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Scontri al Cairo, sale il numero delle vittime

Continua a salire il numero delle vittime dello scontro tra manifestanti ed esercito al Cairo di ieri sera, più di trenta morti, quasi duecento i feriti.

La maggior parte delle vittime sono cristiani copti, la più numerosa tra le minoranze religiose presenti in Egitto (nata proprio in questo stato nel primo secolo e proprio dall'antico termine greco Aigyptios prende il nome) rappresenta il 10% della popolazione, ma è complesso valutarne il numero esatto tenuto, da sempre, al ribasso.

I manifestanti sono scesi in piazza ieri sera, per reagire all'incendio di una chiesa nella provincia di Assuan. L'edificio è stato dato alle fiamme da gruppi di integralisti islamici in seguito alle parole del governatore della regione, Mostafa el-Sayyed, che denunciava l'illegalità della struttura religiosa, costruita senza il permesso delle autorità.

 

Sino a stamani è stato stabilito il coprifuoco nel centro della città, il primo ministro, Essan Chara, ha dichiarato:

"Questi eventi ci hanno riportato indietro invece di andare avanti per costruire uno Stato moderno su delle sane basi democratiche. La cosa più pericolosa che possa minacciare la sicurezza della nazione è di giocare con la questione dell'unità nazionale e di provocare la sedizione tra cristiani e musulmani...e anche tra il popolo e l'esercito. È questo lo scopo di queste violenze, ma noi non cederemo a questi complotti perniciosi e non accetteremo un ritorno indietro".

Difficile leggere le dinamiche degli scontri, anche se sembra che il corteo di cristiani copti sia stato attaccato da quelli che vengono chiamati "Baltageya", mercenari al soldo dei controrivoluzionari, in seguito ad una reazione dei manifestanti sarebbe intervenuto l'esercito, seguendo la linea dura voluta dallo SCAF (Consiglio supremo delle forze armate).

Dall' Italia il Ministro degli esteri Franco Frattini chiede una condanna da parte del Consiglio dei ministi Ue per le violenze contro i cristiani copti ed ha aggiunto:

“Sono certo che le autorità egiziane vorranno investigare e processare subito i responsabili”

In un'altra zona del Cairo, lontano dagli scontri, in piazza Abdel Moein Ryad si sono invece riuniti circa tremila persone tra musulmani e cristiani, i quali, con uno slogan che risale ai fatti del 25 gennaio, giorno in cui sono iniziate le rivolte e le contestazioni contro il regime di Mubarak, gridano all'unità tra fedeli: "Musulmani e copti, una sola mano".

 

Commenti all'articolo

  • Di Sandro kensan (---.---.---.227) 10 ottobre 2011 21:38
    Sandro kensan

    E quindi? Era meglio Mubarak? È meglio una pulizia etnico-religiosa? È meglio una seconda dittatura dei generali? Una democrazia con la sharia? Era meglio quando si stava peggio?

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.25) 11 ottobre 2011 11:26
    Damiano Mazzotti

    Quindi si stava meglio quando si aveva meno fame... E quando si era di meno.. In Egitto non sanno nemmeno quanti sono... Nella zona intorno al Nilo la crescita umana è fuori controllo e le speculazioni finanziarie sul cibo hanno fatto crescere i beni di prima necessità a livelli insostenibili per i più poveri che iniziano a scannarsi tra di loro su base religiose...


    E quindi te la prendi con le minoranze e i più deboli... Chigago, New York e Washington sono fuori mano e fuori dalla portata dei piedi...

    Preparatevi a un inverno molto caldo pieno di sommosse e guerre civili più o meno informali...

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