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Rinnovabili: l’Italia tra obiettivi raggiunti ed opportunità da cogliere

E' passato un anno dall'edizione della COP21 di Parigi, passata alla storia per gli accordi globali sottoscritti da tutti gli stati partecipanti, per prevenire gli effetti dei cambiamenti climatici e ridurre le ripercussioni delle azioni umane sull'ambiente. Andrea Zaghi (Responsabile ufficio studi e relazioni esterne - Assorinnovabili) nel corso dell'articolo ha fornito un quadro generale in cui si evince la posizione dell'Italia relativamente agli obblighi sottoscritti a Parigi, e del ruolo fondamentale che alcuni strumenti (come gli incentivi) hanno rivestito nel nostro paese per un più rapido sviluppo delle energie rinnovabili.

Un anno dopo l’importante conferenza sul clima di Parigi, in cui 196 paesi hanno firmato un accordo storico per ridurre le emissioni di gas serra a livello globale e contenere l’aumento di temperatura entro 2° C rispetto all’era pre-industriale, ha avuto luogo la COP22 di Marrakech, che ha delineato la linea procedurale e il piano di lavoro da seguire per raggiungere tali traguardi. In altre parole, almeno per quanto riguarda gli obiettivi ambientali, il mondo si sta muovendo in un’unica direzione, nel tentativo di delineare uno sviluppo quanto più sostenibile possibile, investendo nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica.

L’Italia finora ha fatto la sua parte, spinta da un’Unione Europea che ambisce a svolgere il ruolo di leader mondiale nel campo delle energie alternative. Il generoso sistema di incentivazione ha permesso al nostro Paese di avere un vero e proprio boom di energie rinnovabili a cavallo tra il 2010 e il 2012, in cui la fonte solare fotovoltaica ha primeggiato, tanto che l’Italia è il primo Paese al mondo per quota di energia elettrica solare rispetto al totale prodotto.

I numeri ad oggi sono importanti: la produzione da fonte rinnovabile ha rappresentato, nel primo semestre 2016, il 42,2% della produzione interna netta e il 36,2% della richiesta di energia elettrica, di cui il 17% e il 14% rispettivamente sono stati soddisfatti dalle fonti variabili, vale a dire eolico e fotovoltaico. L’Italia, unico paese tra le principali economie europee, ha già raggiunto e superato nel 2014 l’obiettivo del 17% del consumo finale lordo di energia soddisfatto dalle fonti rinnovabili, come previsto dall’UE per il 2020.

Pertanto, sebbene sia fondata la critica che in certi momenti il livello degli incentivi sia stato generoso, i risultati di queste politiche sono stati evidenti e fattuali e hanno permesso un’enorme riduzione dei costi di investimento. Numerosi poi sono i benefici per il sistema paese. Tra questi vi sono sicuramente gli effetti positivi sull'occupazione e sul PIL e la riduzione del prezzo all’ingrosso dell'elettricità che, grazie anche al crescente apporto dell’energia rinnovabile con minori costi variabili di quella fossile, si è ridotto dai 72 €/MWh del 2011 ai 37 €/MWh del primo semestre 2016, risparmiando in questo lasso di tempo circa 12 miliardi di euro. Considerando il lato strategico, l’Italia è ora maggiormente autonoma energeticamente, grazie ad un mix più diversificato delle fonti. Tra il 2010 e il 2014, infatti, la dipendenza energetica italiana è calata da un picco dell’85% nel 2007 al 75% del 2014, come agli inizi degli anni ‘60. I vantaggi dal punto di vista ambientale sono chiari: la produzione di energia da fonte rinnovabile in Italia ha permesso solo nel 2014 il risparmio di quasi 70 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 e la sola produzione fotovoltaica quasi 13 Mt/CO2, con evidenti effetti benefici sulla salute dei cittadini.

Con poche azioni mirate si potrebbero ottenere ulteriori risultati rilevanti, ad esempio attraverso una riforma della politica energetica italiana che porti ad una maggiore e significativa elettrificazione dei consumi e riduca l'uso delle fonti fossili maggiormente inquinanti anche nel settore residenziale e nei trasporti.

Aumentare l’utilizzo del vettore elettrico tramite le nuove tecnologie oggi disponibili (auto elettriche, pompe di calore, cucine a induzione) permetterebbe in primo luogo di sfruttare una forma di energia che non inquina nei luoghi in cui viene consumata (cioè nei centri urbani) e che utilizza le fonti primarie in maniera generalmente più efficiente rispetto alle attuali tecnologie per lo più in uso (auto a benzina e diesel, caldaie e cucine a gas metano). Inoltre, andrebbe a stimolare investimenti per rendere la rete elettrica più moderna e flessibile, sperimentando ed applicando strumenti volti a bilanciare in tempo reale e in maniera “intelligente” domanda e generazione di elettricità.

Le smart grid sono l’ennesima opportunità che il nostro paese potrebbe cogliere. L’installazione di enormi quantità di capacità variabile in pochi anni ha reso infatti necessario in Italia lo sviluppo di tali applicazioni intelligenti, in anticipo rispetto al resto del mondo: gran parte dei produttori fotovoltaici sopra i 50 kW, ad esempio, ha installato nei propri impianti interfacce che permettono di modulare in tempo reale la loro potenza in funzione delle esigenze della rete; inoltre, l'Italia è stato il primo paese in Europa ad introdurre su larga scala gli smart meter elettrici per i clienti finali in bassa tensione ed è tuttora il primo paese al mondo per numero di apparecchi in servizio.

Anche i sistemi di accumulo, una volta che diverranno maturi dal punto di vista tecnologico, troveranno nuova linfa da questi sviluppi del mercato. Le batterie sono spesso associate alla generazione distribuita, sia in ambito residenziale che commerciale/terziario, al fine di massimizzare l’autoconsumo. Ad oggi, la diffusione di impianti abbinati a sistemi di accumulo è promettente: secondo gli ultimi dati disponibili, su circa 38.000 nuovi impianti di generazione registrati tra gennaio e novembre 2015 sul sistema GAUDÌ di Terna, circa 600 sono caratterizzati da un sistema di storage. Essendo un mercato ancora in fase di start up, non sono certamente numeri da trascurare.

Le opportunità insomma non mancano e vanno colte. È semplice guardare al passato per sottolineare errori commessi, più difficile è guardare al futuro in maniera propositiva, sulla base dei risultati positivi raggiunti.

Andrea Zaghi per Orizzontenergia 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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