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Repressione delle proteste pacifiche nel mondo: una mappa rivela dove

Amnesty International ha pubblicato una mappa interattiva, in costante aggiornamento (ci sarà anche l’Italia), per documentare quanto gli stati del mondo stiano ricorrendo sempre più all’uso illegale della forza e a leggi repressive per stroncare le proteste.

Realizzata nell’ambito della campagna globale Proteggo la protesta, la mappa interattiva descrive le numerose violazioni dei diritti umani subite dalle persone che scendono in strada per manifestare; mostra come i governi considerino le proteste una minaccia più che un diritto e come chi è responsabile dell’ordine pubblico interpreti il suo ruolo come soppressore dei diritti umani anziché loro garante. Ecco perché migliaia di persone vengono illegalmente sgomberate, arrestate, picchiate e persino uccise durante le manifestazioni.

Da anni, è in corso un attacco globale contro il diritto di protesta. Il Rapporto annuale di Amnesty International segnala che, nel 2022, sono emerse denunce credibili di uso illegale della forza contro manifestanti pacifici in 86 stati sui 156 monitorati. In 27 stati le forze di sicurezza hanno usato armi letali contro chi protestava.

In Iran le autorità hanno ucciso centinaia di manifestanti e ne hanno arrestati migliaia, minorenni compresi, per stroncare le proteste nazionali. Innumerevoli altri manifestanti sono stati sottoposti a torture, inclusa la violenza sessuale, durante la detenzione: alcuni di loro sono stati messi a morte al termine di processi gravemente irregolari. In Cina è impossibile protestare senza rischiare rappresaglie e procedimenti giudiziari: tantissimi attivisti sono in carcere. In Perú l’uso illegale della forza durante le proteste ha causato 49 morti.

La mappa interattiva, la prima del genere, evidenzia anche come in molti stati le cosiddette armi meno letali (gas lacrimogeni, pallottole di gomma, spray al peperoncino e manganelli) siano usate per intimidire, minacciare, punire e sfollare chi manifesta, dunque per negare il diritto di protesta pacifica.

Nonostante il massiccio impiego improprio delle armi meno letali, non esistono controlli globali sulla loro produzione, sul loro commercio e sul loro uso. Nel gennaio 2023 oltre 30 organizzazioni della società civile hanno chiesto l’adozione di un trattato internazionale sul commercio di equipaggiamenti per l’ordine pubblico in modo che questi non finiscano nelle mani di forze di polizia che violano i diritti umani.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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