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Satira: Chalie Hebdo, la Fede alla prova della vignetta

La copertina di inizio gennaio di Charlie Hebdo è stata bollata, tanto per cambiare, come satira a buon mercato, ma è forse la più politica che la rivista abbia mai realizzato.

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Un dio in copertina, con la barba lunga e con un kalashnikov sulle spalle, viene stigmatizzato dalla scritta: «L’assassino è ancora in giro». Non una satira profana, ma una critica sul ruolo che i fanatici hanno fatto assurgere alla religione, a tutte le religioni.

Le vignette di Charlie non possono fare paura se la fede è incrollabile e non circostanziata ad una ritualità abitudinaria, lasciando al Dio di Abramo l’essere Misericordioso o Vendicativo. Ci si indigna per una vignetta, ma i morti e le comunità assediate in Siria e in Iraq non sembrano fare notizia quanto l’intervista realizzata da Sean Penn a Joaquín Archivaldo “El Chapo” Guzmán Loera per "Rolling Stone".

La redazione Charlie si sente sola e le file interminabili alle edicole per comprare il settimanale non ci sono più come un anno fa, quando si gridava “Je suis Charlie” e le folle oceaniche che manifestavano sdegno all’indomani dei massacri nella redazione e nel Hyper Cacher sono scemate nell’anniversario a place de la Republique.

Non è essere Charlie, ma essere noi senza condizionamenti a ritenere che un disegno irriverente rimane solo un segno sulla carta e non una raffica di kalashnikov che stronca delle vite. Molte polemiche per una copertina che accusa la strumentalizzazione delle Religioni per "giustificare" ogni tipo di massacro commesso nell'anonimato delle strade o dallo scranno di un tribunale.

John Lennon sussurrava, in Imagine, di pensare ad un giorno in cui la gente poteva vivere in pace perché non c’erano nazioni e neanche religioni per cui uccidere o morire. Vaneggiamenti di un’utopista, ma sembra impossibile che per gran parte dell’umanità ci sia bisogno d’incentivi per poter fare del bene o del male, dei premi – dei benefit – per aiutare o uccidere il prossimo.

Non è indispensabile confidare in un’ideologia o non credere di dover aderire a un “pensiero unico”, magari sentirsi parte di un branco, per ritenere giusto seguire tre fondamenti: Non Uccidere – Non Rubare – Rispetta il tuo prossimo.

Dovrebbe essere secondaria l’ipotesi di ricevere un premio o la possibilità di “conquistare” un Paradiso per agire nel rispetto di chi ti è vicino o lontano, come non è essenziale fare del male in nome di qualcosa perché ci si sente depressi e sconsolati.

La quotidianità delle persone è laicamente pubblica mentre le proprie convinzioni religiose si debbono ritenere una consapevolezza privata che non deve influenzare la vita altrui e in questo ambito dovrebbe rientrare la possibilità di non offendere gli altrui credo.

La Religione non può essere fonte d’ispirazione per nuocere a chi non condivide le nostre stesse idee, ma solo la possibilità misericordiosa di condividere la vita.

 

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