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S1m0ne e lo show mediatico ossessivo

Viktor Karanski è un regista di New York che colleziona un fallimento dopo l’altro. Dopo l’ennesimo fallimento e l’abbandono della sua attrice principale Viktor crede di essere giunto al termine della sua carriera. A questo punto succede qualcosa di inaspettato: Hank Aleno, esperto di informatica fornisce a Viktor un programma super-avanzato che gli permette di utilizzare un personaggio virtuale, Simone, una donna bionda di rara bellezza che il regista fa esordire in un suo film grazie a particolari effetti speciali.

Da questo momento in poi la carriera di Simone è in continua ascesa: l’attrice virtuale diventa una star famosissima in tutto il pianeta nonostante il fatto che non si mostri mai in pubblico perché impossibilitata per ovvie ragioni. Viktor in una sola occasione grazie ad un ologramma riesce a far apparire Simone in pubblico.

Dopo una serie di eventi Viktor ne ha abbastanza di Simone, così decide di cancellarla e di gettare i dati del computer in un baule in fondo al mare. Allora Viktor annuncia ai media la morte di Simone a causa di un raro virus ma la polizia, aprendo la bara dove dovrebbe esserci l’attrice, si accorge che il cadavere della donna è scomparso. Il registaviene arrestato e condannato per omicidio. A salvarlo è la figlia Lainey, che togliendo il disco del virus dal computer fa rinascere Simone. Il film termina con Simone che si mostra al mondo con un neonato.

“S1m0ne” diretto da Andrew M. Niccol è molto simile a “The Truman show”, un altro film di cui Andrew Niccol è soggettista. Entrambi i film parlano di “show mediatico” parossistico e malato: in “The Truman show” esso avviene grazie ad un reality che ha come protagonista 24 ore su 24 Truman Burbank; in “S1m0ne” sono i media a seguire incessantemente Simone, prodotto di una realtà virtuale.

In “S1m0ne” la “protagonista virtuale” del film è amata in modo ossessivo e morboso dai suoi fans: il film del 2001 sembra parlare proprio della società contemporanea altamente tecnologica, avanzata e multimediale, società virtuale e reale allo stesso tempo, società in cui domina la simulazione virtuale del cyberspazio e la videosfera in cui siamo immersi tutti i giorni, società in cui si ama di più l’iper-realtà(Baudrillard) della vita reale.

Il film parla anche di divismo e di società dell’immagine, parla di icone pop, parla di cultura da copertina, di logica dell’apparire. Esso mostra anche che confine labile ci sia nella nostra società tra artificiale e reale, tra reale e fittizio. Divismo che porta all’isteria collettiva, alla psicosi di massa; società dell’immagine e dei consumi che crea icone da adorare, sottoculture di cui fare parte…

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