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Santini di ieri e santini di oggi

Serbo ancora vivo, nella mente, il ricordo del libricino di preghiere e devozioni dal titolo “Massime eterne”, che ciascuna donna del mio paesello possedeva e custodiva gelosamente per tutta la vita, portandoselo immancabilmente appresso e sfogliandolo con cura e raccoglimento durante la Messa e gli altri riti religiosi.
 
Anche le mie dolci zie materne ne erano fornite e, se mi comportavo bene, consentivano a me, bimbetto di tre – quattro anni, di maneggiarlo sotto il loro occhio vigile. Particolare caratteristica, quelle pagine erano farcite di numerose, a decine, piccole immagini colorate di santi e sante, giustappunto di santini.
 
Avevo preso talmente tanta confidenza con il libretto e gli allegati, che sapevo riconoscere le figurine senza bisogno di leggere i nomi, mi bastava scorrere uno spicchio delle immagini: in fondo, era come se compissi una sorta di gioco.
 
Oggi, che mi ritrovo tutt’altro che bimbetto e con i volumetti “Massime eterne” divenuti merce rara se non completamente scomparsa, gli anzidetti lontani ricordi pseudoreligiosi vengono rinfocolati dentro di me, pensate un po’, dalle valanghe di cartoncini propagandistici dei candidati alle elezioni, con volti in artistica posa ad alta definizione a cui manca solo…l’aureola. Tali stampe costituiscono un’appendice, per l’agevole consegna nelle mani o nei taschini della gente, ai grandi, addirittura giganteschi, manifesti che campeggiano negli appositi spazi e pannelli.
 
Spero che non suoni irriverente l’accostamento fra santini del 2009 e immagini del libretto delle zie e che non s’ingeneri confusione fra sacro e profano.
 
Ad ogni modo, ritornando alle campagne elettorali, c’è da dire che sino ad alcuni decenni fa, si rivelavano efficaci i manifesti senza volti e di formato medio piccolo, recanti la semplice scritta “Vota A”, “Vota B”. Chiaramente, allora si rivolgeva più rispetto al senso della parsimonia e del risparmio, mentre di questi tempi – evidentemente nel miraggio d’interessi assai accresciutisi – imperversa la tendenza al facile spreco di risorse, spesso ingenti.
 
E’ vero, arriva sempre puntuale l’osservazione che i tempi sono cambiati, però, a mio avviso, non c’è affatto da consolarsi.
 

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