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Ricercatori: qualcuno fermi il controesodo!

Mentre assistiamo impotenti all’esodo biblico dei nordafricani che hanno invaso le nostre coste, un silenzioso controesodo di massa si compie sotto gli occhi indifferenti della “società civile”. Il dramma dei nostri giovani talenti, costretti ad emigrare per sfuggire al non-futuro di un precariato a vita. L’ennesimo grido di dolore rimarrà inascoltato? Una piccola, modesta proposta.

Le preoccupazioni del popolo italico hanno assunto, ormai, il ritmo dei tempi televisivi. Maiale alla diossina: non esiste più sullo schermo o nella realtà del supermercato? Disastro nucleare in Giappone: basta un breve cenno prima delle notizie sportive, ma è forse meno preoccupante? Per l’italiano-medio-spettatore sì! Non importa se il nocciolo sta fondendo e la radioattività è in forte aumento. Ci preoccupa sicuramente di più l’omicidio della contessa Filo della Torre. Così, dopo l’approvazione definitiva della “epocale” (?) riforma Gelmini l’argomento è venuto a nausea. Basta, non fa più tv-notizia. E nelle nostre ansie quotidiane prende il sopravvento la spesa prevista quest’anno per le uova di Pasqua e le colombe.

Troppo è stato detto, scritto, urlato, decantato, millantato sulla situazione della ricerca in Italia. Ma due cose andrebbero spiegate una volta per tutte con chiarezza.

1. Il principale aspetto contestato dai giovani desiderosi di fare ricerca è la soppressione della figura di ricercatore a tempo indeterminato. Teniamo presente che fino a ieri si arrivava a conquistare un posto di ricercatore dopo circa sei anni di precariato. I conti sono presto fatti: 6 mesi in media passano (a stipendio zero) tra la laurea e l’iscrizione a un corso di dottorato, 3 anni di dottorato a 1000€ al mese, altri 6 mesi di attesa per un assegno di ricerca, 2 anni di assegno di ricerca sempre a 1000€ al mese, per riuscire a raggiungere un sufficiente numero di pubblicazioni. Dopo questa trafila cosa offrono al giovane talento? 3 anni, rinnovabili per altri 3 di ricercatore a tempo determinato. Totale: 12 anni. Dopodiché? Se non riesci a beccare un concorso fuori dalle balle! Sì perché non è detto che il concorso venga indetto. E veniamo così al secondo punto.

2. La scatola vuota della riforma manca dei decreti attuativi. Un piccolo particolare che significa l’impossibilità di bandire nuovi concorsi da ricercatore e da professore associato. Ma anche assegni di ricerca fermi con le quattro frecce. Così, dopo aver ridotto del 20% i finanziamenti alle università creando di fatto un imbuto strettissimo per l’accesso all’agognata cattedra, se ne tappa anche il forellino silenziosamente. Perché non credo che questo dettaglio sia un involontario e increscioso intralcio burocratico. Si tratta piuttosto del trucco che escogitava mia nonna fingendo di versare litri di olio sull’insalata, ma col pollice ben premuto sul collo della bottiglia. Ma almeno in quel caso si trattava di far quadrare il magro bilancio familiare e non si scialacquava aggiungendo posti alle tavole circoscrizionali, comunali, provinciali, regionali e nazionali.

Allora almeno questi decreti attuativi facciamoli una buona volta! O si aspetta che gli ultimi ragazzi terminino la valigia e vadano fuori dalle balle?

Commenti all'articolo

  • Di yepbo (---.---.---.13) 10 aprile 2011 21:24

    I giovani "talenti" italiani, se hanno realmente talento, di quello vero, DEVONO andarsene. Devono andarsene a spron battuto, senza perdere un istante. In Italia per loro non c’é posto. L’Italia non ha futuro. Sei giovane? Hai talento? Fuggi, fuggi, fuggi il più lontano possibile. Non te la senti? Allora rassegnati e sorbiti le solite inutili chiacchiere. Il "sistema paese" tanto caro ad un certo personaggio, in realtà é un sistema giuridico/istituzionale creato ad arte per rendere pressoché impossibile il cambiarlo e finalizzato al più sontuoso mantenimento degli inutili omuncoli della nostrana politica. Ovviamente vita natural durante. Per voi non ci sono risorse e mai ce ne saranno. Oggi poi, con l’esodo africano che invade le nostre coste!!! Adesso vanno di moda i "migranti". Migranti, non emigranti. Emigrante é troppo serio, migrante invece fa più pena......ed allora si che c’é business. Stà a vedere che i clandestini siete voi.

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