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Renzi, un testacoda e un rumore sinistro

Quando il voto è segreto, la maggiominoranza non ha i numeri e le opposizioni – «fuoco nemico» e «fuoco amico» – fanno a pezzi il pupo fiorentino: 154 voti favorevoli, 147 contrari e 2 astenuti. Una macchina che pare perfetta ma è un catorcio che sbanda appena affronta la curva, il pilota scarso che frena puntualmente tardi, e patatrac, Renzi sbatte violentemente contro il muro.

Come un pugile suonato, al primo colpo vero, si affloscia rovinosamente al tappeto e quello che s’era capito diventa evidente: il pugno suscita il rumore caratteristico del vuoto, finisce su un contenitore senza contenuto e inutilmente la fedele Boschi si darà da fare per cercare qualcosa da mettere in quella zucca che il sole d’estate ha già rinsecchito.

Quando il medico lo sveglierà, non basteranno stracci bagnati, borse di ghiaccio e il bastone di un vecchio arnese che l’età ha salvato dalla galera. Per quanto fresca, l’estate ha fatto male al sindaco fiorentino che ironizzava sulle insolazioni di Grillo. Il colpo di sole è stato micidiale e sotto la sicumera ora si vede chiaro il sangue di Letta colpito a morte.

Da oggi e finché durerà l’agonia del riformatore, sarà difficile per Renzi andare in giro in maniche di camicie a gesticolare: il sangue non si lava e dopo il colpo vibrato a Letta, sanguina ora nelle sue mani la Costituzione della Repubblica. Non basteranno chiacchiere e barzellette: Renzi ha finito la recita appena s’è aperto il sipario. Presto toccherà a Giorgio Napolitano.

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