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Rifiuti e informazione: la Campania vittima o carnefice?

Secondo il conduttore di La7 molti campani hanno accettato il biocidio. 

L’ennesima messa in scena va in onda su La7 durante Piazza Pulita. Il conduttore del programma, Formigli, ha mostrato il peggio del giornalismo italiano, fatto di sudditanza, ignoranza e collusione con i poteri: “La politica nel vostro territorio è stata assente o connivente spesso, Pietrangelo Buttafuco dice anche che molte persone, e questo è difficile da negare, hanno accettato questo stato delle cose o non hanno espresso attraverso il voto una vera ribellione a questo stato delle cose”.

Tra il pubblico della trasmissione, nella puntata di lunedì 18, ci sono i ragazzi che hanno contribuito alla realizzazione di #fiumeinpiena, l’enorme manifestazione contro il biocidio tenutasi a Napoli, sabato 16 novembre, alla quale hanno aderito decine di migliaia di persone, circa centomila per gli organizzatori. Le parole di Formigli sono dirette a Egidio, rappresentante di uno dei comitati che hanno aderito all’iniziativa, colpevole, forse, di aver creduto nella televisone quale mezzo di informazione.

La dinamica diffusa nei talk show italiani, che si vantano di offrire approfondimento e denuncia sociale, è chiara: affrontare problematiche, anche gravi, di enorme rilievo socio-mediatico, appurando che vi siano gravi conseguenze per le persone ed esaltando la drammaticità del danno subito dai cittadini. La regola fondamentale sta nel far credere di aver individuato un colpevole. Il segreto è utilizzare particolari termini quali: istituzioni, governo, ministero. Ancora meglio è accompagnare cariche all’aggettivo "conniventi": amministratori, imprenditori, funzionari di pubblica amministrazione, cittadini. Ogni tanto però qualche nome ci vuole, in questi casi basta utilizzare quelli di persone già condannate o sotto inchiesta per altri motivi, vedi Schiavone, arrestato nel 1992. L'argomento spesso si chiude con il politico di turno che, con aria preoccupata, inizia un lungo sproloquio sul programma che il suo partito propone per risolvere l'emergenza e che puntualmente non si realizza per colpa del partito a lui opposto.

Egidio però crede che a quelle cariche corrispondano davvero esseri umani con nome e cognome, senza capire che questo creerebbe una situazione di imbarazzo nella quale queste persone andrebbero perseguite per legge, e questo chiaramente non è possibile, in Italia.

(Servizio sulla terra dei fuochi da 1:49:00 a intervalli puramente casuali)

“Il potere industriale di questo paese si è accordato con l’imprenditoria armata, quella che ci opprime in Campania, per far sì che la Campania diventasse uno sversatoio di rifiuti industriali (soprattutto provenienti dal nord Italia, nda) per ammortizzare i costi di produzione e trarne un profitto utilizzando la manovalanza camorristica. Ma il disegno criminale viene dall’alto e ha visto la copertura delle più alte cariche dello Stato. Chi era il ministro dell'Interno che ha segretato nel ’97 le dichiarazioni di Schiavone? Giorgio Napolitano. Non ci dimentichiamo chi sono stati i commissari dell’emergenza rifiuti? I commissari straordinari dell’emergenza rifiuti sono state persone che oggi hanno delle altissime cariche e sono persone che hanno utilizzato mezzi speciali e l’esercito per gestire l’emergenza rifiuti in Campania e che hanno represso i cittadini che puntualmente denunciavano soluzioni di connivenza tra apparati criminali e potere industriale”, afferma Egidio durante la puntata.

A questo punto interviene il conduttore che definisce “difficilmente negabili” le affermazioni di Buttafuoco che ritiene primi colpevoli del disastro i cittadini campani che hanno accettato la situazione. Sono colpevoli gli operai che muoiono per condizioni di lavoro non a norma? Sono colpevoli i proprietari terrieri che hanno visto violentate le proprie terre e che hanno taciuto, ma solo sotto minacce di morte per figli e famiglia? Ma il problema non è questo.

Le denunce ci sono state e sono state tante, provenivano da comitati, associazioni, singoli cittadini, basti pensare cosa ha scritto Roberto Saviano in Gomorra, per citare quello che forse ha avuto maggiore rilievo mediatico, ma neanche questo è il fulcro della questione. La cosa che fa rabbrividire è che lo Stato già sapeva. C’era più di quanto la cittadinanza attiva potesse mai immaginare nelle 63 pagine con dichiarazioni e prove consegnate da Carmine Schiavone, boss del clan dei casalesi, alla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti nel 1997.

Per 16 anni questo dossier non solo non è stato reso pubblico da nessun governo, sia di destra che di sinistra, ma non è stato preso nessun provvedimento per limitare i danni, né tantomeno per evitare che tale disastro continuasse. Questo a dimostrazione di una vera e propria collusione Stato-Mafia. Di fatto ogni reato perpetrato è riconducibile ad una carica politica-istituzionale che a sua volta corrisponde a una persona fisica. Ma se una volta accertate le responsabilità non vengono emesse condanne, cosa dovrebbero fare i cittadini campani per vedere garantiti i propri diritti umani?

Certo, fare informazione in un programma in cui è ospite Pietrangelo Buttafuoco (giornalista de Il Foglio famoso per affermazioni come "la Sicilia è la fogna del potere") è difficile, ma nel paese che ha fatto sottosegretario alla cultura Sgarbi può succedere anche questo. La storia dei cittadini campani colpevoli non solo non regge, ma è sintomo della cattiva informazione nell’enorme Sistema Italia formato da Stato-Mafia-Media. Le notizie per come arrivano alla popolazione, a singhiozzo e volutamente senza connessione logica, creano situazioni di disinformazione per lo spettatore meno attento alla connessione esistente tra gli eventi, una notizia data male può avere effetti peggiori di quella non data ed è roprio in questo contesto che la vittima può essere trasformata in carnefice.

 

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