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Riforma della PA: conto alla rovescia!

Tra poco più di un mese il decreto legislativo di attuazione della riforma della Pa dovrà incassare il via libera definitivo del Consiglio dei ministri. Restano solo gli ultimi passaggi per il confronto su questo testo (sei titoli per 83 articoli) in Conferenza unificata, al Cnel e, infine, nelle commissioni parlamentari competenti. Dopodiché parole come trasparenza, ottimizzazione della produttività, valutazione delle performance burocratiche e class action cominceranno a tradursi in fatti e... tutto funzionerà alla perfezione nei pubblici uffici. Per il ministro della Pubblica amministrazione e l’Innovazione, Renato Brunetta, è una «rivoluzione copernicana». Uno «strumento di felicità per i cittadini-utenti che potranno finalmente liberarsi dalla palla al piede di una burocrazia che non funziona».


E in questa intervista mister br lancia un appello prima di tutto al sindacato.
Chiedo a Bonanni, a Epifani, a Angeletti e alla Polverini di discutere con me tutti gli aspetti di questa riforma. Ho voluto anche il parere del Cnel perché quella è la casa delle organizzazioni datoriali e dei lavoratori privati e pubblici. Io sono un socialista che si occupa da una vita di lavoro e relazioni industriali, sono pronto al confronto su tutto. Ma poi si decide davanti a tutto il paese. E qui siamo di fronte a una svolta epocale per il nostro Stato, guai a chi si arrocca.

Ministro, entro l’estate si chiude?
Sul punto sono stato molto netto in Consiglio dei ministri. Questo è il testo, o si chiude entro sessanta giorni o io me ne vado.

La riforma è complessa, prevede tanti passaggi, l’istituzione dell’Autorità indipendente per la valutazione dell’efficienza delle procedure e del rispetto della trasparenza.

Entro un mese, un mese e mezzo al massimo indicheremo i nomi degli esperti che entreranno nel Comitato direttivo, sceglieremo i migliori a livello internazionale, il top. Su questo non temo critiche. Le nomine dovranno essere approvate in Parlamento a maggioranza qualificata, garanzia di massima autonomia, e dureranno in carica cinque anni.

Dicono che Tremonti abbia storto il naso sull’authority....

E io ho detto sì, un’altra authority se serve a definire finalmente gli standard di efficienza e trasparenza necessari per valutare le performance. Chi merita verrà premiato, il resto no. E se gli standard non saranno rispettati, se verrà violata una carta dei servizi, i cittadini potranno far scattare la class action.

Davvero tutto in pochi mesi?

Entro settembre cinque milioni di italiani avranno la pec, la posta elettronica certificata. Tu chiedi un documento via web e se l’amministrazione non risponde o risponde fuori dai tempi puoi fare l’azione di rivalsa collettiva. Una ri-vo-lu-zio-ne!

Gli standard per la valutazione del rendimento di un’amministrazione andranno definiti. Ci vorrà un pò di tempo, un pò come con i costi standard da mettere a punto per l’implementazione del federalismo fiscale?

È un lavoro di mesi, non di anni. Da gennaio io sono convinto che i nuovi organismi indipendenti di valutazione delle performance e della trasparenza in seno a ogni amministrazione saranno in grado di funzionare. Questa riforma è l’altra faccia della medaglia federalista, e riguarda lo Stato, la sua capacità di funzionare, produrre risultati in termini di qualità in tutti i suoi ambiti, dalla scuola alla giustizia, dalla sanità all’università, dagli uffici comunali o provinciali alle agenzie territoriali di questo o quel ministero.
Come a dire che in gioco c’è la produttività totale dei fattori.

Esatto. Di un settore protetto – e dunque non esposto direttamente agli effetti della recessione – che produce servizi e che vale più o meno quanto vale l’industria in senso stretto: il 15% del Pil. E come ho già detto tante volte, il margine di produttività che può essere recuperato è del 40-50%. Ognuno può fare agevolmente un calcolo di quanto può rappresentare quest’operazione per l’economia italiana.
I dirigenti pubblici diventano datori di lavoro.
Il loro ruolo sarà cruciale per far compiere alle amministrazioni centrali e a quelle territoriali il salto di qualità che tutti ci aspettiamo. I dirigenti pubblici sono molto preparati e molto ben pagati; meglio dei dirigenti del settore privato e con molte più garanzie.

Toccherà a loro applicare il criterio del merito: più salario accessorio ai meritevoli e niente agli altri.

Le tre fasce per premiare le eccellenze e il merito intermedio, con l’esclusione del basso merito da qualunque forma di incentivo, rappresentano uno dei pilastri di questa riforma. Come lo è il nuovo modello di contrattazione ridotto da 15 a 2- 4 comparti, gli incentivi alla riduzione dei tempi di rinnovo, il secondo livello di amministrazione o anche territoriale. Un invito a nozze per un sindacato serio, responsabile, impegnato nella contrattazione vera e non nella cogestione o, peggio, connivente.

Di assenteismo e fannulloni non si parla più?

Con questo decreto s’è davvero aperta la fase due, quella del merito premiato, della produttività valutata con criteri oggettivi, della possibilità vera di rivalsa collettiva non per ottenere un risarcimento ma per ripristinare il corretto svolgimento di una funzione amministrativa o di erogazione di un servizio. La campagna antifannulloni ha dato un risultato che, alla fine del primo anno di governo, possiamo dare per consolidato: l’assenteismo in media s’è ridotto del 40 percento.

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