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Santiago Canon Valencia per Musikamera

Il giovane violoncellista colombiano affascina il pubblico alle sale Apollinee del Teatro La Fenice

 

Il recital solistico è un insidioso banco di prova per ogni musicista che decida di intraprendere la carriera concertistica. Nelle due serate veneziane, ha mostrato una compostezza e una personalità da veterano il giovane violoncellista colombiano Santiago Canon Valencia (Bogotà, 1995), che è salito senza alcun timore sull’ampia pedana delle sale Apollinee della Fenice, per dar vita ad un programma che partiva dalla musica barocca per arrivare a quella contemporanea.

Il concerto è iniziato con un’interpretazione effervescente della Suite n°2 in Re minore, BWV 1008, composta da J.S.Bach (Eisenach,1685 – Leipzig, 1750) nel 1720, durante il più felice periodo (dal 1717 al 1723) della sua dura esistenza, allorchè ricopriva l’incarico di Kapellmeister (maestro di Cappella) alla corte di Kothen e di direttore della musica da camera di sua altezza serenissima, il principe Leopold von Anhalt-Kothen, musicista provetto.

Come tutte le sei Suite, anche la n°2 si è aperta con un Preludio melodioso, malinconicamente lento, avvolto a tratti da un’aura di mistero. A seguire un’Allemande, danza di origine tedesca dal ritmo moderato; una Courante, eseguita a velocità assai elevata. E’una danza di origine francese e trae il nome dalla vivacità del suo movimento; una Sarabande, di origine arabo-moresca o turco-iraniana, che da danza sfrenata in origine, si è trasformata in un pezzo dall’andamento grave o solenne, anche se leggenda vuole che il nome derivasse da quello di una donna sivigliana chiamata Sara, mentre è più probabile che si richiami alla parola Saras, che significa appunto danza. Nel secolo XVI° era ballata da donne fastosamente vestite. Il quinto movimento è costituito da una Galanterie, danza caratterizzata da una “franca eleganza”, che può essere un Minuetto, una Bourrée o una Gavotta. In questa, compare un Minuetto, come sempre eseguito in coppia con il “da capo” (Menuet I, Menuet II, Menuet I). La chiusura è affidata ad una Giga, danza popolare di origine britannica, per la precisione, celtica : Jegg in scozzese, Geige in tedesco, Gigot in francese, Gigue in inglese, tutti termini che stanno ad indicare l’antico Giambone, trasformato poi in violino. Il suo ritmo è spigliato, brioso, ma soprattutto rapidissimo. Per nulla intimorito dall’affrontare le difficoltà della scrittura bachiana, Santiago ha trovato la giusta concentrazione per dar vita ad una interpretazione personale, assai apprezzata ed applaudita.

A seguire, la Sonata per violoncello solo, composta nel 1955 a Berlino da George Crumb (Charleston, USA, 1929), ha evidenziato la capacità dell’autore di ottenere una grande varietà di suoni dallo strumento. E’ suddivisa in tre movimenti, che si basano su forme barocche : Fantasia, Tema pastorale con tre variazioni , Toccata. Ci sono rimandi al jazz e al boogie woogie. La bravura di Santiago è stata quella di padroneggiare contemporaneamente la tecnica del pizzicato con quella dell’archetto, senza perdere di vista l’andamento ritmico.

Il penultimo brano è stato il più singolare e, personalmente, più apprezzato: La Ruta de la Mariposa, la via della farfalla, composta da Damian Ponce de Leon (Colombia, 1980) appositamente per Santiago, su commissione del Banco della Repubblica di Colombia. Nasce dalla coincidenza di tre momenti fortuiti: l’osservazione del volo delle farfalle ; l’assassinio di due attivisti messicani che lottavano per la difesa delle farfalle monarca e contro la deflorestazione delle loro terre; la constatazione della similitudine tra la forma della tiroide (che stava curando) e quella della farfalla. Brano straniante per l’utilizzo significativo degli armonici, mostra episodi diversi, che danno vita ad una narrazione che attira, come nel caso di un libro, del quale non si vede l’ora di scoprire il finale.

Il brano conclusivo dura solo cinque minuti. E’una trascrizione per violoncello, a cura dell’artista, di Recuerdos de la Alhambra (1896), celeberrimo brano per chitarra del compositore e chitarrista Francisco Tarrega (Villareal, 1852 – Barcelona, 1909). Santiago ha dimostrato la propria capacità virtuosostica risolvendo con successo un’evidente difficoltà nel premere le corde con la mano sinistra, mentre la destra utilizzava l’arco per gli interventi solistici nello stile chitarristico.

Applausi e richiami ritmati a gran voce, hanno ottenuto due brevi bis: il Preludio dalla Suite n°1 in Sol maggiore, BWV 1007 di Bach, scelto come bis da numerosi violoncellisti ; El Cant des Ocells,“The Song of the birds”, un brano ricco di armonici, composto da Pablo Casals (El Vendrell, Spagna, 1876 – San Juan, Puerto Rico, 1973).

Per ultimo, complimenti al suono del violoncello, un Mantegazza del 1767, del famoso liutaio milanese.

Foto Santiago Canon Valencia Facebook

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