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 Home page > Tribuna Libera > Rom e sinti in Emilia Romagna: un abitare che cambia?

Rom e sinti in Emilia Romagna: un abitare che cambia?

In Italia continua la violenta repressione contro famiglie, donne, uomini e bambini rom e sinti.

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Jagoda Halilovic del Consiglio Nazionale Rom Sinti Caminanti di Bologna con Marcello Zuinisi

Il 27 marzo 2019, c/o la Regione Emilia Romagna, nella sede di Bologna, in Via della Fiera 8, si è tenuto un seminario: "Un abitare che cambia: percorsi della popolazione rom e sinta sul territorio regionale". L'incontro è stato organizzato da Monica Raciti – Responsabile Politiche per l'integrazione sociale, il contrasto alla povertà e terzo settore, Antonella Gandolfi - Servizio Politiche per l'integrazione sociale, il contrasto alla povertà e terzo settore e Giulia Rodeschini.

Presenti numerosi cittadini ed associazioni Rom Sinti Caminanti (RSC) giunti da tutte le città della Regione: Bologna, Forlì, Rimini, Cesena, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Faenza. Tra loro Luigi Chiesi (Associazione Sinti Italiani di Bologna), Eva Rizzin (Università di Bologna), Samuele Rein (Coordinatore dei Sinti Italiani), Jagoda Halilovic, Manuela Halilovic e Brain Halilovic del Consiglio Nazionale RSC.

Alle 11.15 si è tenuta una tavola rotonda sul tema "abitanza e processi di integrazione" con interventi di operatori ed operatrici del sistema dei servizi e del terzo settore. Presente anche Marcello Zuinisi legale rappresentante dell'Associazione Nazione Rom (ANR) che ha presentato un intervento: "Strategia Nazionale, Accordi Europei, Fondi strutturali e diritto all'abitare di Rom e Sinti a Bologna e nella Regione Emilia Romagna: la reale e concreta condizione di vita nei territori".

L'intervento di ANR ha ripercorso la scientifica violazione degli Accordi Europei e della Strategia Nazionale di Inclusione dei RSC operata dalla Conferenza delle Regioni e delle Province, dalla Regione Emilia Romagna, l'espropriazione dalla rappresentanza politica e dalla possibilità di determinare le scelte su casa, lavoro, scuola e salute.

Le conseguente sono state drammatiche: RSC e la propria rappresentanza sono stati cancellati dal Tavolo Regionale di Inclusione. Nel frattempo sono continuati gli sgomberi senza inclusione, gli espropri dei terreni acquistati dalle famiglie, le politiche della “ruspa” volute dai Governi di Matteo Renzi e Matteo Salvini che hanno trovato nei Sindaci ed Enti Locali fedeli attuatori.

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la sala con i partecipanti al seminario "un abitare che cambia" organizzato dalla Regione Emilia Romagna

L'Olocausto dei RSC iniziato in Italia con l'approvazione delle “leggi razziali” nel 1938 non è mai terminato. Tra 500.000 ed 1.500.000 i cittadini sterminati dal razzismo divenuto Stato: Fascismo e Nazismo. Crimini contro l'Umanità mai processati ne riconosciuti. Questa drammatica realtà ha assunto il nome di “Porrajmos” che nella lingua “Romanes” significa “Grande Divoramento”.

A partire dal 1938, lo Stato Italiano ha iniziato ad espropriare RSC di tutti i propri beni ed averi, sino a rinchiudere questi cittadini prima nei campi di concentramento e poi di sterminio. La prima persona ad essere arrestata per effetto delle leggi razziali fu infatti una cittadina di origine Rom. Il suo nome: “Milka Goman”.

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Marcello Zuinisi Associazione Nazione Rom e Samuele Rein Coordinatore Sinti Italiani

Espropriazioni e divoramento continuano ancora oggi. L'esempio della famiglia Halilovic, a Bologna, ne è il drammatico esempio concreto: venerdì, 22 marzo 2019, un bambino di soli sette anni, Zlatan Halilovic, è stato strappato dalle braccia di sua nonna Jagoda. Gli operatori dei servizi sociali e del Terzo Settore, con il supporto del Tribunale dei Minori, lo hanno affidato alle proprie strutture dividendolo dalla propria famiglia.

La madre di Zlatan si chiama Brenda Salkanovic, una cittadina nata a Bologna 22 giugno 1996. Lo Stato, la Regione Emilia Romagna, il Tribunale dei Minori, il Comune di Bologna, i servizi sociali ed il Terzo Settore, non hanno dato nessuna possibilità abitativa e/o lavorativa a questa donna: le hanno negato la podestà genitoriale sottraendogli i suoi tre figli: Zlatan, Denisa ed Esmeralda.

Il 27 marzo 2019, dopo aver diviso la sua famiglia, dopo aver strappato ad una madre i suoi figli, lo Stato Italiano ha pensato di rinchiudere Brenda Salkanovic nel Cie di Ponte Galeria a Roma per espellerla dal paese. Ma dove verrà espulsa dato che Brenda è nata in Italia?

 

Sono ben sette le donne di etnia Rom attualmente rinchiuse nel Cie di Ponte Galeria: tra loro l'attivista del Consiglio Nazionale Rom Gordana Sulejmanovic e Branca Ahmetovic residente nel Campo di Via Salviati, dove, nel frattempo, su ordine di Matteo Salvini e Virginia Raggi è stato posizionato l'Esercito.

Nel pomeriggio si sono tenuti dei gruppo di lavoro. Uno di questi è stato organizzato da ANR sul tema "rappresentanza Rom e Sinti: autodeterminazione ed interculturalità". I risultati di questo gruppo sono stati riportati nella plenaria finale prevista alle ore 16.00: “chiediamo l'immediata liberazione di Brenda Salkanovic, Gordana Sulejmanovic, Branca Ahmetovic e di tutte le donne Rom rinchiuse nel Cie di Ponte Galeria, il ritiro dell'esercito da Via Salviati a Roma, la corretta applicazione della Strategia Nazionale di Inclusione RSC e l'utilizzo dei Fondi Strutturali Europei 2014 – 2020, 7 miliardi di euro, ricevuti dallo Stato Italiano per l'inclusione sociale e l'accesso a casa, lavoro, scuola e salute”.

 

ufficio stampa e comunicazione

Associazione Nazione Rom

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