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Russia, l’uso spropositato delle leggi anti-terrorismo per reprimere i dissidenti

In una nuova ricerca diffusa oggi, Amnesty International ha denunciato una preoccupante escalation dell’utilizzo delle leggi anti-terrorismo e anti-estremismo in Russia, intensificatosi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina a febbraio 2022.

La ricerca, intitolata, “Terrorizzare l’opposizione”, testimonia come le autorità russe stiano sempre più prendendo di mira dissidenti e manifestanti pacifici col pretesto della “sicurezza nazionale”.

Dal 2013, sono state pronunciate condanne per reati legati al terrorismo a carico di 3.738 persone. Oltre il 90 per cento di queste condanne non era collegato ad attacchi terroristici, né commessi né pianificati, ma riguardava piuttosto una serie di altre azioni, come il presunto “favoreggiamento del terrorismo”. Per tali ragioni, le condanne sono aumentate di 50 volte negli ultimi dieci anni. È importante sottolineare che nessuno degli accusati di reati legati al terrorismo è stato assolto, almeno a partire dal 2015, anno in cui sono state rese disponibili le statistiche.

A dicembre 2023, il “Registro dei terroristi e degli estremisti” del Servizio federale di monitoraggio finanziario includeva 13.647 persone, di cui 11.286 etichettate come “terroristi”. Tra queste, il 13 per cento erano donne e 106 erano minorenni. Essere inseriti in questo registro, su cui non c’è alcuna revisione giudiziaria, comporta il blocco dei conti bancari e limita le spese a 10.000 rubli al mese, pari a circa 100 euro. Per coloro che risultano registrati, mantenere anche solo uno standard di vita di base rappresenta una sfida notevole.

Solamente nel primo semestre del 2023, i tribunali russi hanno condannato 39 persone per aver commesso o pianificato attacchi terroristici, una cifra che supera qualsiasi altro dato degli ultimi dieci anni. Molte delle recenti accuse di terrorismo sono state rivolte a persone che avevano protestato contro la guerra o contro mobilitazioni militari, lanciando bombe Molotov verso centri di arruolamento e altri edifici pubblici. In molti di questi casi le azioni si sono svolte di notte, quando gli edifici erano vuoti; nelle zone prese di mira, le strutture presenti erano prevalentemente in cemento o di metallo e quindi a basso rischio di incendio. La classificazione di almeno alcune di queste azioni come “terrorismo”, anche in assenza di una minaccia di gravi lesioni, suscita preoccupazioni circa un possibile abuso di tali accuse da parte delle autorità russe.

Centinaia di persone sono state condannate con l’accusa di “promozione del terrorismo” per il solo fatto di aver parlato o espresso simpatia verso azioni o enti arbitrariamente designati come “terroristici”. In seguito all’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, parteggiare per l’Ucraina, come ad esempio essere compiaciuti per i suoi successi militari, o simpatizzare per le unità militari ucraine composte da volontari russi, è diventato sufficiente per tali persecuzioni.

Tra gli esempi più gravi di abuso delle leggi anti-terrorismo c’è quello di Aleksei Gorinov, un consigliere municipale condannato a sette anni di prigione per aver criticato le azioni del governo russo in Ucraina. Mentre era già in carcere e stava scontando la sua pena, è stato raggiunto da una nuova imputazione legata al “terrorismo”, probabilmente per aver espresso le sue opinioni sulla guerra al compagno di cella.

Lo scrittore Grigori Chkhartishvili, noto con lo pseudonimo di Boris Akunin (nella foto, tratta dal portale Wikiquote), è stato incriminato in contumacia per “promozione del terrorismo” a causa di dichiarazioni fatte in pubblico. Poiché i processi relativi ad accuse di “terrorismo” sono di norma a porte chiuse, la natura di tali imputazioni rimane poco chiara. Il ministero della Giustizia ha solo riferito che lo scrittore “si è espresso attivamente contro l’operazione militare speciale in Ucraina, diffondendo informazioni false volte a creare un’immagine negativa della Federazione russa, così come delle Forze armate della Federazione russa”.

 

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