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Sanità Siciliana Spa. L’isola degli sprechi

"Se parliamo della storia di un popolo e di una regione, non possiamo non parlare di Sanità. La Sanità è una ottima cartina al tornasole per misurare con assoluta certezza la civiltà e la cultura della politica di quella regione. Le annose problematiche che affliggono la Sanità siciliana rappresentano uno specchio fedele dell’evoluzione culturale e politica della Sicilia degli ultimi 50 anni". Sono parole di Sabino Venezia, esponente della Federazione Nazionale Rappresentanze di Base ed è il pensiero concorde di quanti approcciano l’argomento senza il timore di incappare in realtà inquietanti. Se quindi la Sanità è un fedele termometro della civiltà, in Sicilia la problematica civile assume forme ora paradossali, ora grottesche, ora criminali, tanto da far dire ad un personaggio del teatro agrigentino “Temo più il ricovero che la malattia”.

In effetti l’abbondante cronaca della quotidiana malasanità siciliana induce in modo diretto ad avere poca fiducia nel servizio sanitario regionale, anzi terrore, e conduce ad una seria riflessione sulla malapolitica intrecciata alla malavita organizzata.

Dove tutto sembra opinione è la matematica a mettere un po’ di definitiva certezza. Quindi diamo un po’ i numeri. Nel 2008 la Corte dei Conti fotografa il sistema sanitario della Regione Sicilia dove nell’anno precedente in un solo anno la spesa per la salute è aumentata di un imponente 8%. Nel 2007 la Regione ha speso complessivamente 15 miliardi di euro di cui nel buco nero del settore sanitario 8 miliardi e 500 milioni. Secondo il procuratore generale Giovanni Coppola nella Sicilia degli sprechi si è impiegato il 30 per cento delle risorse in più di quanto se ne impiegano per la sanità in Finlandia, Stato Europeo che vanta il più efficiente servizio sanitario pubblico a livello mondiale. In Sicilia, invece, sono proliferate le convenzioni esterne con laboratori e case di cura private che hanno raggiunto quota 1.800 circa. Il richiamo della Corte dei Conti ha scosso il governo regionale guidato da Raffaele Lombardo e per oltre un anno sui giornali si è agitato lo spettro del commissariamento della sanità siciliana. Sino al famigerato "piano di rientro" imposto dal governo nazionale e culminato nella nuova legge regionale in materia sanitaria. "Operate nelle vostre aziende sanitarie come se foste voi il paziente da curare perché dovrete essere gli attori principali di una svolta che va nella direzione del pieno ed esclusivo interesse dei cittadini e che trova la migliore testimonianza nella legge di riforma del sistema sanitario approvata dal Parlamento regionale. Avete un mandato politico chiaro e inequivocabile: quello di riorganizzare le aziende, riqualificare la spesa, e potenziare l’offerta sanitaria nel rispetto delle regole e secondo i sani principi della meritocrazia. Insieme, nel doveroso clima di collaborazione e confronto che deve contraddistinguere una squadra affiatata e vincente, dovremo fare tanta strada per dare ai cittadini le risposte ai loro legittimi bisogni di salute". Sono parole di Massimo Russo, assessore regionale alla sanità. È un appello dal sapore profetico e rivelatore, perché da una parte indica come dovrebbe essere il sistema sanitario, dall’altra svela che così non è. Russo ha poi spiegato: "La Sicilia è al primo posto per prestazioni sanitarie inappropriate e inadeguate e nelle prime posizioni per i costi della farmaceutica e dei servizi sanitari. Sono dati di cui prendere coscienza per mettere in campo azioni decise".

In che stato di degrado e di squallore ci troviamo ce lo spiegano le inchieste della magistratura che confermano che la sanità è il grande pozzo della politica siciliana ove i raccomandati vengono assunti in cambio del voto in un abbraccio mortifero che se fosse un film sarebbe intitolato «la stretta connessione tra la gestione amministrativa della struttura sanitaria e la politica in senso stretto». E si spende più in siti internet che nella informazione al cittadino, con un sito dell’Assessorato alla Salute della Regione Sicilia che, alla luce di quanto si rileverà, appare un’operazione di facciata per mascherare il volto sfigurato della sanità siciliana. La Sicilia, come evidenzia Sabino Venezia, "è l’isola dei paradossi con più ospedali privati delle altre regioni d’Italia, con centri d’eccellenza per pochi eletti e aree di milioni di persone senza rianimazione pediatrica, con costi per più di 8 miliardi di euro all’anno e nelle ultime file nelle classifiche per qualità dell’offerta sanitaria e sulle condizioni di salute dei cittadini”. Quindi, con una spesa intorno agli otto miliardi e mezzo di euro e circa 60.000 occupati, la sanità siciliana assorbe quasi il 60% delle risorse pubbliche regionali, a scapito di altri servizi come asili, scuole e formazione professionale, per esempio, ed è evidente come ad uno stratosferico impiego di risorse corrisponda un servizio inefficiente. E allora è d’obbligo domandarsi: dove nasce il problema? Si è forse persa la mission del medico? Anche. Fino a poco tempo fa molti bambini alla domanda “cosa vuoi fare da grande?” rispondevano: “Il dottore, per aiutare le persone”. Oggi i bambini vogliono fare gli artisti senza averne il talento, i calciatori, le veline. L’Università a numero chiuso ha poi demolito ogni speranza di affermazione del merito e delle motivazioni rendendone ancor più propedeutica la raccomandazione. L’aspetto sociologico è pertanto certamente coinvolto per i repentini cambiamenti di costume e di morale comune e per i limiti che gli ordini professionali tendono sempre più ad imporre. Pur tuttavia ictu oculi è ancora una volta la politica la grande meretrice, la vera responsabile di tanto scempio poiché essa ha consentito e consente l’infiltrazione diretta della criminalità organizzata nel cuore delle istituzioni anche sanitarie, ha occupato i punti strategici delle dirigenze ed ha consentito e consente l’accesso alle mansioni meno onorate a masse di fiancheggiatori, galoppini, assenteisti, bulli che concepiscono il posto di lavoro come sussidio per il proprio arrogante egoismo e non come opportunità di dignità e di contribuire all’edificazione di una società giusta e solidale.

Chiaramente il discorso appena posto non vale indistintamente per tutti coloro che operano nella sanità siciliana, anzi in questo quadro sconfortante vi sono maggioranze di silenziosi eroi che lavorano dando dignità e prestigio alla propria professione, per vedersi scavalcate da inadatti ed incompetenti di ogni tessera partitica. Così le migliori intelligenze e le migliori abilità sono umiliate e mortificate e con esse i tanti dirigenti, medici e paramedici che in altri ambiti si sono distinti e si distinguono per eccellenza professionale e qualità umane. E sono queste silenziose maggioranze le basi per rifondare una nuova, ed antica, idea di "scienza medica".

Attraverso la Medicina l’uomo dovrebbe curare l’uomo e tendere a guarirlo. In quest’ottica nessuno spazio dovrebbe riservarsi all’idea di profitto per non perpetuare quel fenomeno che lo stesso personaggio del teatro agrigentino illustra affermando: “Non temo la malattia quanto il cadere nelle mani di un medico che vede in me non uno che soffre, fisicamente e moralmente, ma un biglietto per le Bahamas”.

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