inutili compiti in classe, aggiornamenti sui programmini da mentecatti con cui rincoglionire gli studenti l’anno successivo. Liberiamo questi docenti! Facciamoli uscire dai loro buchi, dalle aule professori soffocanti, dalle sale riunioni in cui sono prigionieri! Facciamogli sgranchire un po’ i muscoli! Ci sono lavoretti per muratori, elettricisti, idraulici, imbianchini...in almeno il 70% delle scuole. I nostri docenti non hanno le qualifiche professionali richieste per la riparazione delle scuole? Suvvia, come hobbisti dilettanti potrebbero fare meraviglie. E fare disastri come quelli che fanno ogni mattina, per 9, 10, 14 mesi all’anno, bhè, sarebbe veramente difficile.

  • Di (---.---.---.81) 17 settembre 2013 12:35

    Concordo pienamente . Una riflessione ,però : forse sarebbe meglio avere meno insegnanti più pagati ,meglio motivati e bene selezionati ?

  • Di (---.---.---.46) 23 gennaio 2014 12:00

    Scusate ma vi siete mai posti il problena degli assistenti amministrativi che sono sempre meno come numero ed hanno sempre più incombenze e devo essere di supporto ai docenti che non SONO L’UNICA FIGURA DELLA SCUOLA !!! ???? E SE NON E’ CHIARO A TUTTI ,NELLE SEGRETERIE IN ESTATE SI DEVE LAVORARE TANTO QUANTO SE NON DI PIù, DEL PERIODOM SCOLASTICO . !!!
    SEMPRE DUE PESI DUE MISURE BASTA!

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