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Santorum vince in Missouri, Minnesota e Colorado

Rick Santorum conquista Colorado, Minnesota e Missouri infliggendo a Mitt Romney una serie di tre sconfitte consecutive che testimoniano come la partita per la nomination repubblicana resti apertissima.

I due caucuses in Minnesota e Colorado e le primarie in Missouri, hanno sancito – se ce ne fosse ancora bisogno – che la strada verso la nomination repubblicana per sfidare a novembre Barack Obama è fatta più di ombre che di luci. Fino a qualche giorno fa si riteneva – e lo si ritiene ancora – che Mitt Romney fosse l’unico candidato possibile (vuoi per la mediocrità degli altri, vuoi per la superiorità politica e di gestione finanziaria dell’ex governatore) a sfidare il presidente a fine anno, stanotte con le vittorie nette di Rick Santorum tutto è rimesso in gioco. Non tanto perché il senatore della Pennsylvania potrebbe nuocere a Romney – alla fine prevarrà comunque – quanto nel dilungare una lotta alla nomination che i repubblicani, se fossero meno incoerenti (o democratici), farebbero in modo di finirla prima del Super Tuesday del 6 marzo.

Le vittorie di questa notte non hanno cambiato di una virgola i delegati a Tampa – Romney 106, Gingrich 37, Santorum 22, Paul 19: in Missouri verranno stabiliti in seguito con dei caucus appositi, in Minnesota e Colorado verranno scelti dai congressi statali che, con molta probabilità, rifletteranno i risultati di ieri. Erano dei beauty contest e ha vinto Santorum come nelle previsioni. Quello che fa riflettere, invece, è che in Colorado i sondaggi davano Romney largamente in testa, diversamente ha vinto Santorum di cinque punti. Il trionfo di Santorum lo leggiamo inoltre come la grande sconfitta di Romney, l’ennesimo sintomo che dopo mesi di campagna elettorale e di primarie non è ancora riuscito a convincere la base repubblicana a fidarsi di lui. E’ un sintomo grave, a posteriori.

 

Se poi rapportiamo tutto con le primarie di quattro anni fa negli stessi stati, notiamo che il passo indietro di Romney è notevole: in Minnesota e Colorado aveva stravinto battendo il candidato in pectore John McCain, che, come Mitt quest’anno, aveva facilmente vinto in Florida e Nevada. In Colorado il dato è assai più rilevante, si nota infatti che l’appeal del frontrunner verso agli elettori è davvero scarso. C’è da considerare comunque che i tre stati in questione sono molto teapartisti ed evangelici, terreno fertile per il conservatorissimo Santorum, ma sta di fatto che, soprattutto in Colorado, i sondaggi non davano così spiazzato l’ex governatore del Massachusetts. Qualcosa sarà sicuramente successo.

Il risultato di Newt Gingrich è da considerare a parte. L’ex speaker non ha di fatto partecipato a queste elezioni e quindi può, paradossalmente, ritenersi soddisfatto di essere arrivato terzo in Colorado. Del resto, a margine degli ultimi risultati, la campagna di Gingrich ha ancora poco da dire e soprattutto da dare. L’altro soddisfatto – assieme a Santorum – è Ron Paul che avendo superato nei tre stati la doppia cifra ha davvero di che rallegrarsi.

Santorum parla giustamente di vittoria del conservatorismo. Ha lavorato sodo l’italo-americano, ha fatto campagna elettorale per tre settimane filate in tutti e tre gli stati contro un totale di 10 giorni di tutti i suoi avversari, ha sfruttato pienamente la forte presenza di elettori evangelici conquistando la vittoria credendoci più degli altri.

Rick Santorum ha vinto in quattro stati contro i due di Romney – Iowa, Missouri, Minnesota e Colorado contro Florida e Nevada -, purtroppo per lui nessuno dei quattro porta sostanza alla convention di Tampa, mentre Mitt sta pianificando come Obama quattro anni fa: vincere negli stati che assegnavano più delegati fregandosene delle vittorie generali. La strategia vincente.

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