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Ribelli vs Daesh. Cronistoria: cosa sta accadendo?

(di Alberto Savioli)

Tre potenti alleanze di ribelli hanno lanciato quello che gli attivisti chiamano la “seconda rivoluzione” e nei primi giorni sono avanzati rapidamente, espellendo Daesh dai posti di blocco e dalle loro basi in tutte le province di Aleppo, Idlib e Hama. Successivamente Daesh ha ripreso il controllo di alcune zone e ha respinto l’attacco su Raqqa, tuttavia gli scontri continuano.

 Lo scontro tra i ribelli siriani e lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante vede da un lato l’Esercito siriano libero (Esl), l’Esercito dei Mujahedeen (Jeysh al Mujahedeen) con il Fronte Islamico (Jabhat al Islamiyya) e dall’altro Daesh (alleato con Jund al Aqsa). Anche alcune unità appartenenti a Jabhat al Nusra si sono unite ai ribelli nella campagna condotta contro Daesh.

Cronistoria degli eventi.

31 dicembre. Daesh tortura e uccide il dr. Hussein Suleyman (Abu Rayan), un comandante di Ahrar al Sham (parte del Fronte Islamico) detenuto da dicembre.

2 gennaio. Daesh attacca la città di Atarib controllata dai ribelli.

3 gennaio. Nel governatorato di Aleppo si tengono diverse proteste civili e manifestazioni contro Daesh, per ricordare la morte del dott. Suleyman. Nel villaggio di Kafr Takharim (Idlib), Daesh apre il fuoco sui manifestanti. A seguito di questi eventi alcuni gruppi dell’Esl attaccano le postazioni di Daesh in alcune città dei governatorati di Aleppo e Idlib.

4 gennaio. Daesh uccide 30 prigionieri a Saraqeb e nella zona di Harem, dopo che la loro base era stata circondata dalle forze dei ribelli.

5 gennaio. I ribelli conquistano una base di Daesh a Manbij, nel frattempo le forze dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante si ritirano da Dana e Atma (regione di Idlib). Le loro posizioni sono rilevate da Jabhat al Nusra e Ahrar al Sham, in un probabile accordo teso a evitare scontri più grandi. Daesh si ritira da Darat Izza, mentre mantengono il controllo di Saraqeb e Kafr Zita. Rinforzi di Daesh sono mandati da Raqqa verso Aleppo.

6 gennaio. I ribelli assediano Daesh nella sua roccaforte di Raqqa. Durante i combattimenti i ribelli liberano 50 prigionieri. 70 miliziani di Daesh e 20 combattenti ribelli vengono uccisi a seguito dell’offensiva su Raqqa. A Jarablus (nord di Aleppo), il Fronte islamico tenta di conquistare senza riuscirci la sede locale di Daesh.

7 gennaio. 34 combattenti stranieri di Daesh e di Jund al Aqsa loro alleati, sono giustiziati dai ribelli nella zona dello Jabal al Zawiya (ovest di Idlib). Daesh si ritira dai governatorati di Mayadeen e Deir ez Zor senza alcun combattimento con le forze ribelli.

8 gennaio. I ribelli conquistano la sede di Daesh nella città di Aleppo, presso l’ospedale dei bambini nel distretto di Qadi Askar. Daesh si ritira dalle zone controllate di Aleppo, rifugiandosi ad al Inzarat, nella periferia nord-est della città. 300 ostaggi detenuti dai qaedisti vengono liberati. A questo punto Desh controlla due vie di comunicazioni principali attorno a Raqqa: a est verso il confine iracheno e anche la strada a nord verso la frontiera turca. Il capo di al Nusra, Abu Mohammad al Jolani, conferma che i combattimenti hanno avuto luogo tra la sua organizzazione e Daesh e chiede la fine della “lotte intestine”. Daesh inizia un contro attacco con autobombe contro i posti di blocco dei combattenti dell’opposizione ad al Bab, Hreitan e Jarabulus (Aleppo).

9 gennaio. Daesh invia rinforzi da Deir ez Zor per proseguire i suoi combattimenti nelle campagne di Aleppo. Nel frattempo, le brigate islamiste ribelli inviano rinforzi al valico di frontiera di Bab al Salama, ad Azaz, controllato principalmente da Daesh. Nella provincia di Idlib, Daesh apre il fuoco su una manifestazione a Kafartkharim e assediano diverse cliniche da campo, alla ricerca di ribelli feriti durante gli scontri di Atarib.

10 gennaio. Daesh riesce a respingere le forze ribelli che tentano di attaccare la città di Raqqa. Le forze di Daesh uccidono 20 combattenti ribelli nella città di al Bab, conquistando anche silos di grano e mulini.

11 gennaio. Pesanti combattimenti scoppiano nella città di Saraqeb, i ribelli assumono il controllo sulla maggior parte della città, assediando centinaia di combattenti di Daesh. Contemporaneamente le forze di Daesh conquistano la città di confine di Tell Abyad.

In più di otto giorni, tra il 3 e l’11 gennaio, quasi 1.000 persone sono state uccise nei combattimenti. In questo lasso di tempo Daesh ha portato a compimento 16 attacchi suicidi. Il portavoce di Daesh, Abu Mohammad al Adnani, parlando degli altri gruppi ribelli dichiara: “Tutti i loro membri sono obiettivi legittimi. Abbiamo messo delle taglie sulle loro teste. Uccideteli ovunque si trovino”.

12 gennaio. Le forze ribelli conquistano la parte orientale della città di Saraqeb, il comandante locale di Daesh è circondato assieme ai suoi combattenti nel centro della città. La lotta infuria ancora nella città di Raqqa, anche se Daesh controlla gran parte della città. I ribelli tentano inutilmente di conquistare la città di Jarablus.

L’Aleppo Media Center ha riferito che le forze del regime hanno approfittato della lotta dei ribelli contro lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante per avanzare all’interno e nei pressi di Aleppo.

13 gennaio. Daesh riprende il controllo della città di al Bab che viene abbandonata dal 40% dei residenti.

14 gennaio. I ribelli conquistano la città di Masqan (Aleppo) e uccidono 20 combattenti di Daesh. I miliziani di Daesh consolidano la loro posizione nella città di al Bab. Alcuni battaglioni ribelli conquistano Jarablus (Aleppo) e liberano 70 detenuti di Daesh (tra cui un bambino), inoltre controllano le campagne circostanti anche se i combattimenti continuano. Il Fronte islamico e l’Esercito dei Mujahedeen tentano di conquistare la città di Azaz controllata da Daesh.

15 gennaio. Quattro brigate di Daesh mandate a combattere nella zona di Aleppo ritornano a Raqqa. L’Esercito dei Mujahedeen controlla la maggior parte della città di Ryatan (Aleppo) e assieme al Fronte islamico controlla completamente Hardatnin (ovest di Aleppo). Dopo essere stati sconfitti a Jarablus, nella stessa città, dei combattenti stranieri di Daesh organizzano un attentato suicida contro un posto di blocco del Fronte islamico. Muoiono nove combattenti della brigata al Tawhid e 14 civili tra cui due bambini.

Daesh abbandona le zone di al Taanah e Hojaina (Aleppo) senza combattere, queste vengono occupate dalle forze lealiste. A Saraqeb il comandante locale di Daesh, Abu Banna, viene ucciso dai ribelli.

Cosa sta accadendo?

Lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Daesh) sarebbe “vittima” di una decisione degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita. Dopo aver blandamente sostenuto l’Esercito siriano libero al tempo della sua formazione e averlo abbandonato poi a se stesso, per paura di armare anche i gruppi qaedisti. L’America si è trovata di fronte al fatto compiuto, la rivoluzione ha preso una linea estremista e la parte più laica della rivolta è stata sopraffatta.

Per sbarazzarsi ora del pericolo qaedista di Daesh, gli Stati Uniti probabilmente si trovano nella necessità di riabilitare il Fronte islamico come sostituto dell’Esercito siriano libero. Gli americani sembrano essere riusciti a innescare un fronte importante di jihadisti in Siria, sembra che ora abbiano scelto di stare dalla parte di coloro che sostengono il “jihad solo in Siria”, contro la tendenza jihadista regionale e globale rappresentata da Daesh.

Le offensive da parte del Fronte islamico e dei suoi alleati verso le posizioni di Daesh nel nord della Siria, hanno coinciso con la controffensiva lanciata dall’esercito iracheno e dalle tribù irachene contro lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, con il sostegno degli Stati Uniti. Il Segretario di stato americano John Kerry ha dichiarato a Gerusalemme, prima di andare a Riyadh, dove ha incontrato il re saudita Abdullah bin Abdulaziz Al Saud e il Ministro degli Esteri, il principe Saud al Faisal, che “questa battaglia è troppo grande per l’Iraq per essere lasciato solo. I combattimenti in Siria sono parte di ciò che sta causando instabilità nella regione. Questa è la battaglia finale”.

Il piano americano-saudita è cominciato un paio di settimane fa, con dei tentativi fatti dall’ambasciatore americano Robert Ford ad Antakya, attraverso incontri con Ahrar al Sham, Suqour al Sham e la brigata al Tawhid, e i più importanti leader del Fronte islamico, per convincerli a tornare sotto l’ombrello dell’Esercito siriano libero e ad aderire al processo politico di Ginevra. La Coalizione Nazionale Siriana che ha rieletto Ahmed Jerba come suo presidente per sei mesi, ha fornito un significativo sostegno politico all’operazione militare in corso e ha accusato Daesh di essere un alleato e un prodotto del regime siriano.

Se l’operazione militare dal Fronte islamico dovesse riuscire, gli americani avrebbero indebolito l’ala jihadista transnazionale in Siria prima della conferenza di Ginevra II per presentare coloro che combattono i jihadisti di Daesh come un partito che è accettabile nel processo politico.

Nonostante Daesh stia perdendo importanti regioni nel nord della Siria, controlla ancora le principali rotte di approvvigionamento nella zona est del paese, da Raqqa e Deir ez Zor, ad Anbar in Iraq, dove Daesh ha un organico significativo e un esercito di combattenti stranieri e arabi provenienti da Arabia Saudita, Giordania e Nord Africa. L’esito della battaglia nella provincia irachena di Anbar determinerà l’esito delle battaglie nel nord della Siria, e viceversa.

La situazione ad Aleppo e nelle sue campagne può diventare favorevole per l’esercito siriano se il Fronte islamico continua il suo attacco. Daesh infatti ha minacciato di ritirarsi dalle postazioni che controlla ad Aleppo: da al Sheikh Saeed, Afrin, Magharat al Artiq, Nabbal, al Zahra e Khan Toman.

Hassan Abboud del Fronte islamico ha accusato Daesh di aver causato questa guerra. In un’intervista concessa ad al Jazeera ha dichiarato: “Questi combattimenti [tra le forze ribelli] servono solo a indebolire la rivoluzione e aiutare il regime… Chi ha preso la decisione di combattere Daesh, ha le sue ragioni a causa del modo che questo ha di trattare gli altri gruppi. Daesh nega la realtà, rifiutandosi di riconoscere gli altri gruppi. Si rifiuta di presentarsi ai tribunali indipendenti e ha attaccato molti altri gruppi, ha rubato le loro armi e occuparono i loro quartier generali, arbitrariamente ha arrestato numerosi attivisti, giornalisti e ribelli. Daesh ha anche torturato i prigionieri. Queste trasgressioni si sono accumulate e la gente ora si è stufata di Daesh. Alcune di queste persone hanno attaccato le postazioni di Daesh, ma è stato Daesh per primo ad attaccare in altri luoghi”.

Le intenzioni americane di sostenere la Coalizione Nazionale e forse il Fronte islamico pongono la domanda circa la posizione degli Stati Uniti di fronte a Jabhat al Nusra. Finora Jabhat al Nusra si è dissociata dal conflitto in corso tra i fratelli jihadisti. Il gruppo di Abu Mohammed al Jolani sta tentando di mediare tra le parti in conflitto. Alcune sedi di Daesh sono state consegnate a Jabhat al Nusra rinforzandola, ma solamente se i combattimenti si fermeranno, in caso contrario Jabhat al Nusra dovrà decidere con chi schierarsi, oppure dividersi tra Daesh e il Fronte islamico.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.99) 23 gennaio 2014 17:42

    Insomma... spero che dopo questa guerra gli USA capiranno che vendere le armi e dare troppo potere alla lobby delle armi (ed alla lobby gay) non è un business intelligente!... speriamo che questa sia l’ULTIMA Guerra Mondiale e, dopo la pace, si troverà una soluzione che trovi tutti d’accordo (ovviamente le torture, gli stupri ed i furti DEVONO essere considerati crimini di Guerra; perchè gli Stati pacifici, di solito rispettano le Leggi e non hanno l’abitudine di stuprare, torturare e rubare).

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