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 Home page > Attualità > Politica > Scontro Fini- Berlusconi: chi è alle corde?

Scontro Fini- Berlusconi: chi è alle corde?

Vogliamo immaginare la battaglia tra Fini e Berlusconi come un incontro di pugilato

Non è difficile. I due ormai da un bel po’ si scambiano colpi.

L’arbitro di uno scontro come questo ci sarebbe ed è la cosidetta opinione pubblica.

Ma è come se non ci fosse.

Perchè un arbitro è per definizione imparziale, mentre tutti noi che assistiamo al combattimento, abbiamo un pregiudizio, positivo o negativo, nei confronti di uno dei due contendenti.

Diciamo subito  che io penso malissimo di Berlusconi. Per i soliti motivi ( conflitto di interesse, leggi ad personam) che inducono milioni di italiani a diffidare di lui.

Avevo invece apprezzato le uscite di Fini.

Ritengo che il primo problema di questo paese sia la legalità e che una rinascita sia impensabile se prima non vengono avviate azioni efficaci nei confronti della malavita organizzata, che controlla larghe fette di territorio, della corruzione, dell'evasione fiscale, dei reati societari.

Vedevo quindi positivamente l'affermarsi di una destra pronta ad affrontare questa partita con decisione, destra che sembrava aver trovato il suo paladino nel Presidente della Camera.

Detto questo, cioè confessata la mia disistima nei confronti del premier e il mio apprezzamento per le uscite, ancorché tardive, del presidente della Camera, devo dire che secondo me Fini ha perso il primo round, quello che si è chiuso sabato.

Ma non ha perso ko.

Ha rimediato un occhio nero ed è scivolato sul tappetino, rialzandosi però addirittura prima che iniziasse il conteggio.

Prima di scivolare però ha piazzato alcuni colpi che potrebbero fargli vincere l'incontro o farglielo concludere in parità.

E il colpo più grave che ha inferto al suo nemico sta proprio nella promessa di dimissioni con la quale ha concluso il suo discorso.

"Se mio cognato risulterà padrone dell'appartamento, lascerò la Presidenza della Camera" ha detto.

Si fosse dimesso sabato sera stessa, c'è da credere che ieri Feltri e Belpietro avrebbero cantato vittoria.

Ma sarebbe stata una vittoria di Pirro.

Subito dopo avrebbero dovuto spiegare alla maggioranza del paese come è possibile un doppiopesismo così spericolato come quello che hanno praticato in questi mesi.

Da una parte c'è chi

- si è impadronito di un'azienda come la Mondadori grazie ai "servizi" di un avvocato corruttore e di un giudice corrotto,

- ha ospitato un mafioso per anni

- ha come suo braccio destro un condannato in appello per mafia

- è rinviato a giudizio per corruzione (processo Mills) e per frode fiscale (Mediatrade)

Dall'altra parte c'è chi:

- non ha ancora ricevuto un avviso di garanzia

- non ha toccato soldi pubblici

- ha (forse) venduto sottocosto un appartamento ad un cognato.

Per me chiedere di andarsene a tutti e due va bene, intendiamoci, anche le imprudenze si pagano quando si occupano posizioni di un certo livello.

Chiedere di andarsene solo al secondo è semplicemente ridicolo.

E dimostra una logica che mi è ben presente che è questa: per un tifoso di Berlusconi l'importante è dimostrare che, bene o male, poco o tanto, sono tutti ladri. Allora tanto vale tenerci come premier il "ladro" dotato di maggiore carisma.

Per tutti gli altri i ladri sono ladri e basta. Non c'è carisma o abilità politica che tenga.

Prima di ogni altra cosa chi ambisce a governare il paese deve dimostrare di essere una persona per bene.

Sono, siamo degli illusi noi che la pensiamo così? Lo hanno detto in molti in questo periodo. Si vedrà.  

Siamo ancora un paese democratico e alla fine su questa cosa si andrà alla conta inevitabilmente.

Come andrà a finire il duello?

Dipende dal numero di quelli che, un po' per cinismo, un po' per disincanto, un po' perché gli conviene, penseranno che vale la pena di tenersi il "ladro" dotato di carisma perché tanto sono tutti ladri e a questa condizione, quanto meno nel nostro paese, non c'è rimedio.

Se il numero di coloro che la pensano così sarà superiore al numero di quelli che si ostinano a vagheggiare l'arrivo di una classe politica per bene (di destra di sinistra o di centro non importa) Berlusconi vincerà l'incontro.

Sennò si aprirà una nuova fase. E inizierà la fine del berlusconismo (anche se non è detto che Fini riuscirà a sopravvivergli politicamente).

Cosa accadrà?

Lo scopriremo vivendo... Ma ci basteranno pochi mesi per sapere come andrà a finire il match. Per il momento vedo solo una leggera scivolata del campione... più alto.

Sarà interessante anche vedere come si muoverà la Lega che alla fine del secolo scorso, sembrava avere a cuore la battaglia per la legalità ( v.sotto la prima pagina della Padania, all'epoca in cui le domande a B. le facevano anche loro).

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.37) 27 settembre 2010 11:25

    Bellissimo post, condivido in pieno. Ma spero proprio tanto che Fini non cada, che riesca a sopravvivere, o meglio a vivere.

  • Di (---.---.---.38) 27 settembre 2010 14:19

    La Padania dopo aver ottenuto il federalismo fiscale manderà a quel paese anche il premier che

    ormai gli sta stretto sono troppe le mancanze vedi le promesse che il buon 75% non sono state mantenute e poi la crisi economica continua integerrima a galoppare con il meno e non con il più quindi ulteriori chiusure delle fabbriche al nord e al sud senza parlare di napoli con l’immondizia che ogni anno assilla tutta l’ITALIA che e arcistufa di questo andamento brutale di
    profitti e promesse nascoste e mai rivelate in parlamento di cui chiedo che lo stesso nelle fasi di discussioni deve essere trasmesso al popolo sovrano che ne à pieno diritto di vedere i comportamenti di tutti i partiti che ci rappresentano alle votazioni obbligatoriamente 
    fatte vedere in televisione naturalmente in RAI OVE SI PAGANO fior fiori di soldi pagati da noi e non deve esistere ne la fiducia ne il voto segreto perché in democrazia non esiste segreti visto che si parla di programmi ed al futuro del paese.
  • Di Gabriele Bariletti (---.---.---.86) 27 settembre 2010 15:44
    Gabriele Bariletti

    Intanto complimenti per l’articolo del quale condivido sia la evidente speranza che la analisi condotta con criteri di sano pragmatismo.


    Vorrei però uscire proprio dalla visione obbiettiva della realtà italiana per acceder al mondo onirico di quello che potremmo essere se divenissimo un paese normale.

    Uno degli argomenti dei berluscones riguardo alla necessità delle dimissioni per Fini è che un Ministro, mi sembra svedese, ebbe a dimettersi per avere acquistato con i soldi dello Stato un scatola di sigari. Questo significherebbe che anche quello che dovesse apparire un peccato veniale sarebbe meritevole della massima sanzione politica se commesso da colui che dovrebbe rappresentare un modello per la società, come un uomo di Stato, appunto.

    La cosa che sfugge a chi svolge un siffatto ragionamento sta proprio nella diversa lunghezza d’onda alla quale avvengono determinati fenomeni in Italia (Paese cattolico, incline al perdono mediante la confessione auricolare segreta dei propri peccati ad un proprio simile, il prete) e in Svezia (Paese luterano ove i credenti hanno la certezza di essere costantemente posti sotto l’occhio vigile dell’Eterno che li giudica attraverso l’arbitrato implacabile della loro coscienza).

    E’ quindi anche empiricamente evidente quale diverso grado di ponderatezza e di serietà venga posto nel decidere di compiere determinate azioni dagli abitanti in genere delle due Nazioni. E così anche dai loro rappresentanti parlamentari o dai membri dei due diversi esecutivi. E’ tanta e tale quella differenza che in Svezia la malversazione dei soldi comuni per l’acquisto privato di un scatola di sigari è da tutti accettata come ragione oggettiva di grave scandalo incompatibile con l’amministrazione della res publica (pur trovandoci in una Monarchia Costituzionale).

    E’ possibile fare un paragone con la nostra Patria per vedere cosa venga ritenuto degno di offerta delle proprie dimissioni, in quanto a fatto esemplarmente inescusabile o a condotta così lacunosa da non essere in grado di poterla perpetuare, da parte dell’autore della stessa?

    Il primo esempio che mi viene alla mente è quello delle dimissioni di Francesco Cossiga da Ministro dell’Interno, all’indomani dell’omicidio di Aldo Moro.

    Vorrei prenderlo per buono e confrontarlo con il caso della Svezia.

    Stesso livello soggettivo di senso dello Stato da parte del Ministro Nordico e da parte del nostro compianto Presidente emerito. Attenzione: Stesso livello soggettivo, ho detto. I fatti oggettivi che fecero scattare il relativo "senso di resipiscenza" sono anche a giudizio di uno sprovveduto assai diversi.

    Da una parte l’acquisto di una scatola di sigari; dall’altro l’uccisione della scorta del Presidente del primo partito italiano, il processo contro di lui perpetrato da una organizzazione, certamente criminale, i cui contorni politico-ideali e le cui eso-strumentalizzazioni sono ancora tutt’altro che definibili con certezza, il ricatto allo Stato, l’incapacità di gestire l’affaire come il buonsenso, la maggioranza dei cittadini, il povero Aldo Moro e finanche l’indiscussa autorità morale di Paolo VI a gran voce richiedevano, infine l’assassinio della vittima innocente da parte degli allora invitti nemici dello Stato.

    Potremmo parlare di una diversa sensibilità da attribuire ai campioni dei due differenti universi: il Ministro svedese e il Ministro italiano. Estremamente acuta quella dello svedese, estremamente ottusa quella dell’italiano. Ma anche dovremmo parlare di una diversa sensibilità da parte degli amministrati: gli Svedesi e gli Italiani.

    Quello che porta entrambi alle dimissioni è un invincibile impulso dell’animo ad agire; appunto l’aspetto soggettivo che accomuna. Quello che è abissalmente differente è la diversa tenacia dei freni inibitori del suddetto stimolo. Evanescenti in Svezia, estremamente efficaci in Italia.

    +++

    Ma allora, preso atto delle differenze, non sa di strumentalità pretendere da Fini un comportamento di tipo svedese... anzi no, addirittura da Lappone, o meglio da Islandese o da esploratore dell’Artide, quando per l’universo mondo degli amministrati d’Italia e dei beneamati Amministratori del nostro Stato, in primis del primo Ministro in carica, si indulge ad una tolleranza che definire da suburra levantina fa torto a codeste mirabili istituzioni mediorientali ?

    Detto in altri termini, sembrerebbe quasi che da parte di coloro che strillano come vergini, profanate contro il loro volere, alla immoralità del Presidente della Camera, che ancora non si è dimesso, perché il Ministro di uno Stato da operetta dei Caraibi impegna la propria parola e il proprio onore - in assenza di riscontri concreti - a propalare un quid peraltro assolutamente legale per le norme di quello Stato (e anche del nostro), come la proprietà di una società ontologicamente anonima in testa ad un certo cognato, dicevo, sembrerebbe quasi che da parte di queste vergini offese (direttori di giornali di famiglia e famigli del presidente del consiglio), sfugga completamente il senso di una illuminante parabola di Cristo.

    Un debitore doveva al proprio signore una somma cospicua, non potendola pagare, implorò il creditore per una dilazione. Questi impietositosi gliela condonò in toto. Il debitore allora, ma questa volta quale creditore di una cifra irrisoria da parte di un suo sottoposto, ingrato, si recò da quello minacciandolo se non avesse immediatamente esatto il suo debito. Il perfido creditore - sa va sans dire - fu condannato dal suo signore che in prima istanza tanto indulgente con lui era stato.

    Traduco: il perfido sono le prefiche di Berlusconi; il suo grande debito corrisponde al debito che il Divo Silvio ha con i tribunali; il signore benevolo dovrebbe essere il popolo italiano; il secondo debitore è il Presidente della Camera ed il suo debito la propalazione del Ministro Francis relativa all’intestazione di una offshore a Messier Tulliani (le colpe dei padri ricadranno sui figli, la nozione veterotestamentaria. Nemmeno in una giustizia informata alla "legge del taglione" si fa riferimento alle colpe dei cognati ricadenti sui loro cognati, ma tant’è). 

    Questa parabola, anche nella sua attualizzazione, conserva ancora intero l’intento parenetico, di esortazione al bene, al miglioramento di se stessi, alla propria Jihad interiore e in quanto popolo. La parabola di Cristo, e l’episodio di cui stiamo parlando, dimostrano quanto il nostro popolo purtroppo sia lontano da quelle minime attribuzioni di sensibile oggettività e onore del vero a cui l’iniziatore della nostra religione - Gesù - vorrebbe richiamarci.

    Quindi, nella attualizzazione della parabola, il signore che giudica, non è il popolo italiano. Forse sarà la Storia... Che spesso però interviene in ritardo rispetto agli eventi.

    +++

    Proprio per queste anomalie Fini deve resistere dal rassegnare le proprie dimissioni, anzi deve trovare nella propria coscienza la forza di spingere se stesso e i suoi estimatori a lottare e a portare avanti il buon combattimento che " libera nos a malo", che ci liberi dal male, dall’origine di quel male morale del popolo, che dura incontrastato in Italia da quasi un ventennio e che si incarna ottimamente nella persona del Satrapo Levantino insediato nel tetro Palazzo Grazioli come il cancro nel proprio melmoso abituro
  • Di pv21 (---.---.---.117) 27 settembre 2010 18:42

    Due mesi di ossessiva campagna mediatica per approdare al nulla. La proprietà della casa di Montecarlo è stata ed è di chi ha in mano il relativo titolo al portatore (anonimo). Sono gli stessi giornali promotori di tanta campagna a scrivere che: quanto dice il Ministro di S.Lucia vale quanto afferma l’avvocato vicentino. Nessuno può provare quali e quante mani ha cambiato il titolo di proprietà. Lo stesso dicasi per le due Società off-shore e per il famoso contratto di affitto esibito come "prova provata". Mercoledì sapremo cosa ci riserva il prossimo futuro. Intanto una Tagliola Tributaria da troppo tempo corrode il potere d’acquisto delle famiglie di dipendenti e pensionati …

  • Di pv21 (---.---.---.117) 27 settembre 2010 18:43

    MAGGIORANZA > Possibili arrivi. Se un Parlamentare afferma pubblicamente di dare il voto a chi gli promette un beneficio concreto (carica pubblica, intervento economico, ecc), per il Codice Penale può configurarsi il reato di "voto di scambio". Possibili rientri. Se i Finiani chiedono di partecipare alla riunione di PDL e Lega sul prossimo documento del Premier, stanno avanzando pretese riservate solo ai partiti della maggioranza. ALTERNATIVA > Riascoltare le Voci dentro l’eclissi di uomini esempio di coerenza, rigore e impegno civile …

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