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Rischiamo uno stato europeo di polizia. Non dobbiamo rinunciare alle nostre libertà

Militarizzazione dell'Europa, stato di polizia, rinuncia a delle libertà, che fin da quando esistono le prime costituzioni di Paesi civili, mai sono state messe in discussione, se non nei peggiori regimi o in caso di guerra.

Siamo forse in guerra? Una guerra informale, dove non vi è stata nessuna dichiarazione formale. Ma dove a causa delle bombe umanitarie dall'Occidente è stato creato quel mostro bestiale che nel nome di una visione distorta, perversa, malefica ed arcaica della società, uccide nel nome del suo dio. Ha ucciso migliaia di persone, nel corso di questi anni e continua ad uccidere e forse continuerà ancora. Una storia che va avanti da decenni, solite cause, solite guerre di profitti, del capitalismo, che legittimano dittature a convenienza, gruppi eversivi o di terroristi, per stabilizzare, all'interno della destabilizzazione globale, i loro fottutissimi particolari interessi.

Esistono altre vie per risolvere il problema. Guerra porterà altra guerra. Bombe porteranno altre bombe. Ma qui pare che le lezioni del passato non hanno insegnato nulla e che gli errori si continuano a ripetere. Per delle vostre responsabilità l'Europa e l'Italia inclusa non può e non deve essere disposta a rinunciare a nessuna libertà. Perché se così fosse significherebbe il dominio dello stato di polizia per ragioni di sicurezza, certo, ma la fine tombale dell'Europa e di ogni garanzia e conquista costituzionale.

La strategia della tensione ha voluto in Italia lo stato di paura diffuso per l'imposizione dell'ordine reazionario assoluto. Dobbiamo ritornare a quel sistema? Rinunciare ad un solo secondo della nostra libertà per una paventata ragione di sicurezza, significa riconoscere la sconfitta della democrazia, e la vittoria di chi dice che dobbiamo avere paura e vivere nella paura e soprattutto di chi ha voluto lo stato di paura. E' irragionevole dire non abbiamo paura.

Come non avere paura? e' umano essere timorosi. Una paura che diventa duplice. Da un lato quella di essere a rischio di attentati, dall'altra quella di essere a rischio di uno stato similare di polizia per evitare gli attentati. E questo immenso disastro è stato causato proprio da chi, in continuità con il suo passato, continua a perseverare in politiche neo-colonialiste.

Altro che marsigliese cantata. O bandiera francese esposta in tutto il mondo. Non è stato cantato l'inno europeo, ma l'inno francese. Questo è l'ennesimo segno della inesistenza dell'Europa ed il ritorno con forza dei nazionalismi sovrani, delle bandiere nazionali che devono trionfare sulla visione e causa e casa comune.

L'Europa è una utopia, corteggiata da tanti, e frantumata da molti. Una Unione Europea forte ed indipendente segnerebbe la fine dei due blocchi di poteri economici mondiali. E' stata tirata da una parte e dall'altra, ed alla fine si è spezzata la nostra Europa. Non si è mai capito cosa deve essere questa Europa, ma si è certamente capito che sono in tanti a voler vedere la sua fine tombale. Dopo i muri ungheresi, sono arrivati quelli sloveni, e forse ne arriveranno altri, dopo le bombe francesi arriveranno altre bombe di qualche altro Paese, sarà sempre un singolo Paese a prendere una sua iniziativa, che potrà avere effetto domino od effetto di dominio. Non è questa l'Europa che è stata sognata ed in tale incubo incombe il rischio di gravi perdite di libertà, dovute al modo scellerato con il quale l'Europa è stata governata, o meglio fatta morire.

Marco Barone  

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