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Sanremo 2012 in base al Coefficiente di Coerenza

Alcuni anni fa ho scritto insieme a Giosuè Luca Cavallaro un libro (Le forme della canzone – Zona Editrice) in cui cercavamo di analizzare come si costruisce una canzone ed un interprete modellandoli sugli ascoltatori potenziali, la progettualità del prodotto-artista e la vision della canzone-testo. Lo scritto aveva in nuce alcune idee che è giusto ribadire e approfondire, a partire da un concetto che sintetizza il succo del libro: il coefficiente di coerenza.

Più che parlarne nei particolari, è giusto applicare questo coefficiente ad alcune proposte di Sanremo 2012, per capire le strade intraprese ma soprattutto le ricadute effettive di quello che abbiamo ascoltato.

Emma ha vinto per quello che è stata, sfumando lei stessa nel corso delle serate sanremesi l’asset principale del progetto di canzone e ritornando al modello per cui era conosciuta. Con “Non è l’inferno” non si apre una nuova pagina del prodotto Emma, capace di calpestare e farsi sentire su temi sociali profondi, ma restiamo con l’Emma grinta e cuore, sudore e rivincite. Il buco è sicuramente dovuto ad un testo troppo lineare e con metafore poco impattanti sulla realtà precaria che si voleva raccontare. Non puoi scrivere una canzone che parla di un problema sociale pensando di scrivere una canzone d’amore. Coefficiente di coerenza: 5

Arisa è invece il prodotto artistico più incredibile degli ultimi 10 anni. Ancora non siamo riusciti a comprenderlo, soltanto una retrospettiva tra qualche anno di carriera riuscirà a completare l’analisi. Ha abbandonato la leggerezza jazz e il fumettismo, caricando di responsabilità la canzone di Sanremo, su cui ha puntato come riconversione artistica (mettendo nel mirino soprattutto un nuovo target). La sfida è pienamente riuscita e oggi Arisa si apre al panorama nazionale come riferimento primo per capacità vocali e “portfolio” delle tematiche trattabili. Il punto adesso è scriverle canzoni come “La Notte”, che non siano “La Notte”. Coefficiente di coerenza: 9,5


Nina Zilli: qui invece non siamo di fronte ad una riconversione ma ad un upgrade di prodotto. Ascoltare Nina Zilli dopo “Per Sempre” vuol dire incamminarsi con lei su una strada che ha come meta l’eccellenza tecnica legata alla piena padronanza degli strumenti di scena, farsi trascinare su temi delicati e profondi insieme, accettare una sfida che fa paura: essere la nuova Mina.

Nina Zilli con la canzone di Sanremo ha spalancato la porta che aveva aperto. La grande sfida qui è costruire con pezzi sempre più “assoluti” l’Artista italiana degli anni ’10. Coefficiente di coerenza: 9

Noemi ha proposto la canzone più “sharabile” di Sanremo. A chi non piace lo strascicante ritornello che la cantante romana esalta con una voce introvabile in Italia. E poi c’è un momento in cui la canzone si sospende (“Questo è o non è….”) e Noemi canta la parola “amore” riempiendo di calore tutti coloro che l’ascoltano.
Con “Sono solo parole” Noemi non sposta di tanto il suo percorso e segue la strada che la morbidezza appuntita della sua voce permette. Credo che puntare ad una nuova Noemi in questa fase era sbagliato ed è stato giusto darle una canzone pienamente sua. Ha ancora almeno due anni di “autonomia”, evitando la monotonia. Tra due anni Noemi tornerà sul palco di Sanremo e canterà qualcosa di nuovo. Coefficiente di coerenza: 8

Pierdavide Carone è l’esempio perfetto di come lavorare in base ad un evento capace di lanciare un brand. Un po’ come durante il Superbowl, in cui ci sono stati casi di riposizionamento di prodotto grazie ad un solo spot. Pierdavide Carone aveva una sola pallottola d’argento da sparare nel cuore di un target molto scivoloso, che ama la canzone d’autore ma boicotta i talent show, che vuole ascoltare temi poetici ma distrugge le metafore troppo argute, che si esalta con gli elementi profondi di una canzone ma non vuole un’intelligibilità troppo complicata.
Questa era forse la sfida di prodotto più difficile presentata a Sanremo, secondo me vinta per tre ordini di motivi: Carone ha portato con sé la scia di popolarità mediatica ridefinendola e mutandola con il gusto di un pubblico che è a sua volta mutato dopo la sua prima fase artistica. In secondo luogo perché la canzone, come detto in altri post, è salita con modestia sulla barca dei cantautori del passato attraverso echi, citazioni e atmosfere molto memorabili. In terzo luogo la presenza di Dalla ha protetto il progetto, ma soprattutto lo ha subito palesato agli occhi e alle orecchie degli spettatori, chiarendo fin da subito gli obiettivi finali. Il colpo è riuscito, ma per Carone adesso viene il bello: diventare un Cantautore o il Cantante dei pezzi veraci? Coefficiente di coerenza: 10

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